Ci hanno presi per il…

segnalato da Barbara G.

L’allarme della Cgil sul futuro degli impianti

Trivelle in crisi: il Governo aveva mentito

Persi 600 posti di lavoro nel 2016, zero investimenti programmati, tutte le grandi aziende guardano altrove. Le trivelle non creano posti di lavoro, e ormai è un dato di fatto: il referendum del 17 aprile non c’entra nulla

rinnovabili.it, 13/06/2016

Renzi lo ripeteva come un mantra per far fallire il referendum sulle trivelle: “se vince il Sì a rischio migliaia di posti di lavoro”. Il Governo dipingeva scenari apocalittici, con l’intero comparto degli idrocarburi in ginocchio nell’ipotesi di una vittoria dei No Triv. I sostenitori della consultazione del 17 aprile scorso invece battevano un altro tasto: il settore è in crisi nera di suo e non sarà il referendum a incidere. Chi aveva ragione? Basta dare un’occhiata a quello che sta succedendo a Ravenna per farsi un’idea.

Le trivelle non creano posti di lavoro, anzi li perdono con un’emorragia impressionante. La Cgil lancia l’allarme: da inizio anno sono già 600 i posti di lavoro persi. E gli investimenti? Adesso che lo spauracchio del referendum sulle trivelle – così era dipinto – non c’è più, si potrebbe pensare, saranno certamente arrivati a pioggia, in linea con quello che andava ripetendo il premier: “È un referendum per bloccare impianti che funzionano”.

A quanto pare, invece, le grandi aziende del ravennate non sono assolutamente d’accordo. «Le principali services company multinazionali – commenta Alessandro Mongiusti, della Filctem Cgil Ravenna e responsabile nazionale di categoria per il comparto perforazione – hanno avviato piani di ristrutturazione devastanti che vedono coinvolte anche le basi operative nel nostro paese e nella nostra città. Dimensionalmente le tre big, Halliburton, Baker Hughes e Schlumberger hanno già ridotto il personale di oltre il 50% e stanno proseguendo nel percorso di riduzione».

A fine mese probabilmente si fermerà pure l’Atwood Beacon, cioè l’ultimo impianto di perforazione che sta operando nella zona. Un record, visto che a Ravenna non era mai accaduto che tutti gli impianti fossero fermi. «Altra certezza, purtroppo – continua Mongiusti – sono i futuri piani operativi comunicati da Eni per Ravenna. Stante l’attuale situazione di mercato non vi sono operazioni in programma per tutto il 2016 e credo sia inutile andare oltre e fare i veggenti per il 2017. Se le operazioni non ripartono a breve termine quanto rimasto della forza lavoro dell’intero comparto subirà nei prossimi mesi una decimazione irrecuperabile».

È chiaro che l’avventura fossile dell’Italia era già in declino prima della consultazione popolare. La penisola ha una produzione risibile e in costante calo, sia di gas che di greggio.  Il crollo del prezzo del barile rende l’estrazione in mare sempre più antieconomica. Secondo l’ultimo rapporto della società di consulenza Deloitte, il 35% delle compagnie sarebbe ad alto rischio di fallimento nel 2016. Nonostante il governi seguitino a foraggiare l’industria fossile con oltre 5 mila miliardi di dollari l’anno, nonostante l’Italia abbia destinato a carbone, gas e petrolio una quota di finanziamenti pubblici 42 volte superiore a quelli accantonati per l’azione climatica, le prospettive per il mercato del lavoro nel settore non sono affatto incoraggianti.

*****

E visto che ora non ci sono più scuse, cosa aspettate a firmare per il referendum? Evitiamo che vengano rilasciate concessioni inutili, per favorire i soliti noti, e cambiamo strategia energetica.

Ci sono ancora pochi giorni a disposizione.

Il quesito sulle trivelle vuole cancellare i riferimenti a certe zone dell’Italia che limitano le attività petrolifere esclusivamente in quei luoghi, in modo da render applicabile il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a tutta Italia, per i nuovi interventi in terraferma e in mare al di fuori delle 12 miglia. Dopo il referendum del 17 aprile contro le concessioni già esistenti in mare nelle prime 12 miglia, un quesito sui progetti nella restante parte del territorio italiano.

Non riguarda le concessioni già assegnate dallo Stato, perché colpirle lo avrebbe reso inammissibile.

Votare “Sì” significa voler bloccare tutti i nuovi progetti di perforazione e estrazione, ridurre devastazioni e problemi di salute connessi ai progetti petroliferi e rispondere alle analisi di scienziati di tutto il mondo: estrazione e combustione degli idrocarburi causano sconvolgimenti climatici, con grave rischio per la vivibilità della Terra. Le attuali richieste dei petrolieri per concessioni in terraferma e in mare sono oltre 100, su vaste aree del Paese. Fermiamole!

Leggi il quesito referendario

36 comments

  1. Ciao a tutti. Sono in giro per affari e ho qualche problema a relazionarmi (qui in Sardegna in alcune zone c’è proprio un problema di connessione).Fornita la giustificazione per la mia assenza avrei due domande. La prima per Domizia : dire che la pensione con il mutuo è l’ennesima schifezza propostaci da questo governo inqualificabile è scontato ma mettiti nei panni di un ultrasessantenne senza lavoro e senza redditi.Cosa fai?
    La seconda per Sun : se la temperatura esterna è di 26 gradi , interna di 28 nella toilette quanti gradi ci sono? La prossima volta impari a comprare il biglietto…………………

  2. la settimana enigmatica

    cosa ci ricorda-musica-quiz-per tutti

    quale altra melodia ci ricorda questo brano dalla sonnambula di bellini? al vincitore sarà offerto l’abbonamento gratuito al ‘calendario del popolo’ (non è vero, non ci sperate)

      1. L’inizio mi ricorda “giovinezza giovinezza” o no? (con Bellini non si può mai dire, tant’è, poco prima sul “Ah non credea mirarti” c’è un pezzo di “Fenesta ca lucive” che appunto molti gli attribuiscono)

        (ha rinfrescato un po’ è ripartito il cervello, piano però)

        1. ahi… io pensavo proprio a ‘bandiera rossa’… ora tu mi dici ‘giovinezza, giovinezza’….
          dovrò rivedere il mio giudizio su bellini?!? 🙂

          1. Bah…oguno se la canti e se la suoni come vuole, a me piace solo “l’internazionale”… E lasciamo in pace il povero Bellini che è pure morto giovane (e bellissimo).

    1. SI potrebbe aver buon gioco, ma oggi sono buonissima e lo applico a me stessa visto che il caldo mi ha fritto i neuroni (che già non è che fossero chissà che) e di pensieri nemmeno l’ombra nemmeno sub-umani.

        1. Con un umido da foresta pluviale e zanzare come idrovolanti ? Antonè, vestiti da Indiana Jones… 🙂

          Comunque anche qui prima piove poi esce questa specie di orrida sauna appiccicaticcia

    1. marco, per sabotare il referendum è stato detto che ikl settore tirava e poteva dare ancora molto, le norme nello sblocca italia andavano nella direzione di facilitare in tutti i modi il settore perché potevamo ridurre la nostra dipendenz dall’estero
      ecco la prova provata che erano tutte cazzate

      per inciso, anche all’estero molte ditte (anche ENI) hanno rinunciato a permessi estrattivi, perché non conviene più

        1. meglio dei tuit di Renzi e delle minacce della boschi, non ti pare? :mrgreen:

          io trovo molti più articoli critici sulle politiche del governo…ma non critici nel senso di rosiconi, in quanto propongono tutti un modello di sviluppo diverso (e più in linea con quello che succede oltre gli italici confini…da noi siamo ancora all’età della pietra)

  3. Contropelo… pubblico

    Costruita intorno a voi

    Vorrei provare a spiegare perchè l’ipotesi avanzata dal governo per risolvere il problema delle pensioni anticipate sta tutto all’interno della dinamica di questa crisi, cioè il grande trasferimento di ricchezza dal debito pubblico, dove lo stato media a favore dei deboli, al debito privato dove ciascuno si arrangia, se può. Funziona sempre nello stesso modo. Si crea una emergenza e un disservizio nel settore pubblico, trasporti, sanità, pensioni, si stabilisce che non è possibile risolverlo nell’ambito dello stato e si privatizza il servizio. Far andare in pensione ad età logica la gente costerebbe dieci miliardi. Lo stato non li ha. Oddio magari si e non penso agli F35 (per quanto) ma agli 80 euro, o agli sgravi temporanei alle imprese private per le assunzioni che ne valgono il doppio. Quindi “è” una questione di scelte economiche sulla flessibilità. Ma anche a non averli, considerato che oggi il debito pubblico costa zero, uno stato che ci sta a fare se non a risolvere un problema sociale, riaprendo il mercato del lavoro ai giovani, almeno per non vanificare i soldi che ha speso per farli studiare, incassando in compenso i loro contributi. Invece no quel debito deve diventare privato. Che ormai tutti sanno essere stato la causa della crisi. Chissà perchè? C’entrerà Oxfam?

  4. OT
    A me ‘sta storia delle pensioni col “mutuo” (pro banche/assicurazioni) mi fa venire le madonne a quadrettini.

    SGRUNT 😡

    1. OT al quadrato, per domizia
      scusa (poi non ti rompo più i cojons), ma oggi ho in sottofondo il gianni schicchi con regia di woody allen, così così… e quindi mi sono ricordato di averti citato l’altro giorno quello con la regia di laurent pelly, per me un piccolo capolavoro (anche musicalmente: corbelli, ciofi, saccà, osawa). qui purtroppo con risoluzione non ottimale, ma comunque, a prescindere…
      … si può sapere che diavolo dicono a signa??

      1. Grazie Hein, non mi rompi, piuttosto rischiamo di romperli noi due ai colleghi blogghisti che magari non condividono la nostra passione per la lirica 😉

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