Star bene a scuola si può

segnalato da Antonio “Boka”

Nessun podio: star bene a scuola si può

da comune-info.net (25/02/2015) – di Emilia De Rienzo, insegnante

Qualcuno ha trovato la pazienza di fare due calcoli: nelle linee guida della Buona scuola – nei prossimi giorni il governa presenta la riforma completa -, la parola valutazione compare 51 volte, impresa e/o azienda 19, merito 8, competizione 5; compaiono una sola volta le parole condivisione e collegiale, completamente assente cooperazione. Insomma, mettersi in competizione dovrebbe essere sempre più un imperativo categorico da insegnare ai ragazzi, la relazione con l’altro esiste solo in modo utilitaristico. È la palestra per inseguire il profitto. Eppure, chi vive la scuola lo sa, solo in un clima solidale bambini e ragazzi vengono più volentieri a scuola e sono più disponibili ad apprendere perché non ossessionati dall’idea di sbagliare o di dover a tutti i costi eccellere. Imparare a diventare individui che sanno cooperare, mettersi a confronto, costruire scopi comuni mettono, invece, in campo aspetti fondamentali per cambiare il mondo e per il proprio vivere bene qui e ora.

coop

Nel mondo in cui viviamo sembra diventato un imperativo categorico insegnare ai ragazzi a mettersi in competizione tra di loro piuttosto che a cooperare, a costruire nella classe una rete che permetta lo scambio non solo umano, ma anche di competenze.

I ragazzi, di fatto, fuori e dentro alla scuola vengono spesso spinti a dare il massimo nel confrontarsi con gli altri.

Può succedere, dice la Vegetti Finzi, che:

per essere accettato, riconosciuto, amato, il bambino si sforza in tutti i modi di compiacere le aspettative dei genitori, dell’ambiente che lo circonda, dimostrandosi non solo bravo e intelligente, ma più bravo, più intelligente di altri». Questo atteggiamento, però, ci avverte la psicologa, ha un rischio perché «avviene a spese del nucleo più profondo e più vero della sua personalità, quello legato alle emozioni e alla creatività, che non ha modo di manifestarsi, soffocato com’è da questo imperativo categorico: devi essere intelligente, se vuoi essere accettato.

Si tratta spesso di un rischio «differito» che emerge più avanti «quando l’intelligenza non basta più per sentirsi vivi, amati e accettati. Quando si cerca se stessi. E non ci si trova: perché l’intelligenza, appunto, non è tutto nella vita di una persona» (…)

Non si pensa mai abbastanza a quanti sentimenti negativi porti con sé una stimolazione troppo forte ed indiscriminata alla competizione. I ragazzi diventano gelosi, invidiosi, rivali fra di loro; perdere spesso genera frustrazione; quando si è sempre vincitori ci si può sentire soli. Soprattutto i rapporti fra di loro si deteriorano.

L’affermazione esasperata di se stessi può spingere l’individuo a voler annullare l’altro, non importa chi esso sia, l’importante è che ci sia qualcuno su cui puoi affermare il proprio dominio, la propria superiorità. In questo modo si annulla l’altro, ma si annulla anche se stessi. La figura mitologica di Narciso che si innamora della sua immagine, che cerca di abbracciarsi e in questo modo muore annegato, è densa di significato anche nel mondo di oggi.

Sempre di più si vede la relazione dell’altro solo in modo utilitaristico, l’altro deve servire a raggiungere il mio scopo, è quasi come se fosse estensione del mio io. (…)

Imparare a diventare individui che sanno cooperare, mettersi a confronto, imparare a costruire scopi comuni mettono, invece, in campo aspetti fondamentali per il proprio vivere bene. Il ragazzo impara a sostenere l’altro quando ha bisogno e sa che qualcuno sosterrà lui quando sarà in difficoltà. In un clima solidale viene più volentieri a scuola, è più disponibile ad apprendere perché non è ossessionato dall’idea di sbagliare o di dover a tutti i costi eccellere.

Senza contare che in una logica del genere non c’è spazio per chi è più debole, non c’è spazio neanche per le nostre difficoltà: quelle che incontriamo nella vita di tutti i giorni.

Da “Stare bene a scuola si può?” di Emilia De Rienzo

Concludiamo con quanto dice su La Repubblica Nadia Urbinati che coglie ciò su cui dovrebbe concentrarsi una scuola che vuole essere veramente democratica e di tutti senza togliere nulla ai cosiddetti “meritevoli”:

La scuola, quella pubblica in primo luogo perché scuola dalla quale devono uscire non solo buoni professionisti, ma anche cittadini competenti e con senso civico, dovrebbe (…) portare ragazzi di ogni classe sociale e con diversi punti di partenza culturali ad amare la conoscenza, a scoprire la propria vocazione, ad apprendere a formulare giudizi per poter scegliere con cognizione di causa e responsabilità. La gara scolastica dovrebbe essere quella che porta i migliori a cooperare per elevare tutti i compagni. Una competizione al meglio perché più l’ambiente è ricco di stimoli per tutti più numerosi saranno i talenti che emergono. La gara non è quindi ad esclusione, soprattutto quando la scuola è scuola pubblica di formazione, che prepara all’Università e alla vita. Premiare il primo dell’istituto può significare invitare dirigenti e insegnanti a distogliere lo sguardo dal meglio per tutti gli allievi in generale per concentrarlo su chi dovrà tagliare il traguardo.

Articolo pubblicato anche sul blog tutta da sfogliare: http://lascuolariguardatutti.blogspot.it/

Da leggere

Una scuola senza voti e merito Claudia Fanti

 

62 comments

  1. PUNTO PER PUNTO:CHE C’è DI INNOVATIVO? Il gattopardismo clientelare?
    (secondo la sintesi delle linee guida pubblicate da Repubblica)

    1. A settembre 100.700 assunzioni, concorso per 60mila nel 2015.
    Praticamente il tutto avviene per evitare procedura di infrazione UE e inflazione di ricorsi dei docenti e ATA in Italia. Si stabilizzano parte dei precari, si avvia un concorso unico successivamente, si dice fino a 60mila, numero incerto e variabile perchè, in realtà, nlle linee guida e nei documenti preparatori si parla di “sostituzion del pesonale che va in pensione” e soddisfacimento dell’organico funzionale (non è precisato con quali criteri numerici sarà configurato).
    Dimostrativo del conformarsi alla UE(volontà esplicitata anche nelle stesse linee guida) è il fatto che in futuro sarà vietato assumere supplenti per più di 36 msi (secondo sentenza UE)

    2. Premi per un professore su 20, bonus per i consumi culturali.
    I premiati, per così dire, ci sono già. se si va a guardare le possibili motivazioni, si nota che corrispondono a quelli attualmente “premiati” dai fondi integrativi per vrie funzioni e progtti. Il 5%, forse,è addirittura una diminuzione. Diverso parrebbe il criterio di assegnazione, che sembrerebbe npn iù affidato alla contrattazione sindacale di istituto.
    Il bonus c’era già anni fa (150mila lire per libri) e fu tolto. Non tutti ne usufruivano perchè andava a esaurimento dei fondi.

    3. il capo d’istituo sceglie i docenti tra lo staff iscritto all’albo.
    In realtà sceglie quel ch già sceglie adesso o sceglieva: collaboratori con funzioni specifiche.
    Quelli che porà effettivamente scegliere in più sono i docenti per l’organico funzionale aggiuntivo (si vedrà inchemisura). Anche questa nonè una novità. è quanto accadeva in concreto con i DOP, cioè i docenti in sovrannumero in Dotazione organica provinciale. Li si chiamava di qua o di là secondo esigenza

    4.Più inglese, economis, arte, arriva il curriculum dello studente.
    Le materie si son allargate e ristrette secondo gli umori contingenti più volte negli anni (anche secondo le pressioni delle lobby dei docenti specifici). Il curriculum esiste o è esistito.Si chiama anagrafe studentesca o libretto personale, nella maggior parte deicasi

    5. Stage nel triennio delle superiori, L’esito peserà sulla maturità.
    E’ già così in tutte le scuole che lo volgiono fare e lo sanno fare. L’esito è già ora nella maturità, non solo quello deglistage. L’unica differenza è il cosidetto registro delle imprese disponibili per stage e apprendstato (adesso se lo fanno le singole scuole infomalmente)

    6. Sconto fiscsle per le paritarie
    C’è giù in molte regioni sotto varie forme. Quanto al 5xmille e alle donazini, godono già di vantaggi fiscali e sonogiàposibili. Parecchie scuole private, inoltre, sono Fondzioni, egodono già di questi privilegi che, ora, vengono ampliati, come da tradizione ventennale

    7. dal wifi fi alla didattica hitech e in aula si diventerà arigiani.
    Questa è la parte più ridicola, le stesse cose rimestate dal tempo delle tre I della Moratti. Ovvietà e sogni, soggette gli umori dei tempi (coding ecc.)

    8. Verifica anche per gli insegnanti. Niente aumenti a chi non la supera.
    C’è gi+ stato, chi seguiva corsi di aggiornamento (anche organizzati dalla sua stessa scuola) riceveva un attestato che gli serviva per accelerare i passagi d fascia remunerativa. Proprio quelli che corrissondono anche in queste linee guida alla progressione di anzianità-

  2. Chiara Saraceno oggi su Repubblica ha faticato non poco
    per cercare di criticare la riforma della scuola annunciata dal governo.

    Dopo qualche concessione a denti strettissimi (inversione di tendenza) ha elencato la solita sfilza di dubbi, forse, speriamo che, sarebbe stato meglio che, si poteva anche fare questo e non si nomina quell’altro fino a “dove sono le risorse” che va bene un po’ per tutto.

    Si è tenuta per ultimo “l’asso”, il finanziamento alle scuole paritarie (con il 5×1000) adducendo che anche così si sottraggono risorse alla scuola pubblica.

    Quindi, se faccio la tara togliendo la critica fisiologica “da contratto”, ne deduco che sia sostanzialmente una buona riforma.

    Oh no?
    🙂

  3. Reclamo a gran voce il post sul “dumbing down” promesso molto tempo fa da Boka.
    Credo sia un elemento fondamentale da tener presente quando si parla di scuola oggi. basta un solo esempio: oggi diritto privato (un esempio tra tanti) nelle università non è più studiato come un corpus intero, un “sistema”. Viene smembrato in parti (tre, quattro, sei, non so).
    Risultato: alla fine manca la visione del sistema. Manca la “grammatica” del sistema che si forma(va) nella mente dello studente – con sforzo notevole, ovvio, ma anche con enorme crescita della capacità cerebrale -. E che gli permetteva di sapersi muovere nel sistema anche senza aver presente la situazione precisa. Quindi sviluppava la sua autonomia di pensiero e valutazione.
    Non so niente della scuola oggi, ma ho il sospetto che il meccanismo di spezzettamento sia ben presente anche nelle scuole, oltre che all’università.

    1. Cara Laura, il post sul “dumbing down” è presto fatto. Scritto “dumb, sick and broke” si legge “smart, healthy and rich”. La vita è percezione (ed un pizzico di neolingua). Povero? In piena ascesa sui gradini della mobilità sociale. Senza qualificazioni? Aperto a possibilità innumerevoli.
      Disoccupato? Libero dalla monotonia del posto fisso. Sfrattato? A pieno contatto con la bellezza della natura? Affamato? Immune dalle malattie tipiche dell’opulenza? Renzi? Renzi.

        1. Ma la lingua conta. Urca se conta!

          [da] trascritti di briefing confidenziali e riservati tenuti dal numero due del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland, a margine della conferenza di Monaco sulla sicurezza [risulta tra l’altro che la stessa] ha espresso una chiara raccomandazione ai suoi interlocutori: “Vi prego di usare il temine ‘armi difensive’ che noi vogliamo offrire [a Kiev] contro le armi offensive di Putin”
          (grassetto mio)
          da il venerdì di Repubblica, 1407. 6 marzo 2015, pag. 25

  4. MI VIEN DA RIDERE, MA CON QUALCHE CORREZIONE…
    Statuto della Socità Umanitaria di Milano

    Art. 1
    E’ costituita in Milano la persona giuridica di diritto privato denominata Società Umanitaria erede
    universale di Prospero Moisé Loria, fu Leon Donato, con testamento 26 luglio 1892.

    Art. 2
    La Società Umanitaria agisce senza scopo di lucro e ha per finalità di mettere i diseredati, senza
    distinzione, in condizione di rilevarsi da se medesimi, procurando loro appoggio, lavoro ed istruzione e più in generale di operare per il migliore sviluppo educativo, socio-culturale e giuridico in ogni settore della vita individuale e collettiva ed, in particolare, in quelli dell’assistenza sociale, della beneficenza, dell’istruzione e della formazione anche professionale.(…)

    Art. 3
    Per conseguire i suoi scopi la Società Umanitaria porrà in atto, anche collegandosi con
    organizzazioni supernazionali ed internazionali, tutte quelle iniziative che contribuiscano alla elevazione materiale, professionale e morale di ogni essere umano, sia autonomamente, sia in collaborazione con servizi pubblici centrali o periferici, nonché con altri organismi ritenuti idonei.

  5. Occorrerebbe analizzare punto per punto le linee guida presentate dal governo e confrontarle con quanto esistito già (parecchio), con quanto sta nel dibattito sulla scuola da tempo (quasi un secolo, per dire), con le indicazioni per il futuro (le stesse che girano da ventanni almeno, a esser buoni), con le proposte di soluzione concreta (spesso nebulose, anche solo considerando le risorse messe a disposizione).
    Si potrebbe/dovrebbe fare, poichè è molto più interessante analizzare lil divenire del processo “riformatore” nel suo complesso che non i singoli pezzetti, dal cui miscuglio occasionale poco si deduce..
    E’ lì che si vedrebbero le continuità, le discontinuità, i ritorni e le contraddizioni.
    Però, trattandosi solo di linee guida, è faticoso farlo, anche perchè (a parte la stabilizzazione dei precari) queste sono un manifesto pubblicitario, redatto da qualche insegnante cooptato in politica.
    Che ha arraffato dal passato quel che gli serviva, proponendo un minestrone prolisso colmo di buone, cattive e improbabili intenzioni.
    Un esempio?
    Si parla di scuola INCLUSIVA, ma si continua a non prolugare l’obbligo e a non separare la votazione negativa dall’ESCLUSIONE (bocciatura, con conseguenti drop out , scoraggiati, ec. ecc)..Però ci si copre, in una riga,con la folgia di fico del richiamo a pedagogisti che avevano messo quel tema al centro della propria ricerca/pratica quasi un secolo fa.

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