14 comments

  1. su twitter parecchi incazzati (fra cui WuMing) perché la val di Susa sta bruciando da giorni ma non c’è copertura mediatica. La considerano una “ritorsione” contro i notav, soprattutto da parte de La Stampa

  2. Ancora non danno i risultati ufficiali, ma i giornali stamane tromboneggiavano il 40% di votanti in Lombardia e 60% in Veneto. Il Veneto è al 57% e i dati della Lombardia (che ha speso tre volte il Veneto) sono persi nelle nebbie.

  3. (OT)

    … nelle mie oziose riflessioni sulla ‘identità’, mi è venuto da pensare quanto abbia contato nella mentalità collettiva la riduzione della funzione di ‘nemico’ degli stati esteri, soprattutto quelli europei.
    l’identità nazionale è sostenuta costantemente (dove è forte) dall’idea di nemico. nel momento in cui il nemico non c’è l’identità si fa labile, e così, riprendere vecchie identità locali (per molte ragioni più forti di quella nazionale, fondata spesso quasi esclusivamente su questioni linguistiche) appare naturale, tanto più se manteniamo in loco anche quei due o tre punti di pil che altrimenti destiniamo alla perequazione (o solidarietà, per i più romantici)?

      1. a parte alcune sfumature più o meno forti, è piuttosto condivisibile.
        detto questo, possiamo pure ripartire dalla cosiddetta austerità come tema.

        cosa possiamo opporre? come ti muovi sei fulminato. perché comunque i debiti con qualcuno li devi fare. ed è molto probabile che quel qualcuno possa accettare fino a un certo punto…

        macron (se non ricordo male) ha rilanciato l’idea di una europa fiscalmente unita (potremmo dire solidale tra regioni, almeno un po’ più di oggi). il problema è che se ti muovi sei fulminato.
        se è vero (come è vero) che sia il nord italia che la catalogna vogliono l’indipendenza o autonomia fiscale perché sono stanche di distribuire soldi nel resto dell’italia o spagna con meno entrate.
        e immaginiamoci allora se dicessimo alla catalogna (o alla baviera, o all’olanda) di spostare ulteriori finanziamenti in sud italia o in grecia o in galizia.

        un percorso razionale e di compromesso tra questi estremi sembra impraticabile. staremo a vedere cosa nascerà dallo scontro diretto. ma ci spero poco (ed è già un eufemismo)

        1. Un tentativo di ragionamento senza speranza d’impulso e semplicistico:

          fossi un contribuente e/o un risparmiatore d’Oltralpe e fossi anche superficialmente informato di come l’Italia ha buttato soldi in ruberie, corruttele e cattedrali nel deserto non darei un soldo.
          Ma una domanda forse dovrei pormela: siccome non sono io, singolo contribuente e/o risparmiatore, che decido a quale paese sono prestati i soldi dello stato e delle banche chi è che ha deciso di darli agli spreconi italiani?
          Ora, ovviamente, a me contribuente e/o risparmiatore d’Oltralpe, in realtà non frega nulla del passato fintanto che non si ritorce contro di me. Voglio dire: se il mio stato non mi impone più tasse e le mie banche non chiudono mi interessa poco come abbiano risolto il problema dei loro crediti azzardati, avventurosi e speculativi. L’importante è che i soldi tornino a casa senza toccare le mie tasche. Se la vedano gli usurai e le loro vittime.

          Cosa si può opporre a un ragionamento simile?
          In teoria tanto, in pratica nulla.
          Purtroppo.

        2. ma come mai Catalogna, nord Italia si guardano bene da uscire dal mercato europeo? anche l’uscita dall’euro è messa in soffitta… non si può guardare solo il lato “spesa”, come è già successo, il famoso effetto “meridionalizzazione” è più ampio di una sola voce di bilancio…
          i temi sono sempre gli stessi, surplus germanico, libertà dei capitali senza briglie e anche la voce spesa ma non può essere presa fuori dal contesto se no troppo facile…

          1. In Lombardia solo un terzo si è espresso a favore di una nebulosa autonomia. A Varese, che dovrebbe essere un feudo leghista, ha votato solo il 20%. Credo che le differenze di reazione, tra Veneto e Lombardia risiedano nei differenti contraccolpi ricevuti dalla crisi economica, forse più dura in Veneto.

            1. … non so. dovrei essere in zona per capirci qualcosa. comunque la questione è interessante.

              tanto per tornare al tema dell’identità, ricordo invece benissimo la nascita della liga veneta, all’inizio degli anni ’80, quando di lega lombarda non si sentiva ancora parlare (magari esisteva ma veramente non ricordo). e forse, paradossalmente, il veneto era agli inizi del momento di boom delle pmi che tanto lo caratterizzano.

              ma su questo forse un ‘confinante’ come namm magari ha ricordi maggiori e migliori dei miei.
              ricordo solo che mio zio e tutto il suo gruppo di amici e parenti bestemmiavano (nel senso concreto del termine) contro l’invasione di meridionali, soprattutto nei posti pubblici. e appunto, mio zio rappresenta proprio un emblema della fortuna di quelle pmi. figlio di contadini, e ora bello benestante, ma ancora leghista. non so. mi chiedo appunto quanto abbia contato il fatto che rispetto alla lombardia, il veneto fosse rimasto più chiuso, contadino, ecc. della lombardia. boh

              1. già detto altre volte, il veneto è passato da povertà a benessere in breve tempo ed in genere l’istruzione è sempre stata vista come una perdita di tempo. Perché studiare quando puoi lavorare e guadagnare ?
                Adesso frequento meno, ma fino a 7-8 anni fa era così.

              2. A me sembra di ricordare i primi passi della lega nella seconda metà degli anni 80. Nei miei vaghi ricordi erano comunque fenomeni marginali. Poi l’antimeridionalismo c’è sempre stato. Per come la vedo io non esiste un’identità lombarda. Non solo in Lombardia risiedono prime, seconde, terze generazioni provenienti da tutta Italia, ma, attualmente, è una delle regioni che ospita la maggior parte dei cittadini di origine straniera, molti dei quali (alla faccia dello ius soli) sono cittadini italiani. È questo è visibile anche in provincia. Infine, a Milano la lega non ha mai raccolto consensi più di tanto.

                1. Sul Veneto di pianura e di mare ho troppi pregiudizi, derivanti da rapporti non esattamente felici nella mia vita professionale, per dire la mia.
                  Comunque le vicende della Banca Antoniana e delle due venete oggi ai disonori delle cronache dovrebbero dire qualcosa sulla “cultura” di quell’area.
                  Per non parlare dell’ascesa e caduta (?) del doge Galan.

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