Elezioni Spagna, Podemos vince a Barcellona, a Madrid allenza con il Psoe. Rajoy primo, ma è crisi di voti
Il terremoto annunciato per la politica spagnola alla fine si è verificato alle amministrative e regionali di ieri, che hanno visto i post-indignados di Podemos prendere Barcellona, avvicinarsi anche alla conquista della capitale e imporre ai due grandi partiti tradizionali Pp e Psoe un drastico ridimensionamento.
di Silvia Ragusa – ilfattoquotidiano.it, 25 maggio 2015
Volavano gli elicotteri, ieri, sulla notte madrilena. Ma non per controllare dall’alto calle Génova, via della storica sede del Partito popolare: per la prima volta qui il tradizionale balcone della vittoria è rimasto vuoto, nonostante la candidata sindaco Esperanza Aguirre abbia guadagnato un seggio in più. La polizia sorvolava la Cuesta de Moyano, dove migliaia di cittadini ascoltavano la diretta avversaria Manuela Carmena, giudice impegnata nella tutela dei diritti umani: “Ha vinto ilcambiamento. Ha vinto la cittadinanza. Avete vinto voi”. I simpatizzanti di Ahora Madrid, lista di Podemos, si erano dati appuntamento vicino al museo Reina Sofía fin dal primo pomeriggio. Poi, in serata, al suono della banda ufficiale e del noto slogan “Sì, se puede” con l’arrivo del leader Pablo Iglesias, cominciava la festa. Il terremoto annunciato per la politica spagnola alla fine si è verificato alle amministrative e regionali di ieri (gli spagnoli sono andati alle urne per rinnovare 8.122 municipalità oltre che per assegnare i seggi nei parlamenti di 13 delle 17 regioni del Paese), che hanno visto i post-indignados di Podemos prendere Barcellona, avvicinarsi anche alla conquista della capitale e imporre ai due grandi partiti tradizionali Pp e Psoe un drastico ridimensionamento: 4 anni fa i popolari aveva ottenuto la maggioranza assoluta in 8 regioni, oggi devono scendere a patti con altre forze politiche.
Madrid vince il Pp, ma Podemos verso alleanza con il Psoe. Esperanza Aguirre ha vinto ma sa già che non potrà governare facilmente: sommando i 21 seggi agli ipotetici 7 di Ciudadanos non riuscirebbe comunque ad ottenere la maggioranza assoluta. La candidata di Ahora Madrid invece, con 20 seggi, insieme al Psoe di Antonio Miguel Carmona, potrebbe ottenere 29 scranni e le chiavi del palazzo della capitale spagnola. Per Iglesias è l’inizio della fine del bipartitismo: “Pp e Psoe hanno registrato uno dei peggiori risultati della loro storia” e “il cambiamento ora è irreversibile”, ha detto chiaro e tondo. Popolari e socialisti sono in realtà ancora i primi due partiti, ma insieme sommano il 53% e per governare dovranno scendere a patti.
Cresce anche Ciudadanos: è il terzo partito. Il Partito popolare resta in generale infatti il più votato (27%), ma perde l’egemonia degli ultimi vent’anni e quasi tre milioni di preferenze: da oggi la possibilità che gli azzurri tornino a sedersi sulle stesse poltrone non dipenderà più da loro, ma dalla capacità di alleanza delle forze opposte. Il Pp perde quasi tutte le maggioranze assolute nelle regioni come nella principali città del Paese e, probabilmente, il potere in Cantabria, in Castilla-La Mancha e nelle comunità autonome di Valencia e Madrid. Inoltre, una coalizione di sinistra avrebbe la possibilità di sottrarre al partito gli esecutivi di Aragón, Extremadura e Baleari. Dietro al Psoe, che si ferma al secondo posto con il 25% delle preferenze e la conquista della città di Siviglia, sorprende l’ascesa inarrestabile di Ciudadanos, che da oggi diventa terza forza politica, anche se Podemos – che non ha lista propria – non entra a far parte dei dati pubblicati dal ministero degli Interni. È lo stesso leader Albert Rivera a commentare a caldo che il suo partito ha triplicato l’appoggio ottenuto alle elezioni europee del 2014, gettando le basi per vincere le prossime politiche. “Siamo qui e stiamo facendo la Storia”.
A Barcellona vince Ada Colau, paladina degli sfrattati. Ma è da Barcellona che arriva il primo vero cambiamento: una “okkupa” si aggiudica la poltrona di sindaco. Ada Colau, 41 anni, attivista e fondatrice della Pah, la piattaforma per le vittime degli sfratti, ottiene il 25,20% e 11 consiglieri con la formazione civica Barcelona en Comú, appoggiata da Podemos. Segue la formazione indipendentista di Convergencia i Unió dell’attuale presidente della Generalitat Artur Mas con 10 seggi, Ciudadanos con 5 e i socialisti con 4. “È la vittoria di Davide contro Golia” ha detto commossa davanti alla platea e ha ricordato, anche senza aver ottenuto la maggioranza assoluta, che si tratta di un successo “collettivo” dei cittadini contro “il voto della rassegnazione”. A Valencia invece migliaia di cittadini si sono riuniti nella centrale Plaza del Ayuntamento per celebrare la sconfitta della popolare Rita Barberá, dopo 24 anni di governo. Il Pp perde la maggioranza assoluta e cede il passo al Psoe che ottiene il 20,4% e 23 scranni, seguito dalla lista civica di Compromís, con 20 seggi.
Tutto da rivedere insomma: adesso si apre la stagione di alleanze, di governi privi di maggioranza assoluta e di opinioni da tenere in conto. L’unica cosa certa è che le due nuove formazioni di Podemos e Ciudadanos da oggi non sono più solo uno stato d’animo, ma entrano a pieno titolo nelle istituzioni locali. E il sistema del bipartitismo, che ha governato la Spagna dalla fine del franchismo, sembra cedere il posto ad un quadro molto più frammentato.
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Il candidato di Podemos a Madrid: «Alleanze su casa, educazione e sanità»
Elezioni a Madrid. José Manuel Lopez 49 anni di Podemos. Candidato nella capitale
di Giuseppe Grosso – ilmanifesto.info, 24 maggio 2015
José Manuel Lopez è un uomo della primissima ora. 49 anni, ingegnere agrario con esperienza nel campo della cooperazione e dello sviluppo delle politiche sociali, era in piazza con gli indignados il 15M e ha assistito in prima linea al concepimento e alla crescita del progetto Podemos. Fino alla candidatura alla Comunidad di Madrid, una delle regioni chiave per la consacrazione del partito viola. L’inedita frammentazione dello scenario politico prelude alla necessità di accordi post-voto.
Con chi sareste disposti ad arrivare a un patto?
Il patto è solo uno strumento, non è un obiettivo in sé. Noi proponiamo un progetto di cambio, e sulla base di questo siamo disposti a discutere con chiunque.
Eppure l’Andalusia è in stallo da due mesi proprio perché non si riesce a trovare un accordo con il Psoe…
Siamo pronti a creare geometrie politiche a sostegno di un rinnovamento reale. In Andalusia, noi cerchiamo un accordo su casa, educazione, sanità, corruzione e il Psoe mette sul tavolo la spartizione degli uffici, dei soldi ai gruppi parlamentari e delle auto blu. Un patto che ci porti al governo preservando lo status quo, non ci interessa; né in Andalusia né altrove.
Però, soprattutto in chiave anti Pp, che a Madrid ha una delle sue roccaforti più solide, non converrebbe considerare la possibilità di un tripartito Izquierda Unida, Psoe, Podemos?
Insisto: la gente ci chiede un cambio e noi non possiamo rispondere con le solite manovre di palazzo. Madrid ha un problema serio di clientelismo e corruzione, instaurati dal Pp sotto lo sguardo indifferente del Psoe e di Iu. Con queste premesse è difficile parlare a priori di un patto. Podemos punta alla rottura rispetto al vecchio sistema: trasparenza, cambio del quadro economico e recupero dei servizi sociali, sono i punti chiave del nostro programma. Se gli altri partiti vogliono remare nella stessa direzione, possono senz’altro salire sulla nostra barca; per spartirsi le poltrone, si rivolgano a qualcun altro.
Anche Ciudadanos può salire sulla vostra barca?
Può salirci chiunque sia disposto ad appoggiare il nostro programma, e non sono sicuro che Ciudadanos sia disposto a farlo. Sul discorso della rigenerazione democratica possono esserci alcuni punti di contatto, però per quanto riguarda le proposte sociali e la lotta alla diseguaglianza vedo una differenza incolmabile. Nel programma di Podemos le due cose sono inscindibili: non c’è rigenerazione democratica senza un miglioramento delle condizioni sociali.
A proposito di disuguaglianza: la regione di Madrid è una di quelle con il più ampio divario sociale. Che misure intende adottare per contrastare questa deriva?
Bisogna cambiare il modello produttivo, attualmente basato sul mattone. Un modello vorace che beneficia un’élite vicina al governo regionale e che ha portato a costruire oltre le reali necessità. Madrid è una ragione ricca: basterebbe smettere di investire in progetti inutili (strutture e strade costate milioni e oggi inutilizzate) e utilizzare i fondi per servizi sociali e assunzioni nel settore educativo e sanitario.
Casa, educazione e sanità: quale la misura più urgente da adottare in ciascuno di questi settori.
Casa: creeremo un’agenzia pubblica per l’affitto. Ci saranno incentivi per chi mette in affitto (ci sono circa 250.000 case vuote a Madrid) e, parallelamente, disporremo di un numero di case che possano essere assegnate a persone sfrattate o in difficoltà economiche. Sanità: rafforzeremo il sistema pubblico e revocheremo le privatizzazioni. Scuola: scommetteremo, anche in questo caso, sul pubblico e bloccheremo le nuove concessioni ai colegios concertados (scuole private che ricevono finanziamenti pubblici, ndr).
Come spiega la flessione di Podemos negli ultimi mesi?
Credo che faccia parte del processo di maturazione dell’organizzazione. Siamo nella terza fase di Podemos: la prima fu l’occupazione delle piazze con il 15M; la seconda, successiva alla costituzione del partito, la stesura della diagnosi dei problemi della politica spagnola: in questa fase abbiamo toccato il massimo dei consensi perché la nostra analisi ha colto nel segno; la terza fase consiste nel tessere una pars contruens che passi dalla diagnosi ad una proposta concreta di paese, ed è la parte più difficile. Però bisogna considerare che solo un anno fa Podemos nemmeno esisteva: in così poco tempo abbiamo raggiunto grandi risultati e un lieve rallentamento non ci preoccupa, anche perché i numeri indicano una ripresa.
Perché oggi i madrileni dovrebbero votare Podemos?
Perché siamo l’alternativa alla politica tradizionale che ci ha portato in questa situazione. Perché noi siamo cittadini normali che si sono organizzati e si sono stancati di aspettare che le cose cambino da sé. Perché non siamo un partito ma un progetto politico.
http://ilmanifesto.info/piu-di-podemos-vince-il-modello-barcellona/
Il contropelo di Massimo Rocca
A dance with dragon
Forse perchè stava in Portogallo, e sentiva il vento che soffia forte nella penisola iberica, non solo quello di Podemos ma quello dei socialisti portoghesi decisi nelle elezioni di ottobre a non fare la fine di quelli di Atene, Parigi, Madrid e Londra, Mario Draghi ha finalmente risposto esattamente alla domanda del primo anno di economia. Che cosa succede in una unione monetaria in cui le divergenze strutturali non si colmano? L’unione monetaria cessa di esistere. Anzi per la verità la teoria dice che l’unione monetaria non dovrebbe o potrebbe neppure nascere, ma come sappiamo anche Draghi soggiace alla regola che è difficile far capire qualcosa a qualcuno il cui stipendio dipenda dal non capirla. Per cui il vero capo di stato dell’Europa (qualcuno ha notizie del simpatico Juncker e del suo piano economico?) continua a frustare i suoi dipendenti al lavoro come capi di governo nelle varie province dell’Impero. Riformate, tagliate, cancellate, prima che quei pazzi di elettori mandino tutto all’aria.
TEMPISMO INTEMPESTIVO.
Ancora nessuna informazione sul caso dello studente padovano precipitato a Milano.
Oggi hanno sequestrato ii cellulari il suoi compagni dii gita.
Potevano aspettare che li facessero sparire, come avran fatto spsrire messaggini e foto.
Il tunisino inn galera l’han preso subito, anche se non si sa che ha fatto e ci son testimonianze che lo discolpano
Perchè sono ragazzi intelligenti figli della migliore borghesia di Padova,mica africani con l’osso nel naso e la sveglia al collo…un pò di rispetto,diamine!.Hanno soltanto 19 anni, non sono strutturati per elaborare un avvenimento del genere!Bisognava proteggere la loro privacy e il loro dolore…
Mi chiedo, ingenuamente, se abbiamo davvero necessità di essere puntualmente (?) aggiornati sulle indagini.,
No.Ma…deammatico spaccato di vita quotidiana come analisi profonda del malessere sociale del paese.Conseguente alla crisi dei valori comuni.Ovvero:quando c’era Lui caro lei…(e i treni arrivavano anche in orario!)
drammatico…(non c’è più religione nè grammatica…o tempora o mores!)
Da noi il dilemma era “o tempio o mores”
“A chilivani si cambia!” Urlava il capotreno
A Chilivani c’è l’ippodromo…ottima palestra di vita!(Bukowski insegna…)
bei ricordi in quell’ippodromo (parola grossa per definire quel che è poco più di un galoppatoio)
uno volta ho pure scommesso 10.000 lire su “rivolta rossa” vincente e altrettante su “stella d’oriente” piazzata
due belle baie angloarabosarde
la prima squalificata e la seconda piazzata, si, ma quinta…..
sò ragazzi …
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/15_maggio_25/derby-lazio-roma-due-tifosi-romanisti-accoltellati-4d71c880-02f0-11e5-955a-8a75cacacc9d.shtml?google_editors_picks=true