Segnalato da Barbara G.
La nuova circolare del Viminale sugli sgomberi affida ai servizi sociali dei Comuni, con l’ausilio del privato sociale, il censimento degli occupanti. «Si violano così relazioni di fiducia e il segreto professionale», afferma Gianmario Gazzi, «la nostra professione ha un ruolo di supporto alla persona, non di controllo sociale»

Alcuni abitanti del residence sociale “Aldo dice 26×1” – milanotoday.it
di Sara De Carli – vita.it, 04/09/2018
La circolare del Viminale sugli sgomberi? «Assegna agli assistenti sociali un ruolo di agente di pubblica sicurezza o molto vicino ad esso: la nostra professione invece ha un ruolo di supporto alla persona, non di controllo sociale. Così si intaccano i principi della professione disegnati dalla legge e dal codice deontologico, abbiamo una serie di obblighi legati al segreto professionale, è un po’ come chiedere a un medico di fornire non una statistica epidemiologica bensì i nominativi dei pazienti con una determinata malattia». Così Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio Nazionale degli assistenti sociali, commenta la circolare che il 1 settembre il Viminale ha inviato ai prefetti.
La sua, precisa Gazzi, è una prima lettura: «approfondiremo», ma il testo della circolare di primo acchito presenta «forti criticità per il merito e per il metodo». La circolare parla esplicitamente di un «censimento degli occupanti» che «dovrà essere condotto, anche in forma speditiva, sotto la regia dei Servizi Sociali dei Comuni e, laddove occorra, con l’ausilio dei soggetti del privato sociale». Il censimento deve portare alla «identificazione degli occupati e della composizione dei nuclei familiari, con particolare riguardo alla presenza di minori o altre persone in condizioni di fragilità, oltre alla verifica della situazione reddituale e della condizione di regolarità di accesso e permanenza sul territorio nazionale».
Al fine della raccolta di queste informazioni – di cui dice la circolare stessa «non possono essere sottovalutate le difficoltà» – devono essere utilizzati i dati già in possesso dei Servizi sociali per quegli occupanti che già beneficiano di eventuali prestazioni assistenziali. Solo ove questi accertamenti portino a individuare soggetti in situazioni di particolare fragilità i Servizi sociali dei Comuni dovrebbero attivare «specifici interventi», che «non potranno essere considerati negoziabili», mentre in tutti gli altri casi si procede allo sgombero «con la dovuta tempestività», «ritenuta sufficiente l’assunzione delle forme più generali di assistenza», ad esempio inviando gli occupanti ad una struttura di accoglienza per «il tempo strettamente necessario all’individuazione da parte loro di soluzioni alloggiative alternative».
«Non siamo a favore dell’occupazione, come qualcuno sui social ci ha detto», afferma Gazzi, «capisco l’esigenza di intervenire, ma nel rispetto dei ruoli di ciascuno. Il punto, cioè, è il “come”. Se c’è il sospetto che ci sia un racket delle case occupate, questo è un tema di politiche sociali o di sicurezza pubblica? Va affrontato con gli assistenti sociali o con la polizia giudiziaria? Ci sono tante équipe territoriali che lavorano sulle strade, costruendo con le persone relazioni di fiducia: la circolare non ne tiene conto. E menziona anche il privato sociale…. Sarebbe bastato coinvolgere gli attori istituzionali che operano professionalmente in materia di sgomberi come l’Anci e per l’appunto la rappresentanza della professione degli assistenti sociali».
Lo stesso presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha criticato la circolare: «Una circolare non può superare una norma, c’è un decreto che prevede concertazione nell’ambito del comitato metropolitano per la sicurezza urbana nel quale si fa pianificazione degli sgomberi tra prefettura, comune, regione e forze dell’ordine individuando soluzioni alternative. La circolare, superando la normativa, dice che il prefetto sgombera e poi il Comune pensa a una soluzione alternativa e ciò significa dover lavorare sull’emergenza». Anche per Anci «secondo la circolare gli assistenti sociali dovrebbero andare a fare il censimento, ciò non rientra nelle competenze degli assistenti sociali. Il monitoraggio va fatto dalla polizia locale e dalle forze dell’ordine».
Un’ultima considerazione di Gazzi allarga la questione: «nelle occupazioni a scopo abitativo, se fai uno sgombero liberi una casa ma non risolvi il problema, soltanto lo sposti. Un piano di edilizia pubblica non si vede da decenni, non si risolverà nulla senza un piano credibile e forte di sviluppo di politiche abitative e di contrasto dell’esclusione sociale dei soggetti fragili».

Nuovo sgombero per “Aldo dice 26×1” – milanotoday.it