segnalato da Barbara G.
Dopo il successo della prima edizione, a settembre torna EcoFuturo, il Festival delle EcoTecnologie e dell’Autocostruzione!
Non è soltanto una fiera di innovazioni ecotecnologiche, EcoFuturo nasce dall’incontro di alcune persone e realtà che insieme maturano una precisa consapevolezza: quella che in Italia esiste un patrimomio straordinario di idee, esperienze e progettualità che coinvolge l’ecologismo in tutte le sue diverse espressioni.
Un patrimonio troppo spesso invisibile. Associazionismo, imprese innovative, amministrazioni virtuose, mondo della ricerca e dell’informazione spesso rappresentano delle vere e proprie eccellenze, a livello europeo e in alcuni casi addirittura mondiale!
Eppure, paradossalmente, l’ecologismo nel suo insieme appare piuttosto debole, a nostro avviso soprattutto perché ancora estremamente frammentato. EcoFuturo si pone dunque l’obiettivo di costruire ponti, di far incontrare fra loro queste eccellenze, dare loro voce e visibilità attraverso una imponente rete di comunicazione (web, tv, radio, giornali…) e la possibilità di confrontarsi – in una cornice conviviale, creativa e cooperativa – per fare nascere nuove idee e possibili collaborazioni.
Perché il nostro futuro passa necessariamente da un conversione ecologica della società – a tutti i livelli – in cui tutti gli attori devono essere protagonisti.
E tutti insieme! Il Futuro è Eco e ognuno di noi ne è l’artefice con le proprie scelte.
(Troppo serio… avremmo dovuto anche dire che ci piace stare insieme, suonare, ballare, cantare, filosofare, brindare, guardare il tramonto, scrivere poesie, camminare, sperimentare, fare sogni e insieme realizzarli!)
I temi
Ogni giornata sarà dedicata ad un tema. Si parlerà di:
- mobilità
- vivere e abitare
- verso rifiuti zero
- la buona geotermia
- energia
- ecotecnologie per il Sud del mondo, la pace, la solidarietà.
Ogni giorno ci saranno spettacoli e concerti (fra gli ospiti, Paolo Rossi e Jacopo Fo).
Per info e programma: http://www.festivalecofuturo.it/
pagina facebook QUI
da dove dovrebbe sbucare l’ecofuturo se non c’è l’ecopresente?
Persino in Alto Adige la certificazione Casaclima la si farà o con l’autocertificazione daparte del proprietario o pagando un gemoetra che la attesti.
Oltretuto, a parte il risparmio energetico, la qualità delle costruzioni e dei componenti sprofonda
Non c’è cosa buona di cui non possano approfittare varie forme di speculazione.
E’, temo, il prezzo da pagare.
Meglio che pagarlo senza nessun progresso.
(Oddìo! Adesso M2C mi coglierà il fallo ( in fallo, accidenti!) e mi dirà che sto ammettendo che Renzi è il prezzo da pagare per il futuro radioso del nostro Belpaese!
A proposito di POCO-ECO-FUTURO(?)
http://www.repubblica.it/economia/2015/08/30/news/gas_scoperta_da_record_eni_trova_in_egitto_il_piu_grande_giacimento_del_mediterraneo-121890016/?ref=HRER1-1
Il pianeta ringrazia
L’ho tradotto qui:
http://znetitaly.altervista.org/art/18247
(Non volevo inflazionare il blog proponendone la pubblicazione anche da noi, tenuto conto che Lame sta traducendo altro di Yanis)
Uffa! Imbranataggine post-prandiale. Era ovviamente una risposta a
heinerddr agosto 30, 2015 alle 1:09 pm
(grazie, ci sono dei passi che in effetti non sono sicurissimo di aver capito bene. ora leggo la trad.)
ognuno valuti come vuole….
«La vera sinistra si chiama Syriza»
Grecia. Alla Conferenza nazionale del partito tra governisti e critici. Tsipras dà il via alla campagna elettorale Tsakalotos resta, critiche dal «gruppo dei 53»: «Linee rosse da non valicare»
Teodoro Andreadis Synghellakis – il manifesto edizione del 30.08.2015
Syriza non ha abbandonato i suoi ideali e i suoi principi di sinistra» ha ribadito Alexis Tsipras, rivolgendosi ai membri del partito che hanno partecipato alla prima giornata della Conferenza nazionale organizzata ad Atene per decidere la linea e le priorità della sinistra radicale ellenica. Il leader greco ha chiaritoche non intende cedere ad altri il ruolo ed il privilegio di poter rappresentare «la vera sinistra». «Siamo noi, il governo di Syriza, che abbiamo aperto le porte al referendum, assumendoci rischi e responsabilità. Il no, la sua vittoria, appartiene soprattutto a noi», ha sottolineato con forza. Il messaggio è chiaro: quello su cui insisterà la Coalizione della sinistra radicale ellenica, in questa campagna elettorale, è cercare di porre ciascuno davanti alla realtà, con una alternativa e una domanda molto chiara: «Chi volete che gestisca la trattativa sulla riduzione del debito? Di chi vi fidate?». Non a caso, Tsipras ricorda che i socialisti e il centrodestra hanno sempre ripetuto che il debito greco era gestibile.
Quanto alla sinistra e alla decisione di 25 deputati di Syriza di uscire dal partito e dare vita a Unità Popolare, Tsipras ha chiarito che non intende aprire «una guerra civile a sinistra», anche se «il suo governo è caduto a causa di colpi inferti dall’interno». L’avversario, insomma, rimane la destra, e tutti coloro che hanno appoggiato un sistema politico corrotto e clientelare. Mentre la lotta contro l’austerità non è stata assolutamente archiviata.
Secondo quanto filtra dal quartier generale di Syriza, nelle prossime tre settimane ci si concentrerà principalmente su tre punti: riforma della pubblica amministrazione per renderla più efficiente, ma senza licenziamenti, misure alternative ai tagli che colpirebbero le classi sociali più deboli e proposte dettagliate sulla riduzione o alleggerimento del debito. Tsipras, ovviamente, punta anche sul carisma della sua leadership, nella convinzione che il margine di vantaggio sui conservatori possa aumentare in modo sostanziale, battendosi con forza chi vorrebbe far passare alla storia il governo della sinistra in Grecia come una breve parentesi.
Nella giornata di oggi sono attesi gli interventi di tutto il gruppo dirigente del partito, in modo da permettere a Syriza di trovare spunti e idee per aprirsi nuovamente alla società e «continuare il cammino appena intrapreso», per dirla con le parole del leader greco.
Alla Conferenza nazionale è arrivata una lettera di sostegno a Syriza da parte dei Verdi (già al governo) e pure il ministro delle Finanze Euclid Tsakalotos, dato in bilico, ha sciolto la riserva: «Dobbiamo combattere collettivamente la battaglia per superare l’isolamento», ha detto, ricevendo molti applausi dalla platea del mini-congresso. In un intervento a una conferenza organizzata dall’Istituto Levy ad Atene, il vicepremier Yanis Dragasakis (l’economista che ha sostituito Yanis Varoufakis nei negoziati con i creditori prima che questi si dimettesse), ha detto che «il Memorandum dovrebbe essere eliminato, non solo per le sue conseguenze sociali ma perché viola i principi democratici» e che «Syriza è un punto di riferimento in Europa», per questo non sarà sola nella sua battaglia, e che la soluzione non è in un «ripegamento nazionalistico», come vorrebbero i fuoriusciti di Unità popolare. Poi, in un’intervista al Quotidiano dei redattori, ha spiegato che «il programma non sarà solo anti-Memorandum, ma mirerà a combattere la disoccupazione, alla ricostruzione istituzionale dello Stato e a promuovere un diverso modello di produzione».
Le critiche più forti al gruppo dirigente del partito sono arrivate invece dal cosiddetto «gruppo dei 53», la minoranza di sinistra che sosteneva Tsipras ma contraria alla firma del Memorandum. Il portavoce Panos Lambrou ha cominciato il suo intervento alla Conferenza nazionale dicendo «non siamo qui per applaudire», ha segnalato il rischio di una «mutazione» della Syriza di governo, ha criticato il precedente governo per alcune cose non fatte, come la «mancata democratizzazione delle forze di polizia», e ha segnato alcune «linee rosse» che la componente interna considera invalicabili: «Nessuna cooperazione con Nea Democratia, Pasok e Potami, non accetteremo l’applicazione di quelle parti del Memorandum che consideriamo offensive, diremo no a un programma in cui non è previsto un piano di disimpegno dall’accordo».
Assenti, naturalmente, i dissidenti confluiti in Unità popolare, che ieri fatto appello a tutte le organizzazioni della sinistra radicale. Parola d’ordine: «Rompere con le politiche neoliberali dell’Ue» e se necessario arrivare a un referendum per chiedere alla popolazione se vuole rimanere nell’euro o tornare alla dracma.
tanto ci siamo, posto anche questa (magari interessa, in questo contesto)
http://theconversation.com/varoufakis-in-conversation-with-leading-academics-as-syriza-splinters-and-election-beckons-in-greece-35861
Ribadisco l’opinione che siamo in una fase di teatrino, forse necessario perché tutti prendano il tempo necessario a diventare razionali, ma comunque deprimente.
La UE accetta la sottoscrizione di un Memorandum d’Intesa facendo finta che sarà rispettato. Si sottrae così alla responsabilità di cacciare la Grecia dall’Euro per coerenza con politiche d’austerità fallimentari.
Syriza (quel che ne rimane) dichiara abbastanza apertamente di aver sottoscritto il Memorandum ma che non ha nessuna intenzione di rispettarlo o, meglio, che tale sottoscrizione apre la strada alla cancellazione di parte del debito (il che è tutto da vedere, considerato che il rigorismo UE ha vinto la prima partita).
Con i piedi per terra, la politica è fatta anche di queste ipocrisie. Triste ma vedremo a cosa condurranno.