“Non sta sfruttando me”

di Barbara G.

“Se Michele si è suicidato è anche colpa di noi giovani, egoisti senza coscienza sociale”

“Partecipo attivamente alla vita di questo Paese da 10 anni e a ogni incontro, manifestazione e dibattito a mancare sono i miei coetanei. Toccano anche a noi le riflessioni su cosa stiamo facendo per questa società”. La lettera di una ragazza arrivata all’Espresso sposta il dibattito sulla condizione giovanile nel nostro Paese riaperto dal messaggio del trentenne che si è tolto la vita

di Veronica Andrea Sauchelli (*) – espresso.repubblica.it, 08/02/2017

Un giovane uomo si suicida perché non ha il lavoro che desidera e scoppia l’urto di accuse . Ovviamente la maggior parte sono commenti alla “governo ladro”, “sistema bastardo” e “povera vittima”. Non voglio tentare neanche per un secondo di commentare il gesto di chi se n’è andato perché non ne ho né il diritto né l’interesse.

Quello che mi preme dire, invece, è che io non mi sento follemente arrabbiata solo con un “sistema” generico, impersonale, intangibile; io mi sento arrabbiata col sistema reale, e mi dispiace sottolinearlo, ma del sistema reale fanno parte anche tutti quei miei coetanei che adesso puntano il dito verso un responsabile invisibile. Siamo tutti responsabili. Tutti: dal primo all’ultimo, e non solo chi arriva nei palazzoni con le auto blu.

Partecipo più o meno attivamente alla vita di questo Paese da quando avevo 15 anni, ora ne ho venticinque e sono già stanca, amareggiata e stufa. Non dalla classe politica, ma dalla mia generazione. Sì, lo sono anche dalla prima categoria, però da quella te l’aspetti, dalla seconda no. Ero rappresentante del mio liceo e organizzavo conferenze a cui non veniva nessuno perché “meglio i tornei di calcetto e pallavolo”.  Alle manifestazioni talvolta un po’ di gente c’era, ma il più delle volte per saltare scuola o per vivere un pizzico di quell’atmosfera sessantottina di cui abbiamo sentito solo parlare. Poi sono cresciuta ed ho iniziato ad andare all’università e ad altri incontri pubblici: sulla questione dell’acqua, conflitti vari, giornalismo, crisi giovanile, complesso di Telemaco, Costituzione italiana… indifferente l’argomento, c’era sempre una sola costante: ero l’unica (o quasi) a non avere la testa grigia. I miei coetanei non ci sono mai, li si vede in massa solo quando c’è da fare aperitivo.

l festival di Internazionale ho assistito ad un incontro sul (non) futuro giovanile in cui l’attempato relatore si è consumato in un sentitissimo mea culpa perché loro, i nostri nonni, ce l’hanno rubato, il divenire. Beh, questa frase fatta – che ormai si sente troppo spesso – sortisce come unico effetto quello di assecondare il nostro volerci sentire vittime. Magari in parte lo siamo, ma non possiamo usare questo come scusa per redimerci dalla responsabilità di costruire quello che vogliamo. Non abbiamo una coscienza sociale, questo è il vero problema. Ognuno è a testa china sulla propria strada, in mezzo a smartphone, ambizioni, menefreghismo e bicchieri di vino. È una grossa generalizzazione, sicuramente, ma che siamo imbottiti di un individualismo spesso quanto le nostre speranze è innegabile.

Spesso ho fatto la pendolare coi miei colleghi di studio, ed è stato sempre un penoso lungo viaggio fatto scivolando sulla superficie delle cose. Uno solo l’argomento di conversazione, puntuale: l’esame e la mole di studio. Non riesce a preoccuparsi d’altro se non dei suoi problemucci quotidiani, questa nuova maggioranza; compresa la più istruita, “l’élite”. Gente che anche quando si lamenta perché il libro scritto (e inflitto) dal professore non è nemmeno in italiano corretto e a studiarlo ci si sente presi per il sedere, sorride compiacente all’autore perché c’è un voto da portare a casa. Come si può pretendere da un insieme di persone incapace d’unirsi anche solo per ottenere un libro dignitoso da studiare, che sappia creare una forza sociale in grado di far valere i propri diritti?

Una persona molto cara a me (laureata) aveva trovato un posto in cui veniva pagata cinque euro l’ora (in nero) come responsabile di sala, e se avesse voluto bere o mangiare qualsiasi cosa  avrebbe dovuto pagarlo a prezzo intero. «Non andateci», ho detto ad alcuni amici «non dobbiamo sostenere il nostro sfruttamento», «mi dispiace, ma la birra lì è buona!», mi hanno risposto. Stesso tipo di risposta quando ho riportato il medesimo suggerimento per un’altra situazione analoga di sfruttamento vaucheriano giovanile, «ma non sta sfruttando mica me!», già. Non oggi, non lì.

Quindi la riflessione prima ancora che ai poteri forti spetta a noi. Noi abbiamo la forza fisica, mentale e anagrafica per proporre e reggere uno scontro tangibile con questa realtà. La società non si fa da sola, e in questo momento noi giovani stiamo lasciando che subisca se stessa. Noi abbiamo il diritto e il dovere di partecipare, di creare un tessuto, al posto di un pettine di fili paralleli, destinati a non incontrarsi mai. Siamo noi che ci stiamo annegando a vicenda in un assordante silenzio di contenuti. Siamo noi che dobbiamo (ri)costruire  per primi un ambiente vitale, vivace, fatto di braccia salde e responsabili. Chi altri sennò? La cosa pubblica non si fa da sé. Michele s’è ammazzato da solo eppure l’abbiamo ammazzato un po’ tutti, col disinteresse, la critica altero-diretta e l’incapacità di essere un gruppo. Sinergia, questa dovrebbe essere la parola d’ordine per arrivare tutti da qualche parte. Sempre che ci interessi.

*Veronica Andrea Sauchelli è una fotografa di 25 anni di Udine.

55 comments

  1. Lo s otto di Antonella mi porta ad intervenire. Avevo liquidato l’articolo come una pelosissima dichiarazione di virtù del solito peccatore tremebondo che, nel dubbio e senza fede, intende assicurarsi, ove mai vi fosse, un posticino in oaradiso (ma senza troppe responsabilità, per carità). Non ho ricordi o esperienze ceh mi fanno pensare che la mia generazione e quella immediatamente precedente siano state un esempio di partecipazione ed impegno diffusi. Senza dilungarmi troppo vorrei, ancora una volta, ribadire che il problema è quello delle classi dirigenti, è lì che è avvenuto il disastro (mi collego in parte a ciò che Sun reitera sovente ed a ragione). Per chiarire non è che ci sia stato una mitica età dell’oro della politica ma semplicemente una media leggermente più accettabile di quella odierna in parte dovuta ad eventi storici come le guerre mondiali, gli orrori dei campi di concentramento, la boma atomica, la percezione che la “fine” fosse davvero possibile pigiando qualche bottone. Senza inoltrarci in “acute” (e qualche volta “ottuse”) analisi economiche (evito accuratamente l’ orrendo termine “sociologiche). Il nocciolo duro è che la ricerca di “senso” è destinata al fallimento perchè non c’è senso che non sia creato ad uso e consumo di interessi dominati e capaci di dominare.
    Vi auguro un buon sonno ristoratore:

    “La notte lava la mente.

    Poco dopo si è qui come sai bene,
    file d’anime lungo la cornice,
    chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

    Qualcuno sulla pagina del mare
    traccia un segno di vita, figge un punto.
    Raramente qualche gabbiano appare.”

    (..miei cari dodos….)

    1. Su questo siamo perfettamente d’accordo.
      Ma se c’è una classe dirigente che ci fa digerire l’indigeribile è anche perché noi ci accontentiamo di un alka seltzer.
      Fra la tua generazione, che ha partecipato e ha lottato, e quella dei giovani di oggi c’è un abisso (anche culturale). Come mai?
      È forse (ricollegandosi a quello che diceva sun) perché di mezzo c’è stata una generazione che ha considerato i diritti come parte del paesaggio senza pensare che c’è chi se li è guadagnati a manganellate? Che questi diritti se li è fatti ciulare gradualmente in cambio di 4lire? Che non ha saputo trasmettere ai figli una serie di valori fondamentali?

      1. mah, non so.
        la tizia è simpatica come un gatto nelle mutande.

        però, non posso certo dire di non sentire spesso come lei.
        boh, non ho amato affatto la mia generazione. solo che non mi sentivo nemmeno veramente migliore.
        la questione, piuttosto, non mi interessava. non volevo ‘conquistare’ alla mia parte le persone che non mi corrispondevano. mi sarebbe bastato avere dalla mia parte le persone che dicevano di esserlo.
        e invece, quanto più radicali, quanto più estreme (e non che io non lo fossi), tanto più vedevo che non erano ‘compagni’, ma capitalisti in fasce. questa, certo, la delusione più forte.

  2. “la colpa è dei ragazzi”
    come se vivessero in un mondo a parte, come se non avessero adulti che li educano (o dovrebbero) e da cui prendere esempio a casa, a scuola, nel cazzo di mondo in cui vivono.
    prima di farvi un giro alle superiori, fatevi un giro alle elementari ed alle medie.
    che se alle superiori hanno la scusa di doversi mantenere un certo numero di studenti, nella scuola dell’obbligo questa scusa non c’è.
    genitori ed insegnanti sono l’esempio da cui i ragazzi assorbono per i primi 14 anni di vita. Non parlo dello studio, parlo dell’esempio, del comportamento, dell’impegno e della passione che vedono intorno a se
    ma certamente è colpa loro
    quelli bravi nascono bravi, quelli stronzi nascono stronzi

    mi ricordo, a 18 anni, mi sono reso conto di essere fra quelli stronzi. Parlavo con un ragazzo in un pub ad empoli (uno dei primi nella zona). Era di genova, era un rockabilly, con banana, giacca di pelle e tutto il resto. Un bravo ragazzo,era la prima volta che lo vedevamo (e che vedevamo un rockabilly) e lo prendevamo un po’ per il culo per il look, ma bonariamente.
    Parlando venne fuori che stava pensando di metter firma nell’esercito. Mi ricordo come se fosse adesso che che gli dissi di ripensarci, che erano tutti dei falliti, delle persone che non valevano niente.
    Con calma mi disse che io, probabilmente, avevo sempre avuto una famiglia che si era presa cura di me, che mi aveva mandato a scuola, che mi aveva voluto bene e dato delle opportunità, ma che non era così per tutti. E mi sentii uno stronzo.

    poi c’è chi, nonostante l’esempio od il contesto, reagisce comunque, ma sono le eccezioni, gli esempi. Anzi no, mi sono sbagliato, sono i “giovani” che sono stronzi, mentre il mondo che li circonda è pieno di esempi virtuosi e modelli da seguire ed offre su un piatto d’argento un futuro fatto di soddisfazioni ed opportunità da cogliere

  3. Fate come se non avessi risposto, anzi cancellate pure i miei commenti. Ho voluto rispondere a namm, la prossima volta gli risponderò in privato.

    1. Mi dispiace che la discussione (?) di abbia irritato. Avrai i tuoi motivi.
      MI pare di capire che il principale è che l’autrice del post si è in qualche modo messa in cattedra a giudicare sprezzantemente i suoi coetanei alla ricerca di una qualche visibilità,
      C’è (quasi) sempre del divismo quando uno si esprime pubblicamente. Spesso, tuttavia, è più frutto di superficialità che di malafede. E’ un po’ difficile stabilirlo senza conoscere almeno un po’ chi scrive. Non conosco la tizia ma, come devo aver detto, la domanda che mi ponevo era che cosa avrei potuto dirle o, quantomeno, dire a chi affermasse le stesse cose e di cui fossi certo della buonafede.

          1. E’ vero, però si comunica con la tranquillità e la disponibilità d’animo all’ascolto, quando manca è meglio fermarsi un momento.

  4. Mi colpisce ma non mi stupisce che non ci sia nessun commento sul contenuto del post. E non mi stupisce perché anch’io ho grosse difficoltà a immaginare che cosa potrei dire all’autrice.
    Ci siamo un po’ dilettati a parlare/svaccare altrove sui ggiovani ma qui c’è una giovane cui sarebbe bello, forse doveroso, forse (ma molto forse) utile dire qualcosa.
    Ma, pare, “ogni lingua divien tremando muta”.

    Che l’autoflagellazione non serve a nulla e che, in realtà, è più flagellazione credo ingiustamente generalizzata della propria generazione?

    Che se afferma “Siamo noi che dobbiamo (ri)costruire  per primi un ambiente vitale, vivace, fatto di braccia salde e responsabili” allora OK, superi l’umanissimo momento di depressione, e insista testardamente a dare il suo contributo a alla (ri)costruzione di cui parla?

    Che …

    1. Il vero tabù è che Michele è (era) una persona estremamente gentile.
      Il prossimo, o un poco meno gentile oppure consapevole che dopo 24 ore non gliene frega più una cippa a nessuno, potrebbe decidere di farsi saltare in un supermercato. Per esempio.
      Ve lo ricordate Andreas Lubitz? E lui un lavoro ce l’aveva!

      1. Non desideravo parlare di Michele. Che poi finivamo tutti a fare gli psicologi dilettanti.
        Mi sarebbe interessato parlare del testo del post in cui l’autrice prende sì spunto da Michele ma per parlare delle “colpe” della sua generazione.

        Quanto a Lubitz il caso è stato comodamente archiviato come il gesto di uno fuori di testa.
        E, in generale, quella è sempre la spiegazione più confortevole, magari pelosamente pietosa.
        Suicidi, e suicidi omicidi di “denuncia” ce ne sono stati una caterva. Regolarmente finiti nel dimenticatoio.

        Forse se uno si fa esplodere con una bomba atomica.

        1. Da psicologo dilettante mi importa assai poco del mea culpa generazionale dell’autrice.
          L’egoismo di cui parla è oramai vanto culturale di un’epoca.

          1. Indirettamente il discorso era saltato fuori a proposito dei voucheristi presi x sostituire scioperanti. Mi sono un po’scazzata con Marco, che sosteneva (in sintesi) che i voucheristi avrebbero dovuto rinunciare all’incarico per solidarietà. E la contestazione che facevo era:come posso accusare quelli meno tutelati di essere egoisti quando quelli tutelati non hanno mai mosso un dito per protestare contro la progressiva precarizzaxione?

    2. Io mi sono trattenuta, ma visto che sei curioso. Io penso che quella che ha scritto sia una stronza, attribuire la colpa di eventi così gravi e dolorosi a tutti quanti, mentre si vanta del suo impegno del cazzo, mi fa venire da vomitare.

      1. Se ricordo quanto ero stronzo a quell’età non mi sento di condannarla.
        Credo nella sincerità della reazione; stupida quanto si può essere stupidi a quell’età. E non della stupidità peggiore.

        1. A 25 anni si è adulti quanto me e te. Stiamo parlando di una lettera che è stata pubblicata a mezzo stampa, non di una battuta al bar. Questa lettera, insieme alla paccottiglia dei ciusi dei bamboccioni, del se non ti laurei a 22 anni sei un perdente, ai coretti del non sanno scrivere in italiano (ripresi in rete da gente che veramente scrive male) etc etc, non fa che proseguire la retorica sulla presunta inadeguatezza delle giovani generazioni. Mi piacerebbe tanto scoprire chi è questa nobile giovane donna, ma sono stanca e non ho voglia di perdere tempo.

          1. Perché quando una persona racconta le cose come le vede con i suoi occhi_e la sua visione bon combacia con la nostra, diventa una stronza?

            (Fatti 4 chacchiere con un insegnante delle superiori e fatti raccontare come è l’andazzo generale)

            1. Sarò libera di pensare che è una stronza?
              Ho un figlio di anni 18 e di adolescenti ne conosco a frotte e ho parlato (purtroppo) con molti insegnanti ( in cinque anni ne ha cambiati come se avesse passato venti anni alle superiori), ma questo non c’entra niente. Le personcine che credono che il proprio impegno gli valga il diritto di giudicare mi hanno sempre fatto vomitare.

              1. Poi, una cosa è lamentarsi (che noi le lagne, ma vabbè) che c’è rassegnazione, un’altra è distribuire, attribuire a vanvera gravi responsabilità, sfiora il patologico.

                1. Secondo me sei fuori strada
                  Totalmente
                  La vedi come “accuse a vanvera” e “lamentarsi”
                  Secondo me invece è una solenne incazzatura di chi vede un sacco di coetanei i farsi i cazzi propri e poi incazzarsi quando “tocca a loro”.
                  Io ho tenuto di proposito un tono un po’polemico perché so che hai un figlio alle superiore. Nella sua classe, nella sua scuola quanti sono veramente attivi? Quanti si interessano alla politica, alle questioni sociali o ambientali?
                  Da noi i ragazzi impegnati lavorano a livello di parrocchia. E basta.
                  (Continua… Quando avrò PC a disposizione)

    3. Il fatto è molto semplice: chi ha scritto la lettera ha ragione
      Mi è sembrato di capire da alcuni commenti di Antonella che l’autrice è una stronza. Sicuramente lo è, come tutti quelli più giovani di me.
      Ma questo non cambia il fatto che abbia ragione!
      E non lo dico io!
      Sono i fatti a dimostrarlo. E, badate, anche quella dei “giovani che votano 5s” è una leggenda
      I giovani non votano punto!
      E partecipano anche meno.
      E quando lo fanno, i pochi, e cercano di dare un segnale forte, vengono stigmatizzati soprattutto dai loro coetanei
      Che è più grave scrivere sui muri o bruciare un’auto che non farsi non pagare per lavorare in Expo

      1. un punto a loro “discolpa parziale” è che per le generazioni precedenti era più semplice individuare contro “chi” lottare… ora è veramente difficile

      1. Siccome la vignetta in questione non violava nessuna regola di Facebook, i PDm (Pezzi Demmerda – licenza poetica) hanno scavato fino a trovare una vignetta di 2 anni fa con una tetta fuori o qualcos’altro che il robot di Facebook avrebbe potuto reputare bannabile. E’ stata un’azione squadrista per soffocare Nat.

    1. Il tuo fanatismo sta sconfinando nel delirio patetico….

      è evidente che hai seri problemi a controllare rabbia e frustrazione.

      I tuoi (vostri) alleati omologhi neofascisti d’Europa e del mondo (Trump, LePen, Orban ecc.) a te ti spicciano casa…

      😀

      1. Vedi la differenza tra te e me e’ molto semplice: a te piace il regime dei Pezzi Demmerda, a me no. Un regime basato su maggioranze farlocche di un parlamento incostituzionale, che si regge col manganello tipo ieri a Bologna, con la censura tipo quella di Nat e la propaganda di regime che infanga chi si oppone o dissente. Un regime che ha paura ed impedisce le elezioni che metterebbero fine a tutto questo.

        Ma purtroppo per te il risveglio arrivera’, e come ha detto Berdini: “E’ drammatico rendersi conto in tarda eta’ di essere solo un coglione”. Ecco, auguri

        1. Ah ah ah
          Che ci sia differenza tra te e me è fuori discussione ed è cosa di cui vado fiero.

          Mi spiace per te ma i fasci tuoi simili mi suscitano tutto fuorché “paura”.
          Non siete all’altezza.

          Quindi li/vi aspetto in tutta tranquillità.

          Nel frattempo curati
          che il boschetto della tua fantasia che hai nel cervello (o altrove?) sta andando in fiamme.
          😀

  5. bella puntata oggi di giannino su radio24
    la “bufala” delle emissioni si allarga a tutte le vetture del mondo che montano la sonda lambda (quindi sia benzina che diesel) e che emettono “regolarmente” con valori 100 volte superiori a quelli dichiarati.
    quisquilie, bazzecole, pinzillacchere

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