Pippology

di barbarasiberiana

Faccio una premessa: non sono iscritta al Pd, e sono incazzata nera per la fiducia a Renzi (nel caso non si fosse capito).

Ho avuto modo in questi giorni di parlare con alcune persone che sono state a Bologna domenica, queste però iscritte al partito: giovani ma in politica da sempre, che hanno partecipato alla fondazione del PD, e che ci hanno creduto fermamente.

Mi hanno parlato di un dibattito vivo, partecipato, in cui sono state analizzate le varie opzioni, i pro e i contro di una rottura che si sarebbe ovviamente rivelata definitiva. Un dibattito in cui c’era un sostanziale equilibrio, e chi è andato lì già con un’idea ben precisa l’ha comunque rimessa in discussione confrontando i propri punti di vista con quello degli altri. All’assemblea presumibilmente erano più gli iscritti al PD che i non iscritti, pertanto la discussione era un po’ più sbilanciata sul lato “si resta dentro” (almeno stando agli articoli di cronaca, ma questo è anche possibile immaginarlo), qualcuno ha addirittura proposto di votare contro la fiducia pur restando nel partito.

La soluzione a cui si è pervenuti, la fiducia (condizionata?), è quindi una sintesi delle opzioni, e dovrebbe avere la funzione di mantenere comunque un “presidio” di sinistra nel PD e far in modo che di temi cari alla sinistra si continui a parlare, perché uscendo anche la stampa avrebbe smesso di occuparsi del “problema civati” e, soprattutto, delle istanze portate avanti da quelle che ora sono le “frange di minoranza” (cit. Nardella, l’altra sera).

E questa soluzione non era quella prediletta dalle persone con cui ho parlato…. e nemmeno da Civati, secondo me. Loro erano disposti ad uscire e ricominciare a costruire qualcosa di nuovo, ma il gruppo ha deciso diversamente, quindi si lavora nell’ambito di questa cornice. Perché allo stato attuale, l’iniziativa del singolo non conta nulla, ci vuole una “massa critica” per ottenere qualcosa, in un senso o nell’altro.

In teoria la soluzione di “dare la fiducia” dovrebbe comunque comportare un lavoro finalizzato a far funzionare in maniera decente questo governo: non mettere continuamente i bastoni fra le ruote ma dare apporti costruttivi, e cercare di portare a casa qualcosa (in questo senso va quanto detto da Sandra Zampa, a proposito delle dimissioni in massa dal circolo Bolognese “Galvani”). Se però andiamo a vedere il tono dell’intervento di Tocci all’assemblea di Bologna, salta fuori un quadro un po’ diverso:

 Il segretario del partito diventa premier con una manovra di vertice senza passare per il responso elettorale, stracciando l’impegno preso con i suoi sostenitori. Le primarie cambiano quindi significato: non più un movimento di partecipazione popolare che prepara il progetto vincente del Pd per le prossime elezioni, ma un plebiscito che autorizza il leader a giocare l’ambizione personale in unione mistica con l’ambizione nazionale. Un partito che accetta questo ribaltamento di sovranità – addirittura con l’assenso di una minoranza – è già meno democratico di prima.[…] I pasdaran renziani hanno già proposto di togliere dal simbolo la parola “partito”, ma quella che rischia di diventare obsoleta è la parola “democratico”.

Chi ha rotto il patto con gli elettori e con il popolo delle primarie ora non può fare appello alla disciplina ai parlamentari. Se vengono meno i patti, in futuro saremo tutti meno legati.

Non hai rispettato gli impegni presi, quelli che ti hanno consentito di prendere i voti? E allora anche la disciplina di partito tout-court perde di significato. Si vada al voto sul singolo provvedimento. L’ipotesi di costituzione di un nuovo gruppo al senato (civatiani più transfughi del M5*) complica ancora di più le cose, ma va comunque nella direzione tracciata, ovvero quella di lavorare trasversalmente costruendo un’area culturale che vada a sopperire la mancanza di contenuti del PD, un gruppo di parlamentari (nel parlamento) e persone “comuni” (fuori dal parlamento) che condividono alcune idee di base…..perché del progetto Italia Bene Comune non è rimasto pressoché nulla. Lo stesso Tocci afferma:

 Non capisco perché abbiamo aperto questa discussione tra chi vuole stare dentro e chi fuori. Sarebbero due impoverimenti. La nostra forza è proprio nel doppio lavoro, all’interno per spostare l’asse politico del Pd, e all’esterno per allargare le alleanze sociali e politiche.

Civati ha fatto una scelta che lo penalizzerà sicuramente, perché ha finito per dar ragione a chi dice che non ha il coraggio di seguire fino in fondo quello in cui crede. Una scelta che probabilmente avrebbe voluto fosse diversa. Nelle interviste seguite al suo intervento a Bologna ha detto infatti:

 Devo fare la scelta giusta. Vedrò se avrò il coraggio di farla.

Ma sull’altro piatto della bilancia c’era l’opportunità di mantenere vivo un gruppo di lavoro all’interno del partito, che con una rottura immediata si sarebbe presumibilmente disfatto, senza avere la garanzia che chi c’è fuori dal partito fosse pronto a rimboccarsi le maniche. E non dimentichiamci pure quanto ha scritto qui Lame l’altro giorno, parlando della cosiddetta “eredità del nonno”.

Chi vivrà vedrà.

Io non sono poi così pessimista. Incazzata, si, ma non pessimista. Perché se c’è veramente la volontà di ricostruire una rete sul territorio per discutere di temi, di problemi e delle possibili soluzioni, allora la cosa si fa interessante. Indipendentemente da quello che possono fare Civati e i suoi. Anche perché dubito che il governo Renzi, e di conseguenza anche il Pd, dureranno molto. Troppe faide, troppi mal di pancia sia a livello locale che centrale. Il PD potrebbe sfasciarsi prima ancora che Civati attui una qualche exit strategy.

70 comments

  1. Buongiorny.
    Civati ha deciso di restare nel pd, con tutto ciò che questa decisione comporta (Giuseppe ha già spiegato e aggiungo che ci siamo spellati le dita a forza di scriverlo ogni giorno in questi mesi). Credo che il nostro dovere di cittadini e di elettori a questo punto sia andarcene. A me, ma so che sono in minoranza, delle sorti del pd non frega una cippa lippa.
    C’è chi meglio di altri propone una “nuova” idea di sinistra, simile a quella di Civati, ma più concreta, se non altro perché ha la libertà di manovra necessaria e la credibilità per poter attuare cambiamenti profondi, a differenza di Pippostoquaevoto.
    Bene, concentriamoci su Tsipras, dedichiamogli il nostro tempo.
    Insistere su Civati, perdonatemi, è diventato masochismo.

    1. Gli elettori hanno scelto Renzi.
      Accettiamolo.
      E si svegli anche Civati. Se avesse un minimo di onestà intellettuale uscirebbe.
      O vogliamo negare che gli elettori siano con Renzi? Vogliamo insistere come fanno i sostenitori di Civati?!
      Non c’è spazio per le nostre idee nel pd. Siamo il 14% contro il 70. Vedete voi.

      1. Scusa Pingon, ma che ne dici di aspettare un mese e vedere prima cosa riuscirà a combinare Renzi?

        Dopo tutto ogni giudizio in un senso o nell’altro può rivelarsi del tutto prematuro.

        Andare dove poi?

        E perchè le cose che dice Civati dovrebbero essere incompatibili con quello che dice Renzi? Ho letto un post in cui parla di autoriciclaggio e anticorruzione . Stesso impegno è stato preso da Renzi.

        Gli elettori per ora stanno con Renzi, hai ragione su questo.

        http://www.repubblica.it/politica/2014/03/03/news/fiducia_al_56_per_il_governo_renzi_uno_su_tre_crede_che_arriver_al_2018-80065936/?ref=HREC1-2

        Una cosa positiva Renzi l’ha fatta. Ha alzato molto l’asticella delle promesse dando tempi stretti e contemporaneamente si è preso tutte le responsabilità in caso di insuccesso. Dal punto di vista di chi non lo può vedere, la cosa è positiva, perchè in pratica significa che se Renzi sarà un fallimento durerà pochissimo. I
        n tal caso andremo presto a elezioni col nuovo salvatore della patria, Che può essere Pippo o un altro. Chiunque sia ci deve spiegare come si fa a non fare le larghe intese quando i numeri non ci sono, specialmente con la legge della consulta che vogliono tutti o con una legge similare proporzionale, senza doppio turno e senza premio di maggioranza . Le larghe intese sono dopo tutto frutto del voto. Se Civati fosse al 70 % oggi tra gli elettori Pd, e si andasse a votare adesso col proporzionale Civati sarebbe obbligato a farle lui le larghe intese con Alfano o peggio con Berlusconi e il pd conterebbe meno di quanto conta adesso perchè i numeri sarebbero diversi

        Non se ne esce se non con una legge elettorale, e per farla si è stati costretti a farla con Berlusconi perchè il m5s ha detto no a gennaio e ha cambiato ripetutamente idea sul modello

      2. Pingon, per me, il post di wilson non fa una piega. In altro modo, sul tema dell’attesa, ho scritto qualche post anch’io.
        “Non c’e’ spazio per le nostre idee nel pd” – per ora, visto l’operato del pdc, mi pare non ci siano elementi per dirlo … posto che si siano digerite le larghe intese.

      3. sebbene io abbia deciso di restare nel pd, per varie ragioni, penso che la formazione di un partito/movimento di sinistra che vada oltre le secche di sel (purtroppo è così, e non è un giudizio qualitativo, ma la constatazione di un dato) sarebbe auspicabile.

        parlando da ‘esterno’ a tale auspicabile movimento, quindi con tutti i limiti del mio discorso, mi chiederei tuttavia di cosa c’è veramente necessità in italia, quale ‘sinistra’ dovrebbe nascere, quale ‘sinistra’ vorrebbero veramente le ipotetiche praterie di astenuti o malpancisti.

        il mio sospetto (e lo dico con dispiacere) è che la sinistra come intesa ‘tradizionalmente’ in italia (che poi sarebbe quella di tsipras) forse non ha più grande spazio. magari sarò smentito alle elezioni europee (non avrò problemi a riconoscerlo, per me si tratta di una riflessione aperta, di cui io stesso non sono convinto; anche se credo che tsipras si prenderà anche voti di qualcuno che non condivide affatto alcuni punti del programma. tsipras si vota anche perché è di sinistra, è un giovane, è greco, è contro la germania, ecc. il programma è secondario).

        ma anche leggendo per qualche mese il blog di civati, e seguendo qui e là le posizioni di qualche grillino non ortodosso, mi chiedo se invece non ci sia bisogno di una sinistra più ecologista, meno ideologica, soprattutto nel senso di una fissazione sul conflitto tra lavoro salariato e capitale, che non mi pare più tanto sentito. certo, qui si gioca molto della discussione all’interno di questa sinistra. quello che occorre capire, a mio avviso, è che una mediazione tra fiom e il ‘popolo delle partite iva’ non è possibile. non è concretamente possibile. la riforma del welfare senza riforma di cassa integrazione, articolo 18, liquidazione, e tutta la base rivendicativa sindacale di un tempo mi pare – a vedere le varie posizioni attuali – difficilmente praticabile. su questo punto la nuova sinistra, ammesso che esista, che nasca, che diventi forte (cosa che auspicherei, anche perché magari ridimensionerebbe il m5s) dovrebbe fare chiarezza. era quello che chiedevo sul blog di civati quando vedevo che si esaltavano assieme le teorie dei referenti economici di civati stesso (taddei…. dice qualcosa?) e quelle del sindacalismo d’antan. una discussione realmente aperta su questi punti, senza timori di creare conflitti interni, sarebbe essenziale per la crescita dell’italia, oltre che della sinistra.

  2. L’ho già scritto ma ci tengo a ribadirlo.Il progetto “Civati” è morto dopo le primarie e non perchè non ci fossero piu’ i presupposti ma perchè Civati stesso non ci ha creduto.Il risultato delle primarie ha detto essenzialmente due cose : 1) il PD con la deriva renziana è quasi impossibile rifondarlo dal suo interno. 2) Il risultato di Civati era una base di partenza su cui lavorare e invece il “nostro” l’ha interpretata come una bocciatura.Il messaggio di Civati non era tanto rivolto a chi stava ancora nel PD in maniera stabile ma a chi era già uscito (5S e astensione) e chi stava per farlo.Doveva insistere su questo bacino di elettori , per me , molto vasto , ha preferito , invece, continuare nella parte dell’oppositore interno che i vertici del partito considerano solo come un ininfluente rompicoglioni.Non ha avuto il coraggio di rompere lo schema e di seguire fino in fondo le sue idee.Bastava non votare quello contrario ai propri principi , probabilmente lo avrebbero espulso , ma avrebbe dato un chiaro segnale che faceva sul serio.Poteva essere lo Tsipras italiano, peccato.
    Mario De Fusco

  3. è nel giusto civati? è giusta la sua scelta di voler restare nel pd per cambiarlo dall’interno, con atteggiamento critico da non allineato su praticamente nulla? è giusto che a seguito delle sue continue minacce di strappo torni puntualmente sui suoi passi e si adegui alle scelte per disciplina di partito?
    non lo so. per me questo è un tema di scarsa importanza.
    le primarie del pd si sono svolte, hanno designato, con risultato inappellabile, un segretario: matteo renzi. tutti lo conoscevamo, conoscevamo le sue posizioni e conoscevamo i suoi metodi. e civati più degli altri.
    di quelle primarie oggi vediamo le conseguenze, che non potevano essere diverse data la natura del vincitore. di cosa ci stupiamo? del fatto che stia riuscendo (per ora) dove veltroni ha fallito? già, perché renzi non sta facendo nulla di nuovo. ha solo più forza rispetto a veltroni.
    continue citazioni a kennedy e blair, enorme e ambigua apertura all’avversario di sempre, deriva centrista, accentramento del potere, giochi di palazzo (ricordate cosa accadde a prodi? o pensiamo che fu tutta colpa di turigliatto, l’utile idiota che non voto la fiducia?).
    questo è renzi. lo sapevamo noi come lo sapeva civati e come lo sapeva il milione e mezzo di votanti che lo hanno scelto alle primarie.
    renzi non è uomo di sinistra. non ha nemmeno mai fatto nulla per farlo credere. anzi, ha sempre dichiarato di voler superare quel tipo di posizioni e di voler portare il pd verso posizioni che lo legittimassero a chiedere il voto di quelli che votavano a destra.
    e questo lo fai solo attuando politiche ambigue e facendo concessioni e mediazioni con l’altra parte, anche e soprattutto a discapito del tuo partito.

    lavoro e rapporti sindacali, ambiente e grandi opere, beni comuni e cultura, stato sociale e diritti civili, politica estera e immigrazione, riforma dello stato, gestione e spese per la difesa, per citarne alcuni, sono i temi su cui civati ha battuto maggiormente nella sua campagna per le primarie. guardandoli da sinistra e nei modi e nei termini che tutti noi ben conosciamo.
    prendete gli stessi temi e provate a vedere come li vede renzi. riuscite a trovare grandi spazi di mediazione?

    a parer mio la risposta alla domanda iniziale sta in questo piccolo esercizio. provate anche voi.

    1. Non è una questione di “esercizio di stile ”
      Fino a quando le decisioni verranno prese a forza di “colpi di mano” non nascerà mai un vero centrosinistra in italia . Soprattutto se la maggioranza bulgara con cui il cambio della guardia è stati deciso è palesemente finto , viziato dall’ opportunità e dal calcolo, dal desidero di bruciare l’avversario . Fra qualche mese vedremo quanto sarà bulgara questa maggioranza

      1. Non ho parlato di esercizio di stile. Solo di esercizio. Due modi completamente diversi di vedere e fare politica, da posizioni opposte. Difficile farle convivere in un partito. Soprattutto se una delle due parti ad oggi ha una maggioranza bulgara.
        Rifare il centro sinistra partendo dal pd? Al Massimo ci si fa il Grande Centro!

    2. Il mio problema è il progetto.
      Tu parli sempre di un progetto nuovo, di centrosinistra, fuori dal pd, etc.
      Pur se paradossale (secondo il tuo punto di vista)…. se questo fosse un primo passo? La costruzione della rete, intendo. Probabilmente viene più facile costruirla da dentro, che non da fuori. a me interessa questo, più che civati come persona.
      Per questo credo che la decisione presa non rientri nel caso della “disciplina di partito”, semmai quel problema salterà fuori più avanti in aula. Chiamala, se vuoi, “opportunità politica”

      1. Con mio padre lavoravo in campagna. Tra le altre cose si coltivava una vigna. A un certo punto decidemmo di impiantarne una ex novo. Discutevamo spesso su alcune questioni. Io proponevo barbatelle innestate da sviluppare a spalliera, lui proponeva l’impianto di vite americna da innestare sul campo dal secondo anno e sviluppare ad alberello speronato
        Discussioni molto accese. Ma una cosa non era in discussione: la volontà di impiantare una vigna per la produzione di vino rosso.
        Ecco Barbara, ciò che voglio dire è proprio la necessità di un progetto condiviso che parta da temi comuni e che si ponga un obiettivo, che deve essere lo stesso per tutte le parti interessate.
        Questo al pd manca. È sempre mancato. Ma oggi è ancor più evidente perché una delle parti ha la forza di poter imporre la propria visione la propria condotta il proprio obiettivo.
        Difficile condividere un progetto a queste condizioni

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