La politica dei piccoli passi

di barbarasiberiana

Michele Serra, nella sua Amaca del 20/11/2013, scriveva:

Come sono noiosi i commenti alle catastrofi italiane, identici da anni, da decenni: l’incuria del territorio, il dissesto idrogeologico, la cementificazione demente… Si potrebbero scrivere con il “copia e incolla”, magari aggiungendo qualche nota peggiorativa sul riscaldamento causato dai gas serra, altra piaga arcinota e arcimaledetta, e vanamente medicata da quei congressi-placebo nei quali le potenze industriali giurano solennemente che in un paio di secoli ridurranno del niente per cento le emissioni nocive. La verità è che, seppelliti i morti, è comodo e conveniente lasciare che le cose continuino come prima. Ai vivi serve dimenticare in fretta e ritornare ai propri piccoli interessi quotidiani, ai soldi da guadagnare, alle delibere da firmare per fare contento chi ti ha votato. Un paio di anni fa il sindaco di un piccolo paese lombardo decise che il territorio del suo comune non poteva più permettersi un solo metro quadrato di cemento. Finì su tutti i giornali, come se avesse preso una decisione straordinaria, rivoluzionaria. Era, semplicemente, una decisione saggia e lungimirante. Lo si capirà, purtroppo, solo quando le catastrofi assumeranno dimensioni genocide. Pensarlo è triste. Ma è realistico.

Il paesino di cui parla Serra ha un nome: Cassinetta di Lugagnano (MI), 1900 abitanti circa, un carinissimo paesino lungo il Naviglio Grande.

Il sindaco di questo paesino, quello che ha avuto questa idea balzana, si chiama Domenico Finiguerra. Classe ’71, è stato sindaco di Cassinetta per 10 anni (2002-2012) e ha cominciato la sua attività politica nelle file dell’allora PdS, entrando presto in contrasto con il partito per la tendenza di dirigenti e amministratori locali a “predicare bene e razzolare male”, soprattutto in riferimento alle tematiche ambientali.

Già consigliere comunale ad Abbiategrasso, ha lavorato presso alcune amministrazioni della provincia, occupandosi di cultura e servizi alla persona; si è fatto conoscere ai cittadini di Cassinetta come direttore della casa di riposo di Abbiategrasso, e per l’organizzazione di servizi per gli anziani della zona. Ha inoltre fatto parte del consiglio di amministrazione dell’ISU di Milano (si è occupato di mensa e ospitalità).

Quando è stato eletto sindaco grazie ad una campagna elettorale “porta a porta”, con la sua giunta ha iniziato un lavoro di recupero del centro storico del paese e di tutela dell’ambiente, potenziando la fognatura, portando la raccolta differenziata porta a porta al 70% e opponendosi alla costruzione del previsto tratto di tangenziale che, per collegare Abbiategrasso a Malpensa, sarebbe dovuto passare a ridosso del centro abitato.

In scadenza di mandato c’è stato il salto di qualità: la modifica del PGT del comune, attuata coinvolgendo attivamente la popolazione nelle scelte, all’insegna del “consumo di suolo 0”, ovvero limitando l’espansione del comune al perimetro del già costruito e concentrando gli interventi edilizi all’interno di tale perimetro. Una scelta di questo tipo ha un prezzo molto caro: i mancati introiti dovuti agli oneri di urbanizzazione non incassati per la rinuncia all’espansione del perimetro costruito. Oltre alla razionalizzazione delle spese del comune si è ovviato facendo fruttare il patrimonio comunale, ovvero affittando le ville storiche di proprietà del comune per eventi e, soprattutto, per matrimoni. Una scelta di questo tipo ha fruttato la riconferma a larga maggioranza della giunta: gli abitanti del comune hanno capito che il territorio è un bene da conservare, che la bellezza del centro storico è un bene preziono che può avere ricadute anche a livello occupazionale: dall’attività edilizia e artigianale relativa al recupero del costruito alle attività commerciali e relative alla ristorazione, che hanno avuto uno slancio grazie alla rinascita del centro storico, all’aumento di visitatori sul territorio, all’organizzazione di eventi.

I cittadini sono stati disposti a pagare un’ICI più alta per avere in cambio tutto questo.

L’attività di Finiguerra e della sua giunta è diventata un esempio per molti altri comuni e ha fruttato numerosi riconoscimenti a livelli nazionale, inoltre la collaborazione con altre realtà che hanno fatto scelte simili, riunite in associazioni quali quella dei Comuni Virtuosi e quella dei Comuni solidali, oltre alla fondazione dell’associazione Stop al consumo di suolo e alla partecipazione attiva ai Comitati per l’acqua pubblica, ha dimostrato che scelte consapevoli fatte anche in piccoli centri, soprattutto coinvolgendo attivamente la popolazione nelle scelte, possono davvero contribuire a migliorare il nostro mondo, a preservarlo.

Si tratta di piccoli interventi, a macchia di leopardo sul territorio nazionale? Al momento sì, però queste macchie di leopardo (da non confondere con quelle del giaguaro) sono la dimostrazione che partendo con piccoli passi si possono percorrere lunghe distanze, perché sempre più centri stanno facendo scelte simili, e anche i grandi centri dovranno adeguarsi: non è possibile continuare a concedere il permesso di costruire per edificare capannoni ed edifici che rimarranno in gran parte vuoti, e rinunciare permanentemente a terreno fertile in cambio degli oneri di urbanizzazione.

“Si può fare”. Una frase che non deve più essere solo pronunciata da Gene Wilder o cantata da Branduardi, ma deve diventare di uso comune. Perché ognuno può fare qualcosa.

Ps. Domenico Finiguerra è candidato alle Europee per la lista “L’altra Europa per Tsipras”, circosrizione nord ovest. Per una volta, diamo il nostro voto a chi razzola bene, prima di predicare bene.

La sua campagna “Tessiamo relazioni” su facebook

https://www.facebook.com/domenicofiniguerra.it

E sul sito personale

http://domenicofiniguerra.it/

 

Per saperne di più su Cassinetta, Finiguerra e il lavoro suo e della sua giunta:

“Il suolo è dei nostri figli” – Chiara Sasso (con Domenico Finiguerra) – Le Antenne – Instar Libri

 

290 comments

  1. Basterebbe per un attimo riflettere sulla contraddizione insanabile di un modello di sviluppo dove si parla contemporaneamente di “spreco” e “scarsita’” per consegnare alla discarica del pensiero (settore non riciclabili) tutte le teorie economiche (e conseguenti pratiche politiche) che ci vengono propinate ogni giorno. Ci sdrucinano gli zebedei ogni giorno con la competitivita’, il mercato autoregolatore e lo stesso organo politico che manovra artificialmente i prezzi dei prodotti agricoli ci dice poi che dobbiamo sottostare alle leggi del mercato ed a soprannaturali, indiscutibili vincoli di bilancio perche’ derivanti da un modello matematico (mi risparmio i commenti sugli errori, irrilevanti come dei refusi tipografici in una Bibbia presi come motivo della non esistenza di Dio).
    Ovviamente e’ troppo faticoso stare a fare pelo e contropelo ogni momento, per cui tutto e’ piu’ semplice ragionando in termini di merito, competitivita’, innovazione, lotta alla burocrazia. Proprio vero. Ricordo infatti come l’ innovativa Microsoft sia stata capace nel creare un monopolio sin dai tempi di MS-DOS pieno zeppo di “bugs” ed improponibile rispetto alla qualita’ del DOS della Digital senza entrare nella storia di come Office abbia soppiantato programmi migliori (molto spesso a suon di acquisizioni). La colpa e’ (forse soprattutto) anche nostra: non ci hanno reso “stupidi”, gli abbiamo chiesto di considerarci tali. Allo stesso modo continua il pianto greco sulla “Grande Distribuzione” ma siamo cosi’ contenti di non essere soggetti piu’ alla stagionalita’ delle produzioni. Mi piacerebbe chiedere a bruciapelo quando sia il momento giusto per vedere sulle nostre tavole, diciamo, arance, pesche e peperoni giusto per vedere quanti ancora ricordano le stagioni appropriate e non provino sensazioni strane nel mangiare un’ arancia a Luglio.
    Poi, per carita’, si tratta di essere realisti. Il che mi sta bene, vorrei solo che ai napoletani fosse riconosciuto il copyright di “Franza o Spagna purche’ se magna” che contraddistingue l’ insieme e variegato mopndo della “sinistra” (cit.) progressista e moderna. Solo un cretino come Masaniello poteva pensare di far saltare un pasto in cambio della liberta’.

    PS Pensavo di fare un riassunto di Piketty (che ho finito da poco) in seguito al post “Controinformazione” ma si tratta quasi di un lavoro per cui ditemi se pensate ne valga la pena, in alternativa ed in assenza dello stesso preferisco passare una mattinata a friggere “Strauben” per la famiglia.

    1. (non chiederei a nessuno di ‘lavorare’ per il blog. vedi se riesci a estrapolare-commentare un aspetto, un passo emblematico, una parte del problema senza perderci troppo tempo. altrimenti… … “picchio” 🙂

      1. E’ una questione di metodo, la stampa ne ha parlato in maniera approssimata, trattarlo allo stesso modo e’ inutile, a questo punto basta “guignoleggiare” in rete.

          1. A questo punto rettifico perche’ penso di essermi espresso male. L’ accento era su “non infliggere inutili sofferenze” e non alla mia fatica. E’ ovvio che se lo faccio e’ perche’ mi fa piacere ma mi pongo il problema pure del piacere altrui……

              1. Vorrei ma non posso, da giovane ho usato il Drakkar Noir che le mie figlie contunuano a regalarmi per annusarmi “giovane” (anche se credo lo facciano per annusarsi “piccole”).

    2. uhha! Dotto’.. a te cracco ti lava le padelle…
      Ma nello Strauben (che mi pare una malaparola) ci metti anche i “sciúrilli*”?
      *fiori di zucchine per voi ‘gnuranti.

      1. No, ma nelle zeppolelle si’, quando si trovano. Questo capita nelle serate, zeppole, panzerotti e scagliuozzoli.

            1. A Sandens* (*Sundance) falle senza mozzarella, risparmia qualche caloria… sennò la salita se la fa a piedi a spingere la bicicletta 😉

              Sun che bici hai ? io ti immagino sulla “graziella”.

              1. seee
                sono bellissimo, tutto infagottato nelle tutine aderenti (anche perché larghe non mi possono stare).
                mi ripeto, visto frontalmente, sembro un gufo sul trespolo.
                ma ora ho ripreso ad uscire regolarmente, fra poco sarò ancora più bello guaglione

  2. CONSUMI, PRODUZIONI, SENSIBILITA’ PLANETARIA

    Terra e libertà/critical wine è un’iniziativa che parte dalla materialità della terra per concepire e creare forme diverse di produzione e consumo. Non solo, è anche un forcone terragneo piantato dritto al suo obiettivo: sovvertire le catene di distribuzione e di commercializzazione dei beni, ridurre la distanza alimentare, svelare le modalità di privazione del gusto che si sviluppano a livello globale espropriando i produttori e i consumatori della propria capacità di scelta.
    Terra e libertà/critical wine è un modo rivoluzionario di immaginare e disegnare un circuito virtuoso tra qualità dell’ambiente, qualità della produzione e qualità delle relazioni sociali; un prototipo che a partire dal vino è dipanabile in ciascun elemento della materialità delle condizioni del vivere, in ogni luogo del pianeta
    Terra e libertà/critical wine è una proposta che nelle sue articolazioni – prezzo sorgente e catalogo di autocertificazione – è già diventata un manifesto politico. Terra e libertà/critical wine è stata già più volte, in diverse parti d’Italia, Fiera dei Particolari, con produttori di vino e agricoltori locali, degustazioni, brindisi, dibattiti e racconti di vignaioli: i “poeti della terra”
    Terra e libertà/critical wine è un libro che raccoglie le idee e le esperienze di una battaglia appena iniziata per costruire una reinvenzione pratica della vita materiale, un’apertura al divenire capace di ricombinare finalmente vita e spazio pubblico, intelligenza creativa ed esperienza sensoriale
    Per saperne di più: http://www.criticalwine.org

    1. E’ un’iniziativa di amici/compagni che assieme al compianto Veronelli hanno voluto, partendo dal centro sociale La Chimica di Verona, in risposta all’industriale Vinitaly, cercare di ragionare sulla terra , sui consumi e sulle produzioni.

      L’iniziativa ha interessato diversi centri sociali tra cui il Leoncavallo dell’epoca, al sud ci sono state risposte importanti ed interessanti da parte di vari vignaioli e produttori di olio, anche in Sicilia c’è fermento vero e profondo su questi temi.

      1. Forse qualcuno ricorda ancora quel canto proletario dell’800: “nostra patria è il mondo intero, nostra idea la libertà”. Per un futuro di gioia, creatività, intelligenza. Le politiche planetarie di dominio passano dal controllo dell’agricoltura. La terra, l’ambiente, le multinazionali, l’acqua, il cibo, i brevetti, gli ogm, il lavoro, l’economia, lo sviluppo sostenibile: è venuto il momento per una riflessione seria. Il movimento dei movimenti – ma diremmo ogni essere pensante che abbia il desiderio di un futuro di gioia, di creatività, di intelligenza – deve affrontare al più presto queste tematiche, in modo organico e complessivo, se vuole veramente saper proporre un altro mondo possibile. – un’agricoltura dal basso, per una riflessione sull’agricoltura contadina, per pensare le relazioni tra movimento dei movimenti, terra e agricoltura. – organizzare il rifiuto del modello neoliberista che vuole l’agricoltura industriale e monocolturale delle multinazionali e della UE da una parte e unìelitaria produzione dei cosiddetti prodotti tipici dall’altra, quali facce della stessa medaglia. – pensare a un nuovo rapporto con la terra/Terra che lasci spazio a produzioni, consumi, piaceri più sobriamente felici. – portare alla conoscenza dei consumatori una serie di buoni vignaioli/contadini, proporre un’offerta straordinaria di vini e comunicazioni che diano la possibilità durante l’evento di acquisto diretto (con consegna immediata dei molti vini pregiati) a prezzi ragionevoli, accompagnati da informazioni e incontri agricoltore/consumatore. – disegnare il circuito virtuoso tra qualità della produzione, qualità del prodotto e qualità delle relazioni sociali. – il consumo critico, contro il consumo produttivo. – “condomini” della qualità e gruppi d’acquisto autogestiti e a rete. – un catalogo dei produttori, basato su rintracciabilità, origine, qualità e sul principio della responsabilità e dell’autocertificazione. – fare mercato come incontro di coproduzione. – costruire in maniera cooperativa forme e strumenti di comunanza, condurre al riconoscimento della cosa comune, dall’aria all’acqua al cibo fino alla produzione informatizzata e alle reti.

      2. finalmente qualcuno che frequenta anche i centri sociali!
        stra-benvenuto.
        io ho quattro passaporti nel cassetto… uno dovrebbe essere autentico, ma non ricordo più quale.

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