di Antonio “Boka”
Sottotitolo: “Confutazione semiseria del “due è meglio di uno” ovvero qualcuno, prima o poi, arriverà da zero ad uno.”
Sotto il sottotitolo: appunto, dove attualmente ci troviamo. C’era bisogno di sottolinearlo? Dipende, da quanto sotto siamo disposti ad andare.
In guisa di introduzione o piuttosto un antefatto tendente alla prefazione (che poi mi sono sempre domandato: “Perché i libri con una introduzione ed una prefazione sono, al netto delle stesse, sempre alquanto sul succinto e pieni di copiose – eufemismo per copiate? – note?”. Ma divago, torno al punto, ehm… all’inizio.
“Avrei dovuto immaginare che Popper era inutile, avrei dovuto spendere più tempo su Levi-Strauss!”
Pomeriggio d’estate, seduti all’ombra di un gelso bianco, mia figlia d’improvviso mi chiede: “Da dove viene la luna?”. Colgo l’occasione al volo, raccatto tutte le palle, palline e palloni nonché fili di ferro e bastoncini vari disponibili, una lampada dall’interno della casa di villeggiatura e costruisco un modello semplificato Terra – Luna – Sole condito di spiegazioni a cui la mia bambina non si sottrae in un misto di condiscendenza e mancanza di vie di fuga alternative. Al termine della dimostrazione, colmo di orgoglio per aver introdotto mia figlia alle meraviglie del metodo scientifico, le chiedo: “Allora? Ti sembra logico?” (precisazione a beneficio dei lettori: l’uso del termine ‘logico’ era parte del lessico familiare; mia figlia non aveva ancora tre anni quando, non ricordo bene perché, si rivolse a me dicendo “non è logico”. Da allora, senza approfondire, ci fu un tacito assenso nel considerarla una frase “primitiva” che spiega, ma non è spiegabile). Mia figlia alzò la testa e disse: “Non hai capito niente! Il sole, quando fa buio, si leva le asticelle e si prepara per la notte. Quella è luna!”. Se non fosse chiaro, mia figlia aveva elevato a concezione scientifica del mondo la sua rappresentazione. Disegnava il sole con i “raggi” (le asticelle) e la luna era un cerchio spoglio.
Tempo Corrente, ovverosia come entrare in tema senza passare per la cruna.
Nel frattempo il cammello continua a sedermi di fianco, senza profferire verso (tanto meno cambiarlo), chiara versione personale del cult “Donnie Darko”.
Ritorno alla Supremazia del Crudo ed il Cotto
Annoto mentalmente che, appena di ritorno a casa, devo risistemare i libri negli scaffali della libreria. Operazione faticosissima a causa dell’insana logica con cui li ordino. L’obiettivo finale è quello di avere a portata di mano tutti quelli di Antropologia Culturale e relegare alle mensole in alto quelli di Logica e Filosofia della Scienza. L’ordinamento ha un principio certo, ma è estremamente indeterminato nella concatenazione. Il libro numero 1 (quello da cui tutto ebbe inizio) è sempre lo stesso, di seguito quelli comprati per associazione o necessità ai temi esposti nel primo e così via. Alla fine della linea il bivio continua sempre per associazione, ma il principio secondario è: verso l’alto quelli considerati meno utili e letti, verso il basso quelli più “utili”, ma non approfonditi. Si tratta quindi di risistemare il tutto riassegnando giudizi di valore (in qualche caso, baro, per ragioni sentimentali, ad esempio, continuo a sistemare il “Manifesto” nella zona centrale anche se, a dirla tutta, non è che ci abbia speso tanto tempo).
Ci sono poi dei sottoinsiemi di deroghe a questa logica che hanno portato alla creazione di isole tematiche (tutti i racconti di SF, i libri d’arte, i fumetti – con esclusione dei numeri dei ”Fantastici 4” dove appare Silver Surfer e il numero 500 di Topolino che non vi dico dove posiziono, preferisco lasciarlo alla vostra immaginazione – ma bando alle divagazioni).
L’operazione di riordino fu completata ed ebbe conseguenze permanenti sulla mia “rappresentazione del mondo”. Da qui nascono eventi che non importa ricordare, ma i cui effetti sono visibili nella scrittura e nell’inversione della procedura di preparazione delle cotolette. Ma per quest’ultimo effetto abbiamo bisogno di essere insieme nel mondo reale. Capiterà…
Tempo Corrente II o dell’“acqua stagnante” (la palude verrà molto dopo ed il cammello rumina senza cambiare verso).
“Scolastici” della Rete attribuiscono il “due è migliore di uno” ad un cammello alle prese, in una disputa teosofica, con un dromedario. Pare che l’argomento finale del dromedario sia stato: ”Ti sfido a provare che due gobbe sono meglio di una, se l’una è quella di Belzebù detto Giulio”. Il povero dromedario non era al corrente della mitica vignetta apparsa sul ‘Male’ in cui si svelava il segreto della protuberanza che in realtà era…………insomma, ricamateci sopra un po’.
A distanza di anni il ricordo della disputa con la figlia mi ricorda costantemente come sia difficile (e rischioso) affrontare dei ragionamenti senza delimitare con chiarezza i limiti del linguaggio e di chi sia l’onere della prova (ivi compresa la discussione senza fine su che cosa sia una prova e quando sia accettabile e dove non sia appropriata o il contrario).
Ragioniamo quasi sempre in termini di questo o quello, vero o falso, ma il principio del terzo escluso (A o non-A) è indipendente dal concetto di bivalenza semantica (vero o falso). Lasciamo entrare in scena il vecchio Aristotele:
Domani ci sarà una battaglia
Domani non ci sarà una battaglia
la verità di queste due proposizioni è indeterminata, ma
Domani ci sarà una battaglia o non ci sarà una battaglia
è sempre vera (oggi e sempre). Ciò nonostante, non c’è possibilità di inferire nessun giudizio di vero/falso sulle due singole proposizioni. (Roberto potrebbe scrivere un post sull’esperimento delle due fenditure e rendere il tutto molto…più chiaro).
Questo è il misero strumento che abbiamo a disposizione e pretendiamo di verificare, confrontare, validare le migliaia di parole che da Renzi al Barbiere della Camera intasano il circuito mediatico?
Personalmente sono costantemente frastornato e mi riesce difficile seguire. Ma, mi ripeto, ormai è chiara la mia “fuga dalla realtà”. Mi rifugio in Van Vogt: “Il mondo del Non-A”. Mi sembra tutto molto più “logico”.
PS Il viaggio da zero ad uno è la distanza tra due paletti tra i quali il cammello è seduto, niente di sofisticato. Di fatto continua placidamente a ruminare i datteri di cui non sputa il nocciolo. E di questo gli sono grato.