In una cittadina della Lombardia, Lissone. che è stata amminstrata negli anni da DC, PSI.FI e Lega (attutalmente è sindaco una maestra elementare iscritta alla Cisl), Comune e Anpi hanno allestito una mostra sula Resistenza. Inserendovi anche il ricordo delle vittime della “violenza rossa”, cioè di 7 fascisti,tra i quali un gerarca, uccisi da partigiani o presunt tali.
La condivisione, ovviamente, ha dato luogo a discussioni e polemiche, il fatto si innesta – anni dopo – in coda a tutto il percorso revisionista innescato a suo tempo dalle viceende del cosidetto Traingolo rosso, che alcuni giornalisti e politci ebbero cura di erigere ad emblema pur di vendere libri o ottenere voti.
Credo che molti abbiano guardato al fascismo per i suoi aspetti più esecrabili (guerra, uccisioni, leggi sula razza ecc.), dimenticandosi troppo spesso di considerare cosa abbia significao nella vita quotidana di tanti italiani, soprattutto di quelli che lo avversavno e non si piegavano, ma anche di quelli che non aderivano con la “dovuta” passione e ubbedienza.
Erano tanti, questi, e n tanti hanno patito ogni giorno, per anni e anni, senza che ve ne fosse la benchè minima giustificazione, come in un romanzo gogoliano o in Papà è in viaggio di affari di Kusturica.
C’è anche una violenza supeflua e grottesca, insomma, nelle dittature.
Cito solo un esempio, attingendo alle fonti di famiglia.
Nel film Amarcord di Fellini, la somminitrazione preventiva di olio di ricino e vessazioni agli antifascisti noti, in occasione di viaggi del duce o feste littorie,è mostrata purtroopo, come un episodio del quale si puà ridere, immerso com’è nel flusso dei ricordi un pò edulcorati e poeticizzati,
Nella realtà, in un paesino di campagna a poca distanza da Milano, luogo di vita di contadini e operai, fatto di poche cascine, c’era un parente di mia madre che non era neppure antiascista, una persona mite. Il suo peccato era esser fratello di un presunto “sovversivo” socilaista o comunista allora ricercato.
Ogni occasion e era buona per somministragli una sana razione di botte sotto gli occhi di tutti, e la pratica fu talmente intensa e reiterata che finì in sanatorio e vi morì, ancor giovane.
A pestarlo, sotto la guide dei gerarchetti locali, erano anche i vicini, assieme alle camicie nere. abtuate a vessare tutto e tutti per dare dimostrazione di servilismo ai capoccia o per naturale attitudine alla violeza, all’odio.
Per questo non condivido minimamente quel che han fatto Comune di Lissone e ANPI locale, e tantomeno il consenso della mestrina dalla “Penna biaconceleste”, che si inserisce nel solco di una solida tradizione: quella dei partiti popolari di ispirazione cattolica che non si opposero con la dovuta decisione al fascismo, nemmeno in Parlment quando vi stavano.
E che trescavano col Vaticano per arrivare ai PAtti Lateranensi.
Se “vendette partigiane” ci furono, esercitate anche in modo sommario e senza processo, bisognerebbe – prima di confonderle in una memoria indistinta – ricordarsi quanta violenza quotidiana le generò.
Come può, una scuola che ha queste maestre, pretendere di conservare memoria e giustizia storica?
Al tuo parente e’ andata pure bene. Il cugino di mio nonno, della cascina Alipranda a Lissone, e’ stato portato in piazza davanti a palazzo Tergani e fucilato – non prima di aver chiamato tutti gli operai delle officine Brugola ad assistere all’orrore, per terrorizzarli.
in questo blog si parla del niente in quanto l’autore parla solo con se stesso, mente e non ha il coraggio di essere se stesso. Parlare di argomenti “alti” senza metterci la faccia equivale a dire cose senza valore.
visto che lui è timido e non ha il coraggio di parlare vi racconterò io un po della sua vita di volta in volta. Iniziamo col dire che vive in Francia, non è sposato ne fidanzato, forse non ha mai avuto una fidanzata (un po di gossip ci vuole!!), strano perché è un bel ragazzo: alto, magro,spalle larghe, occhi scuri e un bel sorriso. Evidentemente non ha un buon carattere e le ragazze quando lo conoscono scappano a gambe levate!
Beh quando ti decidi a rispondermi?
qualcuno (UNO) del blog dica a Valerio che sto aspettando che mi risponda
Suo padre ha vissuto in Germania da giovane ma si è sposato e ha vissuto in Sicilia, il padre ha anche origini campane
Della madre non si sa niente forse è morta quando lui era piccolo
palazzo Terragni …
vieni fuori a dirlo chi sei, una volta per tutte
ce la fai a parlare con il tuo nome di battesimo? Quello vero non quello inventato
TUTTI UGUALI?
In una cittadina della Lombardia, Lissone. che è stata amminstrata negli anni da DC, PSI.FI e Lega (attutalmente è sindaco una maestra elementare iscritta alla Cisl), Comune e Anpi hanno allestito una mostra sula Resistenza. Inserendovi anche il ricordo delle vittime della “violenza rossa”, cioè di 7 fascisti,tra i quali un gerarca, uccisi da partigiani o presunt tali.
La condivisione, ovviamente, ha dato luogo a discussioni e polemiche, il fatto si innesta – anni dopo – in coda a tutto il percorso revisionista innescato a suo tempo dalle viceende del cosidetto Traingolo rosso, che alcuni giornalisti e politci ebbero cura di erigere ad emblema pur di vendere libri o ottenere voti.
Credo che molti abbiano guardato al fascismo per i suoi aspetti più esecrabili (guerra, uccisioni, leggi sula razza ecc.), dimenticandosi troppo spesso di considerare cosa abbia significao nella vita quotidana di tanti italiani, soprattutto di quelli che lo avversavno e non si piegavano, ma anche di quelli che non aderivano con la “dovuta” passione e ubbedienza.
Erano tanti, questi, e n tanti hanno patito ogni giorno, per anni e anni, senza che ve ne fosse la benchè minima giustificazione, come in un romanzo gogoliano o in Papà è in viaggio di affari di Kusturica.
C’è anche una violenza supeflua e grottesca, insomma, nelle dittature.
Cito solo un esempio, attingendo alle fonti di famiglia.
Nel film Amarcord di Fellini, la somminitrazione preventiva di olio di ricino e vessazioni agli antifascisti noti, in occasione di viaggi del duce o feste littorie,è mostrata purtroopo, come un episodio del quale si puà ridere, immerso com’è nel flusso dei ricordi un pò edulcorati e poeticizzati,
Nella realtà, in un paesino di campagna a poca distanza da Milano, luogo di vita di contadini e operai, fatto di poche cascine, c’era un parente di mia madre che non era neppure antiascista, una persona mite. Il suo peccato era esser fratello di un presunto “sovversivo” socilaista o comunista allora ricercato.
Ogni occasion e era buona per somministragli una sana razione di botte sotto gli occhi di tutti, e la pratica fu talmente intensa e reiterata che finì in sanatorio e vi morì, ancor giovane.
A pestarlo, sotto la guide dei gerarchetti locali, erano anche i vicini, assieme alle camicie nere. abtuate a vessare tutto e tutti per dare dimostrazione di servilismo ai capoccia o per naturale attitudine alla violeza, all’odio.
Per questo non condivido minimamente quel che han fatto Comune di Lissone e ANPI locale, e tantomeno il consenso della mestrina dalla “Penna biaconceleste”, che si inserisce nel solco di una solida tradizione: quella dei partiti popolari di ispirazione cattolica che non si opposero con la dovuta decisione al fascismo, nemmeno in Parlment quando vi stavano.
E che trescavano col Vaticano per arrivare ai PAtti Lateranensi.
Se “vendette partigiane” ci furono, esercitate anche in modo sommario e senza processo, bisognerebbe – prima di confonderle in una memoria indistinta – ricordarsi quanta violenza quotidiana le generò.
Come può, una scuola che ha queste maestre, pretendere di conservare memoria e giustizia storica?
Al tuo parente e’ andata pure bene. Il cugino di mio nonno, della cascina Alipranda a Lissone, e’ stato portato in piazza davanti a palazzo Tergani e fucilato – non prima di aver chiamato tutti gli operai delle officine Brugola ad assistere all’orrore, per terrorizzarli.
in questo blog si parla del niente in quanto l’autore parla solo con se stesso, mente e non ha il coraggio di essere se stesso. Parlare di argomenti “alti” senza metterci la faccia equivale a dire cose senza valore.
Visto che questo è uno spazio libero posso dire liberamente che l’autore di questo blog si chiama Valerio, lui non lo ammetterà mai, ma io lo so!
visto che lui è timido e non ha il coraggio di parlare vi racconterò io un po della sua vita di volta in volta. Iniziamo col dire che vive in Francia, non è sposato ne fidanzato, forse non ha mai avuto una fidanzata (un po di gossip ci vuole!!), strano perché è un bel ragazzo: alto, magro,spalle larghe, occhi scuri e un bel sorriso. Evidentemente non ha un buon carattere e le ragazze quando lo conoscono scappano a gambe levate!
si definisce un mago dei giochi di carte ,a è tutto da dimostrare…
è siciliano
ha tanti amici ma io li definirei conoscenti perché nessuno lo conosce veramente
Crede nel potere delle persone di cambiare le cose ma lui non le sa cambiare! O forse non le vuole cambiare!