Noi non siamo la Generazione Bataclan

segnalato da Barbara G.

di Andrea Coccia – linkiesta.it, 27/11/2015

Lunedì 16 novembre, il quotidiano Libération è uscito, come tutti, con una prima pagina dedicata alle stragi di Parigi della notte del 13 novembre. Questa:

Il titolo è “Generation Bataclan”. Nella foto, a tutta pagina, ci sono ragazzi, all’incirca della mia età, tra il 25 e i 35 anni. La generazione Bataclan, per l’appunto, descritta nel catenaccio come «giovane, festaiola, aperta e cosmopolita», un’etichetta che poi è rimbalzata dappertutto, dalle prime pagine di molti giornali, passando per le mille trasmissioni televisive dedicate alla tragedia, fino a permeare il discorso della mattina del 27 novembre, pronunciato all’Hotel des Invalides da monsieur le President, François Hollande. Un’etichetta che fa ridere.

Ho 32 anni, ne farò 33 tra poco. Come quasi tutti i miei amici, come quasi tutti i miei colleghi, come quasi tutte le persone che frequento, ci finisco in pieno in quella etichetta. Come tutti loro ero piccolo — come ha ricordato Hollande — quando è caduto il muro di Berlino. Insieme a tutti gli altri diventavo maggiorenne quando cadevano le torri gemelle a New York, o quando al G8 Genova marciavo — con terrore — davanti a polizia e carabinieri che battevano i passi e i manganelli contro gli scudi.

Avevo vent’anni quando andai a Parigi dormendo in palestre di quelle stesse banlieue di Parigi — dove altri nostri coetanei venivano emarginati e dimenticati mentre imparavano a sparare davanti alla Playstation — per andare a sentire i discorsi di qualche contadino coi baffoni al World Social Forum.

Avevo la stessa età quando gridavo per le strade di Roma — insieme a tutti gli altri — che la guerra in Iraq, a dispetto del parere di qualche vecchia giornalista incattivita dalla malattia, avrebbe portato solo guai.

Ho 32 anni, ne farò 33 tra poco. Ho fatto l’Erasmus, parlo tre lingue e ho amici in ognuna delle città in cui negli ultimi 15 giorni ci sono stati attentati. Avevo a chi scrivere a Beirut, come a Parigi, come a Bamako.

Come loro, come tantissimi dei miei coetanei che voi chiamate Generazione Bataclan e che oggi indentificate come le vittime del terrorismo, sono vittima della società che ci state lasciando in eredità. Ho un presente precario e avrò una vecchiaia infernale, senza pensione e con una società ingiusta e a brandelli.

Ho tanti amici di quella che chiamate Generazione Bataclan che hanno rischiato di essere coinvolti in questa fottutissima guerra in molte parti del mondo, al concerto degli Eagles of the death metal ci sarei potuto essere anch’io, come avrei potuto essere tranquillamente al Carillon, come spesso è accaduto.

Eppure quando sento Generazione Bataclan, a me viene da ridere. Perché? Perché noi non siamo la generazione che si è svegliata il 13 novembre dal bel sogno della felicità perpetua e delle birrette il venerdì sera. Noi siamo la generazione che vi aveva avvertiti 15 anni fa. E all’epoca non ci avete solo ignorato, ci avete irriso, a volte ci avete persino sparato, picchiato e terrorizzato.

«Monsieur le President», cantava nel 1954 quel campione di Boris Vian, «C’est pas pour vous fâcher il faut que je vous dise, ma décision est prise: je m’en vais déserter». Se volete fare di questa inutile e idiota follia una guerra civile globale, la guerra in nome della Generation Bataclan, allora la mia decisione è presa: io diserto.

120 comments

  1. da francesca pascale al viaggio di Francesco (Bergoglio) in Africa è un bel passo

    (…)
    Ora sono proprio gli 007 francesi ad aver sconsigliato al Pontefice di mettere piede a Bangui, paventando un attentato jihadista. E il primo colpo d’occhio che toccherà a Bergoglio non appena atterrerà in città è l’enorme campo di sfollati che sono fuggiti dai quartieri ormai invivibili della capitale e ora si sono stabiliti a ridosso dell’aeroporto.

    Ma la realtà è molto differente, dice il sacerdote all’HuffPost: “La gente del Centrafrica è felicissima della visita del papa e lo sono anche i musulmani, perché tutti vogliono che la situazione migliori, ma è proprio l’inettitudine della Francia e dell’Onu a impedire la normalizzazione del Paese. Lo scopo della Minusca è soprattutto il disarmo dei gruppi armati musulmani e cristiani, ma questo non sta avvenendo. Perché? Penso che nessuno in Occidente abbia voglia di scoperchiare questa verità e cioè che le guerre religiose non sono altro che guerre economiche manovrate dall’esterno”.
    (…)
    http://www.huffingtonpost.it/2015/11/25/don-milani-papa-francesco-bangui-francia_n_8644774.html

    1. > Dietro la parola califfato, l’Isis non ha una proposta politica precisa. Ed è questa vaghezza la sua vera forza: perché ogni jihadista può crederci, e perché ognuno di noi, dall’altra parte della barricata, può vedere nell’Isis esattamente il nemico di cui ha bisogno.

      questa è molto centrata

      1. Analisi sociologiche ne abbiamo a tonnellate.
        Chi combatte in nome di Dio non ha bisogno di una politica precisa…. mica scende Dio a smentirti.
        E’ un bel casino. La differenza tra ‘sostenitori’ e “vittime asservite” diventa intricata e va risolta alla macedone: – chi tiene un’arma in mano e chi no -.
        Altre proposte?

        1. no, non è sociologa, credo che sia alquanto “occidentale” nella costruzione… un Logo e poi open source … altri gruppi sono più facilmente circoscrivibili per es, Hamas/palestina… questo è al qaeda 2,0, poi per vedere chi tiene un arma e chi no bisogna andarci

          1. andarci? C’è già un sacco di gente da quelle parti tra ‘resistenti’, addestratori, infiltrati etc…
            E’ a noi che fanno vedere solo i cacca-bombardieri e i balletti russi con la turchia-nato.

              1. sono meno di 50mila armati e sanno dove sono e come si muovono.
                La chiave dell’impasse è nelle parole pronunciate da Putin al G20: “40 paesi supportano Isis e alcuni di loro sono seduti a questo tavolo.”

              2. Sono troppo pigro per essere un ‘interventista’, ma quando dei capi di stato pronunciano parole come guerra e/o vendetta e uno di essi comincia una strategia di propaganda (e non solo) contro probabili alleati… io vorrei vedere le -carte reali- sul tavolo anziché decifrare propagande su stili di vita o analisi sociologiche in ritardo.

                  1. forse è cambiato il registro di falsificazione?
                    Una volta mentivano dicendo: “Saddam ha le armi di distruzione di massa!”
                    Oggi mentono dicendo: “la situazione è così complessa che stentiamo a capirla noi, figuriamoci voi!”

                    Un titolo di qualche mese fa: Gen. Odierno: Destroying ISIS Will Take ’10 to 20 Years’
                    http://www.newsmax.com/Newsfront/Ray-Odierno-destroying-ISIS-war/2015/07/17/id/657735/

                    Verrebbe da dire: “bravi state addestrando i bradipi!”

  2. I Sukhoi russi somo partiti per la prima missione che li vede armati di missili aria-aria….
    Gli aerei dell’Isis non avranno scampo… aerei?

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