di crvenazvezda76
Allora, eravamo rimasti all’equilibrismo di Renzi sulle maggioranze variabili, a seconda della contingenza e della convenienza politica.
Ipotesi che (alla faccia della fantapolitica), a sentire i tanti commentatori più quotati di me (e ai quali chiederò i diritti), è sempre più presa in considerazione.
A testimonianza della brillante alzata d’ingegno di Renzi, culminata nella mossa Mattarella, c’è la bagarre che si è scatenata in tutte le forze politiche, da Forza Italia ai Grillini, passando per il povero Angelino, che ingoia rospi di continuo (ndr: non Angelino sempre in piedi, questo qua, ma Angelino sempre curvo).
Ma torniamo a noi. Dicevamo di una possibile maggioranza per la seconda parte del “Renzi Show”.
Quali sono gli ostacoli più grossi a che questo scenario si possa realizzare? Riforme e legge elettorale. Brunetta è stato chiaro: ‘d’ora in poi pagare moneta per toccare cammello’.
Eppure una via d’uscita per Renzi c’è, e Silvio non ne fa parte (consigliare a Crozza di rivedere lo sketch che vede i due contraenti del Nazareno al cinema).
L’approvazione delle riforme ha superato lo scoglio del voto al Senato, quello più a rischio a causa della risicata maggioranza. Superato, come sappiamo, col soccorso azzurro.
Ora però si va alla Camera, dove la maggioranza è più solida e dove il pacchetto, legge elettorale compresa, così come lo conosciamo, potrebbe subire modifiche.
Bene, queste modifiche potrebbero essere ottima merce di scambio.
Pensateci. A ben guardare, i cambiamenti che chiedono i dissidenti Pd non sono poi così sostanziali! E anche alcuni Cinquestelle potrebbero vedersi approvati alcuni piccoli emendamenti e saltare sul carro renziano. Vista l’aria che tira nel Movimento…
Già, alcune modifiche, quanto basta per garantirsi i voti che mettono in cassaforte il tutto (credo Renzi capace anche di cedere sulle preferenze, o rivedere almeno le percentuali, in cambio della vittoria finale).
Poi il passaggio referendario sarebbe una formalità: la comunicazione è il piatto forte di casa Renzi, e l’italiano non aspetta altro che sentirsi importante per farsi infinocchiare per bene!
E poi c’è Tsipras e la sinistra nostrana (minuscolo voluto). Il primo, come già detto ieri, utile in Europa per via delle simpatie che riscuote (vedi Hollande e lo scenario spagnolo), la seconda per rifarsi il look in Italia. O crediamo davvero che Renzi non tenga conto del vento che tira, anche se fosse solo una moda del momento?
Tanto, data la memoria corta dell’italiano medio, basta una qualche concessione ogni tanto per far dimenticare anche il Jobs Act. Che so, una bella legge sulla rappresentanza sindacale e si garantirebbe anche le folle osannanti in qualche piazza romana!
Carissimi Transiberiani, fantapolitica o meno, oggi come oggi Renzi può permettersi un po’ di tutto, ma quel che conta è che permette a noi di correre con la fantasia, ognuno secondo le proprie inclinazioni.
In un Paese di nani, il più alto è un gigante!
“Mattarella.- Mattarella Sergio – S. Mattarella – Mattarella S. – Robi Facchinetti – Mattarella prof. Sergio – Sergio, Mattarella!…”
Accecati da una vittoria che ricostruisce speranza per tutta l’Europa, ci sono alcune cose che non vediamo, di quel che sta succedendo in Grecia.
Sono aspetti che niente hanno a che fare (apparentemente) col debito e i problemi economici. Ma sono altrettanto importanti di questi. O forse perfino di più.
Partiamo dalle genealogie.
In Grecia, mi hanno spiegato, la politica è da sempre un “affare di famiglia”. Nel senso che i posti di potere sono appannaggio di alcune grandi famiglie. Le ultime, in ordine storico, sono state i Papandreou e i Karamanlis. Padri e figli che diventano primi ministri, oppure generi e nipoti che entrano a rotazione nel governo. Alternanze politiche che non sono veramente tali, gruppi familiari molto coesi che gestiscono tutto “inter nos”. A prescindere dalle posizioni politiche, destra e sinistra, su questo piano, sembrano un mero accidente.
Qui Tsipras e i suoi costituiscono la prima linea di frattura con abitudini consolidate. Un vero cambiamento, perché sono una vera nuova classe dirigente del paese. Non vengono dalle famiglie potenti. Quindi rompono il cerchio degli interessi, anche incrociati, di chi ha sempre gestito la cosa pubblica.
Devo spiegarvi cosa questo significa in termini di aria nuova, idee nuove e libertà di scelta? Penso di no.
Poi, oggi scopro che il giovane Alexis ha deciso di non rendere omaggio al patriarca. Per quanto noi possiamo patire la presenza di una chiesa cattolica che da sempre incombe sulla nostra politica, i greci non sono da meno. Anzi.
È una presenza che noi non vediamo (i nostri media non ci raccontano mai le storie profonde dei paesi del mondo) ma è imponente e limitante quanto e forse di più che la chiesa cattolica, soprattutto sul piano della cultura collettiva. Tanto importante che, da sempre, i deputati greci (e se non erro anche il presidente) giurano nelle mani del patriarca ortodosso.
Devo spiegarvi cosa questo significhi sul piano simbolico profondo? Sullo schema profondo del potere, che viene formalmente “concesso” da un religioso all’autorità civile?
Non baciare la mano del patriarca, come ha deciso il giovane Alexis, manda un messaggio enorme di cambiamento. È un’onda profonda e lenta, non si vedono i suoi effetti immediati, ma è una dichiarazione di laicità che mai prima, in Grecia.
Infine il giovane Alexis ha deciso di “far fuori” anche l’altra “chiesa” che incombe sulla Grecia: niente omaggio ai partigiani, altro gesto simbolico tradizionale dei potenti greci. Gius magari storcerà il naso, ma per me anche questo è un segnale di rottura profonda con gli schemi del potere tradizionale.
Come si legano questi aspetti non economici con la questione debito e, soprattutto, le riforme?
Personalmente credo che siano questioni importantissime quando si parla di un cambiamento vero della società greca. Altro che Jobs Act.
Sono rotture dello schema del potere, dello schema mentale con cui le persone si rapportano al potere in Grecia. Quindi consentono, ad esempio, vere riforme per quanto riguarda la corruzione e l’efficienza della macchina pubblica, da sempre influenzata dal criterio che la “famiglia” viene prima di tutto. Anche delle leggi, ovviamente. Anche della sostenibilità economica di queste scelte che, finora non era considerata quando si decideva l’assunzione di migliaia di funzionari pubblici per ragioni clientelari.
Anche e forse soprattutto di questo, secondo me, dovrebbe tener conto l’Europa di Bruxelles e Berlino, quando chiede “riforme”. Ma ho qualche dubbio che siano in grado di capirlo. All’Eurotower e al Palais de Berlaymont (sede della Commissione europea) non riescono a capire come si fa a “mettere a bilancio” l’anima dei popoli.