immigrati

Musulmani in chiesa

Vicofaro, il vescovo vieta la preghiera dei musulmani in chiesa

Due parroci avevano accolto 18 profughi islamici. “Che problema c’è? – dice don Biancalani. Ma monsignor Tardelli non è d’accordo: “Questa confusione non aiuta”.

da Repubblica.it, 19 marzo 2016

Nel Pistoiese i rifugiati di fede musulmana potranno pregare anche in chiesa. Come nella parrocchia di Vicofaro, in provincia di Pistoia dove il parroco Don Massimo Biancalani sta organizzando, con il parroco don Alessandro Carmignani e un’associazione che si occupa di accoglienza, l’ospitalità di 18 profughi nelle tre parrocchie della zona. Allestendo anche spazi per la preghiera che, a Vicofaro, saranno anche interni alla stessa chiesa. “Che problema c’è – dice don Biancalani – Non avrebbe senso, se vogliamo fare vera accoglienza e integrazione, farli pregare in uno scantinato”. Così nella parrocchia saranno stesi dei tappeti nello spazio della chiesa individuato. “Chi vorrà potrà pregare dentro la chiesa, dalla parte dell’ingresso a nord – spiega don Biancalani -, chi non se la sentirà potrà farlo in un altro spazio. Non hanno bisogno di molto – aggiunge il sacerdote – l’importante per loro è orientarsi verso la Mecca”. I due parroci sono supportati dall’associazione Virgilio-Città futura. “Stiamo semplicemente seguendo l’appello di Papa Francesco”, dicono. E pensano a un percorso di integrazione e di conoscenza tra fedeli di religione cattolica e musulmani.

Ma il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli non sembra d’accordo: “In merito a quanto vediamo scritto sui giornali o riferito da vari mezzi di comunicazione, si precisa che la doverosa, necessaria e rispettosa accoglienza delle persone che professano altri culti e religioni non si fa offrendo spazi per la preghiera all’interno delle chiese destinate alla liturgia e all’incontro della comunità cristiana”, scrive in una nota. “Per quella si possono trovare benissimo altri spazi e altri luoghi ben più adatti e più rispettosi anche di chi ha un’altra fede”.

“I motivi sono tanti e talmente ovvi che non è necessario nemmeno richiamarli – prosegue il vescovo -. I sacerdoti coinvolti in questa vicenda hanno ribadito che il loro pensiero e la loro volontà di apertura agli immigrati sono stati travisati, dal momento che non è assolutamente loro intenzione creare situazioni di confusione che non aiutano certo l’accoglienza”. “Sono per altro ben consapevoli – conclude il vescovo Tardelli – della necessità di agire in questo campo con grande attenzione e rispetto sia di chi viene che della popolazione residente al fine di realizzare una vera integrazione sociale”.

I due sacerdoti però vanno avanti. Dopo aver superato le difficoltà burocratiche di accredito per poter accogliere i profughi, si sono messi al lavoro per allestire i luoghi dove i rifugiati saranno ospitati. Servono letti, personale specializzato in grado di seguire gli immigrati nel percorso di integrazione. E infine ci sono i luoghi di preghiera per i fedeli di altre religioni, che in due delle tre parrocchie pistoiesi che collaborano al progetto saranno appunto ricavati in spazi adiacenti alla chiesa mentre a Vicofaro all’interno.

“Ogni parrocchia dovrebbe aprire le porte a queste persone disperate – hanno spiegato i due parroci -. Vogliamo essere un esempio di come la chiesa possa essere parte attiva in questa emergenza. Noi crediamo e speriamo che anche le altre parrocchie di Pistoia possano partecipare a questo percorso, anzi l’invito è quello di contattarci, di collaborare per rendere questo progetto di accoglienza più inclusivo possibile”.

Cornuti e mazziati

di Ian Traynor a Bruxelles e Helena Smith ad Atene

the guardian – 27 gennaio 2016
La Grecia ha reagito con rabbia dopo aver ricevuto dall’UE un ultimatum di tre mesi, scadenza ultima per evitare di essere sospesa dall’area Schengen a causa dei suoi presunti fallimenti nel controllare la crisi migratoria del continente.

La Commissione europea ha detto mercoledì scorso (27 gennaio, n.d.r.) che Atene non stava rispettando gli obblighi derivanti dalle norme che disciplinano l’area Schengen.

“La Grecia è sotto pressione”, ha detto Valdis Dombrovskis, uno dei vicepresidenti della Commissione. “La Grecia ha trascurato gravemente i suoi obblighi … ci sono gravi carenze nello svolgimento del controllo delle frontiere esterne che devono essere superate.”

La Grecia è stata la principale porta di accesso verso l’Europa attraverso la Turchia per più di un milione di persone nel corso dell’anno passato, la maggior parte delle quali provenienti dal Medio Oriente. Il flusso mostra pochi segni di cedimento, con più di 35.000 persone che hanno fatto la breve ma pericolosa traversata dalla Turchia verso le isole greche nel solo mese di gennaio 2016.

I tedeschi, così come molti altri paesi dell’UE che accolgono un gran numero di migranti, sono da tempo furiosi con i Greci che farebbero semplicemente passare i nuovi arrivati ​​senza registrazione e controlli d’identità e li avvierebbero sulla rotta dei Balcani verso Austria e Germania.

Ma Atene ha risposto con fermezza alle critiche, incolpando invece la Turchia di non rispettare l’accordo che ha stretto con l’Unione europea a novembre. Descrivendo la minaccia di isolare la Grecia come non costruttiva, il governo greco ha sostenuto che la bozza di rapporto di valutazione si riferisce ad un momento in cui la situazione sul terreno era diversa da quella prevalente due mesi e mezzo dopo.

“La Grecia si è superata al fine di mantenere i suoi obblighi”, ha detto la portavoce del governo Olga Gerovasili, insistendo sul fatto che non era colpa della Grecia se la Turchia non era riuscita a stroncare le bande di contrabbandieri e arginare il flusso di rifugiati. “Ci aspettiamo che tutti gli altri facciano lo stesso.”

I governi dell’UE hanno chiarito lunedì scorso che ci sarebbe bisogno di un’azione senza precedenti contro la Grecia se non dovesse riuscire ad iniziare a giocare secondo le regole di Schengen. Gli avvisi venuti mercoledì dalla Commissione confermano esattamente questo. Dombrovskis ha detto che una missione segreta UE in Grecia nel mese di novembre aveva concluso che Atene stava violando le norme di Schengen su più fronti.

“Non c’è un’efficace identificazione e registrazione dei migranti irregolari”, ha detto Dombrovskis. “Le impronte digitali non vengono inserite sistematicamente nel sistema, i documenti di viaggio non vengono sistematicamente sottoposti al controllo di autenticità o verificati nei database di sicurezza cruciali.”

La mossa senza precedenti di sanzionare la Grecia, coniugata con l’azione dei governi nazionali per estendere e prolungare i controlli alle frontiere nazionali per un massimo di due anni, sono un colpo potenzialmente fatale al regime di Schengen, che è stato in vigore per più di 20 anni ed è generalmente visto come uno dei successi più grandi e popolari dell’UE.

La crisi dei rifugiati e il terrorismo jihadista in Europa hanno messo il sistema sotto pressione e potrebbero far cadere governi nell’UE. Trovatasi sulla prima linea del flusso migratorio – 850.000 immigrati hanno attraversato la Grecia l’anno scorso – Atene è furiosa per essere stata identificata come capro espiatorio per il resto dell’UE e teme l’impatto dell’isolamento.

Il ministero degli Esteri greco ha pubblicato mercoledì le sue statistiche che mostrano che il 90% dei nuovi arrivati ​​l’anno scorso provenivano da Siria, Iraq e Afghanistan. Di questi la maggior parte sarebbe qualificata per lo status di rifugiato. Per contro, la commissione ha affermato questa settimana che il 60% di coloro che entrano nell’UE attualmente sono “migranti economici”, non in fuga da guerre e non bisognosi di protezione e che quindi dovrebbero essere deportati.

Un portavoce del ministro della migrazione ha detto al Guardian che, nonostante le condizioni climatiche e il mare freddo e agitato, a gennaio sono arrivati in Grecia circa 3.000 rifugiati al giorno.

“In questo stesso periodo la Turchia ha accettato di riprenderne 123”, ha dichiarato Kyriakos Mandouvalos, ammettendo che, mentre la reazione locale su diverse isole aveva ritardato la costruzione di hot spot per registrare i profughi, questi saranno completati entro la fine di febbraio. “Ci sono stati un sacco di problemi tecnici e politici da risolvere, ma dagli ultimi 10 giorni del mese di febbraio cinque hot spot apriranno a Lesbo, Leros, Chios, Samos e Kos.”

L’avvertimento da parte della commissione è arrivato sotto forma di una bozza di relazione sull’efficienza della Grecia, bozza che deve ancora essere approvata da una maggioranza qualificata dei governi dell’UE. La Commissione dovrebbe quindi dare ad Atene tre mesi per prendere “misure correttive” per salvaguardare il suo posto nel sistema Schengen. Allo stesso tempo, i governi dell’Unione europea, con il sostegno della Commissione, agiscono per aumentare i controlli alle frontiere della Macedonia con la Grecia settentrionale, mossa che potrebbe vedere decine di migliaia di profughi intrappolati in Grecia.

In base a sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, i paesi dell’UE non sono autorizzati a rimandare i richiedenti asilo verso la Grecia, perché le condizioni dei rifugiati lì sono considerate troppo misere. Ma impedire che entrino in Macedonia per poi dirigersi verso nord, annullerebbe il problema di rispedirli indietro in Grecia.

fonte: http://www.theguardian.com/world/2016/jan/27/greece-warned-control-borders-schengen-european-commission