La distruzione del Gran Chaco

segnalato da Barbara G.

Le immagini mai viste della distruzione del Chaco: distese di soia al posto delle foreste

Terreni bruciati, alberi abbattuti. Poi, distese di soia, dove prima sorgeva la foresta. Ecco le immagini della deforestazione in Argentina e Paraguay. Per far crescere l’industria dei mangimi. Tra glifosato e bambini con tumori

di Francesco De Augustinis – corriere.it, 26/03/2018

Le immagini sono davvero impressionant/i. Distese di monocolture che si stendono a vista d’occhio. Poi una sottile linea di confine e inizia la scena, sempre uguale, di distese altrettanto vaste di terreni rasi al suolo dalle fiamme o coperti da file di tronchi abbattuti dal lavoro sistematico dei bulldozer. Terreni che prima ospitavano la foresta del Chaco, il più grande ecosistema “nativo” del Sud America dopo l’Amazzonia, che giorno dopo giorno lascia spazio a nuove coltivazioni di soia e cereali.

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La frontiera della deforestazione

Le immagini sono state realizzate tra agosto e settembre 2017 dalla Ong statunitense Mighty Earth in un tratto lungo 4200 km del Gran Chaco, tra Argentina e Paraguay. Un lavoro durato settimane, per raccontare attraverso l’occhio di un drone e una serie di indagini sul campo quello che sta succedendo nella zona dove la deforestazione (legale e illegale) avanza con i ritmi più rapidi al mondo.
L’ecosistema del Chaco ricopre un’area di 110 milioni di ettari tra Argentina, Paraguay, Brasile e Bolivia. Si stima che tra il 12 e il 15 per cento del Chaco sia già stato “convertito” in uso agricolo. Tra il 2000 e il 2012 è stata deforestata un’area di circa 8 milioni di ettari. Negli anni successivi il ritmo è aumentato come “effetto indiretto” delle normative contro la deforestazione legata alla soia in altre zone del Sud America, come l’Amazzonia.

Carenza normativa

«In Argentina e in Paraguay esistono sistemi di tutela ambientale simili, che sono ancora più deboli di quello del Brasile. In generale c’è una situazione di mancanza di norme», ci racconta Anahita Yousefi, responsabile delle campagne di Mighty Earth. «In questi due Paesi in sostanza c’è solo Greenpeace Argentina come soggetto che si occupa di monitorare l’avanzata della deforestazione, contrastando il taglio illegale».
Secondo i dati raccolti dall’associazione, la «carenza normativa» ha già permesso la perdita di oltre il 22 per cento della superficie di foreste dell’Argentina, convertite per lo più in coltivazioni di soia. La zona più colpita è il nord del Paese, nell’area del Gran Chaco, ovvero nelle province di Santiago del Estero, Salta, Formosa e Chaco, «dove si concentra l’80 per cento della deforestazione».
Anche in Paraguay il Chaco è il principale fronte di deforestazione da quando nel 2004 una normativa ha imposto la «deforestazione zero» dall’altra parte del Paese, nelle aree atlantiche già quasi totalmente convertite in terreni agricoli, spostando di fatto l’avanzata delle coltivazioni. «Nel Chaco argentino il principale motivo della deforestazione è la soia», afferma Yousefi. «Nell’area del Chaco in Paraguay invece il primo motivo di deforestazione è l’allevamento bovino (ne avevamo parlato in un precedente servizio, ndr), poi c’è la soia».

La questione chimica

Insieme alle immagini della deforestazione, Mighty Earth ha approfondito anche l’impennata dell’utilizzo della chimica nel Chaco, dovuto alle sfavorevoli condizioni di coltivazione in quest’area del pianeta. «Il clima rigido del Chaco non è naturalmente adatto alle grandi monocolture», si legge nel rapporto della Ong. «Di conseguenza, la soia coltivata qui è geneticamente modificata e richiede grandi quantità di fertilizzanti chimici e pesticidi, come l’erbicida glifosato».
Ad oggi in Argentina sono ammesse 46 colture Ogm, la maggior parte soia e mais. Il team investigativo di Mighty Earth ha raccolto sul campo diverse storie in cui le fumigazioni dei campi, fatte con gli aerei sulle grandi monoculture di soia, sono le principali indiziate dei problemi di salute anche gravi alle popolazioni delle città e dei villaggi della regione, adiacenti ai campi. «Sono venuti qui nel Chaco e in tutta l’Argentina per crearci problemi di salute con la Soia», si sfoga Catalina Cendra, piccola agricoltrice di Napai, città della provincia del Chaco in Argentina. «Vengono, seminano, avvelenano, raccolgono e vanno via».

Chi vende e chi compra

Il team di ricercatori incaricato da Mighty Earth riferisce nel rapporto di aver intervistato anche diversi coltivatori delle distese di soia: «Ci hanno detto che la loro soia è venduta ai principali trader, citando specificamente Cargill e Bunge tra i maggiori acquirenti». Le due multinazionali, insieme ad altre sigle come Adm, Louis Dreyfus e Wilmar, controllano circa il 90 per cento del commercio mondiale di cereali e semi oleosi come la soia. Entrambe erano già state citate in una precedente investigazione di Mighty Earth sul Cerrado Brasiliano e l’Amazzonia in Bolivia. Quello che è certo è che la stragrande maggioranza della soia coltivata nel Chaco è destinata all’esportazione, in particolare attraverso il porto argentino di Rosario. A livello mondiale, Brasile, Argentina e Usa rappresentano insieme circa l’80 per cento della produzione mondiale di soia, mentre Europa e Cina sono i due principali importatori. Secondo i dati dell’osservatorio resourcetrade.earth nel 2016 l’Europa ha importato 46,8 milioni di tonnellate di soia, di cui 27,8 dall’America Latina. L’Italia ha un ruolo tutt’altro che secondario nelle importazioni di soia sudamericana. Secondo lo stesso osservatorio, nel 2016 ha importato -nell’ordine- 1,5 milioni di tonnellate dall’Argentina (terzo importatore UE), 653 mila tonnellate dal Brasile (sesto importatore UE), 530 mila dal Paraguay (secondo importatore UE).

L’industria dei mangimi

Almeno l’85 per cento della soia importata in Italia è utilizzata per la produzione di mangimi, destinati agli allevamenti. La stessa Mighty Earth mette in correlazione la soia importata con l’aumento del consumo di carne in Europa: secondo i dati Ocse, nel 2016 ogni cittadino europeo ha consumato in media 32 kg di suino, 24 kg di pollo, 11 kg di carne bovina, 2 chili di ovini e caprini.

Il collegamento tra deforestazione, soia, carne e derivati è un tema centrale in ottica di sostenibilità alimentare. L’aumento di nuovi terreni coltivati a soia e cereali è trainato prevalentemente dalla domanda dell’industria mangimistica, che deve far fronte all’aumento del consumo globale di carne. Una domanda che che a sua volta va di pari passo con l’aumento della popolazione mondiale, che dovrebbe superare i 9,7 miliardi nel 2050.

Secondo i dati Faostat, produciamo già calorie alimentari per circa 16 miliardi di persone, ma gran parte della produzione di cereali e semi oleosi è destinata ai circa 70 miliardi di animali da produzione allevati ogni anno. Con questo ritmo, si stima che nel 2050 un quinto delle foreste residue sul pianeta dovrà essere convertito in terreno agricolo per la produzione di soia e cereali.

49 comments

  1. sù sù, già vi vedo…

    come ebbi già a dire,
    ancora un paio di settimane e direte che Salvini è “una costola della sinistra” pur di non dover ammettere, voi sedicenti di sinistra o simili (quelli che si riempiono la bocca di “valori”), saltati sul carro o in procinto di farlo, che di politica non ci avete mai capito molto… (un cazzo, per usare un francesismo).

    Oh intendiamoci…. ne vedo tanti in quell’area, che la politica la commentano masticandola tutti i giorni, lanciarsi in “analisi” spericolate, paracule, opportunistiche o peggio che uno se si chiedeva perché la sinistra fosse morta, poi lo capisce…

    No problem, il populismo ha elevato il politico da bar a “statista”, secondo solo all’allenatore della nazionale e lo ha portato in parlamento in gran numero.
    E il “popolo” serve a giustificare qualsiasi cosa. (nell’euforia del consenso Berlusconi si credeva l’unto del signore, per dire…)

    Altro giro di giostra.
    😝

    1. Per rimanere in tema calcistico (ma vista la tua dimestichezza sia col calcio che con la politica – visti i risultati – ti consiglio di darti all’ippica o in alternativa a sfamare i piccioni al parco) potremmo usare la massima leggendaria del compianto Boskov: “rigore e’ quando arbitro fischia”.

      Quindi se una forza come il PD si proclama di sinistra (hahahahaha) fa provvedimenti classicamente di estrema destra (abolizione art. 18, “buona” scuola, trivelle ovunque, favori miliardari alle banche ecc. ecc.) cade la definizione di sinistra (intesa come quella cosa che viene dal fine ottocento che nel contesto attuale non vuole dire niente se non supportata dai fatti).

      E se il RdC dovesse essere votato oltre che dal M5S anche dalla Lega e da Leu, ma non dal PD, diciamo che gli elettori di sinistra (se ancora esistono) se ne ricorderanno. Perche’ facendo un provvedimento classicamente di sinistra, sara’ rigore fatto e segnato: un gol a porta vuota come le teste dei gerarchi del PD, a cui fischieranno le orecchie per molto tempo.

      PS
      Ma scusa perche’ la litania populista/fascista/dataista ecc. non la usi anche per Zingaretti che viene col cappello in mano a chiedere i voti al m5s visto che e’ senza maggioranza? Li’ col m5s ci si puo’ accordare e parlare di temi?
      https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/30/regione-lazio-zingaretti-chiude-laccordo-con-m5s-e-forza-italia-fiducia-a-tempo-per-un-anno-ma-verifica-tra-6-mesi/4262570/

      M2C, facce Tarzan … sei piu’ credibile 🙂

      hahahaha

  2. mi assento un attimo e mi fate incazzare heiner… panchinaro resisti è arrivato anche Mario… mò lo mettiamo a dieta però… occupa troppo posto

    1. Marco sono già a dieta e , in ogni caso, si può sempre allargare la panchina. Hai visto mai che qualcun altro voglia accomodarsi? Battute a parte penso che siamo in una situazione politica che faccio fatica a definire. Nel dubbio evito di incazzarmi ( Heiner , amico mio, segui questo modesto consiglio) anche perchè ho l’impressione che motivi per incazzarmi ne troverò a iosa fra non molto.

  3. le mediazioni effettuate

    tra la fantascienza e la masturbazione grillina.
    ormai il blog è fottuto (per me, non certo per voi. buona vita)

    1. Heiner, non ho presente chi l’abbia scritto, ma che ti frega?

      “la situazione politica in Italia è grave, ma non è seria”

      E poi come ha detto stamane Giannuli, i 5* sono dei dorotei talebani 🤣🤣

      1. sui problemi singoli si può sempre discutere. ogni tanto quanto vedo qualcosa di interessante intervengo.
        era luigi, ma non ce l’ho con lui. sono anche momenti, miei e degli altri.

        1. vatti a rivedere cacciari di ieri sera e convinciti di essere lui e per la prorietà transitiva pensa alla parietti
          (variante amichevole, quasi poetica del “fatti una sega, che è meglio”)

        2. Se per te l’aver accettato la candidatura della super berlusconiana nuova presidente del senato non è catalogabile nell’insieme delle “mediazioni effettuate” capisco il desiderio di inserirla tra fantascienza e masturbazione

          1. detto fra noi, dato l’identikit “no condannati, no indagati” non vedo altre mediazioni

            che poi l’informazione abbia voluto far passare le convergenze per le elezioni dei presidenti, come un qualcosa di “strutturale” e che a mio parere “strutturale” non è, siamo a parlar del niente

            tutto naturalmente “secondo me”

            1. Penso che aver accettato di eleggere colei che ha sostenuto e votato (in buona compagnia) in parlamento che Ruby era la nipote di Mubarak necessita di una buona dose di incoerenza o di mediazione; io la leggo, come da te evidenziato, come una mediazione non strutturale e mi auguro fortemente che non sia propedeutica a diventarlo

          2. Si sarebbe dovuto insistere sullla Bernini, Luigì, la Casellati è proprio una cosa che non si può vedere.
            (soprattutto pensando che se fosse stata messa lì da qualcun altro, avreste fatto un motuperio…alcuni amici grillini non l’hanno presa bene)

            1. Concordo sarebbe stato sicuramente molto meglio, ma la Bernini è stata utilizzata da Salvini come piede di porco per scardinare il desiderata di Berlusconi, era bruciata la sera stessa tanto è vero che ha dovuto rinunciare in prima persona alla candidatura.

  4. la buona scuola

    Douglas Mortimer
    26 marzo alle ore 20:33 ·

    Continuano i provvedimenti disciplinari a danni di uno studente del Coordinamento Studentesco Rivoluzionario di Carpi.

    Per aver scritto su Facebook che L’alternanza scuola lavoro é sfruttamento, il compagno é stato prima sottoposto a colloquio col preside. Un colloquio che i docenti definivano di chiarimento ma che aveva il chiaro intento intimidatorio. Questa tesi é stata confermata dalla notizia arrivata oggi. L’azienda comunica ai docenti che non lo vuole più in alternanza. Di conseguenza il collegio docenti ha proposto per lui il 6 in condotta, nonostante abbia una media di 8 in tutte le materie (a proposito di quella cazzata definita merito).
    In pratica un collegio docenti genuflesso all’azienda sta minacciando di bocciarlo perché ha espresso ciò che pensava a riguardo del lavoro minorile gratuito.

    Se la cosa dovesse avere seguito costruiremo una campagna di attacco ai docenti e all’azienda in questione denunciando il caso su tutti i giornali. Vi chiediamo, quindi, di tenere alta l’attenzione su questo ed altri fatti che stanno accadendo nelle scuole e nel caso mostrare la più ampia solidarietà al compagno per evitargli una bocciatura ingiusta e classista.

    Fuori i padroni dalle scuole!

    1. Ci sono circa 9 milioni di studenti in italia.
      Mi spiace per il ragazzo del coordinamento studentesco rivoluzionario di Carpi ma forse si dovrebbe adeguare come fanno senza troppo chiasso gli altri 1,5 milioni di studenti interessati dall’alternanza scuola lavoro.

        1. Mi piacerebbe conoscere la realta’ dei fatti ma, temo che sia impossibile.
          Intanto voi indignatevi pure e fate anche di questo, un caso di cattiva politica.

          1. No cattiva politica, cattivo preside. Nella scuola di mio figlio è stata gestita in qualche modo, mandati allo sbaraglio a fare foto (liceo artistico), niente sfruttamento, né severità, disorganizzazione e non sapere bene che fargli fare.

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