Un’opinione sui sindacati

di Adamo

DA SOLO NON TI SALVI

Nel paese del lavoro diviso e frammentato, un moto d’orgoglio ci vuole. Con la campagna “Giovani non più disposti a tutto”, la Cgil ha voluto finalmente recuperare un ritardo storico e superare la percezione diffusa che il sindacato difenda soprattutto i cosiddetti garantiti (che, poi, ai tempi della crisi, lo sono sempre meno).

Susanna Camusso ha dedicato le prime uscite pubbliche, nell’autunno del 2010, alla questione giovanile, arrivando ad augurarsi una vera e propria “rivolta dei giovani” di fronte a una politica (di governo ma anche di opposizione) “molto distratta”. Il governo e il premier sono contro “i giovani”, e non si tratta dello “scambio di diritti tra chi c’era prima e chi viene dopo”, ma della necessità di intervenire a favore di una generazione smarrita: “se una generazione dice di sé che le è stato tolto tutto e che non ha più niente da perdere, vuol dire che quella generazione è persa”.

E’ interessante perciò leggere con attenzione il documento redatto in vista della manifestazione nazionale della Cgil del 27 novembre 2010 (parola d’ordine: “Il futuro è dei giovani e del lavoro”), che lancia alcuni messaggi molto chiari nei confronti dei giovani lavoratori:

Chi non può contare sulla protezione familiare è esposto al rischio povertà con livelli allarmanti nel Mezzogiorno, dove si concentrano inoccupazione, precarietà, sottoinquadramento, abusi, nero e economia criminale. Si assiste a un ritorno della disoccupazione di massa, all’estendersi della sottoccupazione e di quel grave fenomeno di inattività “totale”, per cui si stima che oltre 2 milioni di giovani italiani non siamo inseriti né in un percorso formativo né nel mercato del lavoro. Gli effetti sul modello di sviluppo sono chiari: si sacrificano le forze più innovative, contribuendo a definire il destino di un paese più iniquo e meno dinamico. Dove, per la prima volta dal dopoguerra, la condizione dei figli rischia di essere peggiore di quella dei padri.

La precarietà non si riduce alla sola dimensione lavorativa e non si esaurisce nel rapporto tra singolo lavoratore e datore di lavoro, ma investe l’intera sfera delle scelte di vita degli individui. Una “precarietà esistenziale” che mina le potenzialità espressive e creative di ciascuno, alterando persino i tempi “biologici”: dalla scelta di formare nuove famiglie e famiglie “nuove”, all’affermazione dell’autonomia e della responsabilità individuale. […] Nell’attuale modello di sviluppo, l’etica del lavoro sembra aver perso ogni significato. La nostra generazione è rimasta intrappolata in un sistema dominato dalla logica della cooptazione, impossibile da combattere individualmente. Istituzioni e organizzazioni collettive non sono riuscite a contrastare efficacemente questi modelli, e spesso hanno finito per assecondarne i meccanismi clientelari e familistici. D’altra parte, essere dipendenti dalla famiglia d’origine in Italia non significa solamente la possibilità o meno di avere una casa o di accedere a quei servizi che un inefficiente e imperfetto sistema di welfare non è in grado di offrire, ma anche che sarà la rete di legami sociali e familiari a consentire di trovare un lavoro, bloccando spesso qualsiasi forma di moblità sociale e anche di creatività e rinnovamento nei più diversi settori economici e anche nelle aree più ricche del paese.

OUTSIDER PER SEMPRE

Per ammorbidire le resistenze sindacali (almeno quelle di Cisl e Uil, oltre che di altri minori), si sono scelte due vie. La prima è stata l’adozione spregiudicata di un modello insider-outsider , giocando sulla condiscendenza dei già occupati (che sono poi la base di riferimento dei sindacati): intaccare il meno possibile lo status quo delle prerogative dei già occupati, introducendo forme di flessibilità estrema (associate a nessuna tutela, economica e sociale) per gli outsider , che, per la quasi totalità, sono giovani. Assolutamente niente è stato previsto per agevolare il superamento della posizione di outsider, arrivando così, dopo dieci anni di questa “cura”, a configurare un mercato del lavoro assolutamente duale (per remunerazione, per tutela, per riconoscibiltà delle qualifiche), nel quale la possibilità di riuscire a passare da un segmento all’altro dipende esclusivamente dalla fortuna del singolo. Si poteva prevedere che all’inevitabile ( per ovvie ragioni demografiche) aumentare di dimensione del segmento outsider, anche la capacità contrattuale degli insider ne sarebbe risultata indebolita; ma neanche da parte sindacale (per non parlare della politica) si é saputo opporre alcuna resistenza a questa tendenza e il risultato è stata la “spallata finale” al sistema vigente di contrattazione nazionale data da Marchionne, con lo strappo di Pomigliano e Mirafiori.

IL BIANCO E IL NERO

E’ importante migliorare e potenziare i controlli sul lavoro nero (che crea disparità e l’occasione al manifestarsi di quella “guerra tra poveri” che in realtà è spesso voluta da chi povero non è), in particolare in agricoltura e nell’edilizia, e un rafforzamento delle norme che riguardano la concorrenza sleale, il caporalato, la truffa, il lavoro nero, e, questo sì, clandestino, con pene più severe per chi ricorre a manodopera straniera. Non servono ronde, insomma, ma ispettori del lavoro.

Tratto da “Giuseppe Civati – Il manifesto del partito dei giovani (2011)”

90 comments

  1. Avevamo già parlato di sindacati qualche giorno fa, e durante la discussione é saltato fuori un mio clamoroso (a quanto pare) fraintendimento di un discorso di D’Alema del ’97. Quindi questo mio richiamo a Civati, se volete, é un mio modo per dire: “Ecco, almeno Civati lo capisco bene, e mi trovo d’accordo con lui”.
    Di recente abbiamo anche discusso di come provvedere a correggere piccoli aspetti della vita quotidiana possa portare benefici a cascata. In questo senso la lotta al lavoro nero é fondamentale, ed é raro sentire dire parole così nette da un politico, perché la lotta al nero é ancora poco popolare, e tendenzialmente fa ancora perdere voti. Renzi, per dire, non ne parla mai.
    Lavoro nero significa anche evasione fiscale, e riciclaggio. Tra i paesi sviluppati l’Italia rappresenta un’anomalia per la diffusione di questi reati. Una produzione o una fornitura di servizi fatti nell’ambito della legalità, inoltre, rappresentano anche una tutela per chi ne usufruisce, e per la formazione professionale degli addetti.
    Per questo non condivido, in particolare, questo commento di Lame:
    >Ho la sensazione che proporre più ispettori del lavoro, oggi in Italia e nel mondo, abbia la stessa efficacia che usare il nastro adesivo per rappezzare le falle di una diga che sta crollando. forze imponenti che vogliono poverizzare gran parte della popolazione mondiale. nel mondo <
    anche perché non credo che ne esista una definizione precisa.

    1. errata corrige, ultima parte

      Per questo non condivido, in particolare, questo commento di Lame:
      >Ho la sensazione che proporre più ispettori del lavoro, oggi in Italia e nel mondo, abbia la stessa efficacia che usare il nastro adesivo per rappezzare le falle di una diga che sta crollando. forze imponenti che vogliono poverizzare gran parte della popolazione mondiale nel mondo <
      anche perché non credo ne esista una definizione precisa.

      1. Per questo non condivido, in particolare, questo commento di Lame:
        Ho la sensazione che proporre più ispettori del lavoro, oggi in Italia e nel mondo, abbia la stessa efficacia che usare il nastro adesivo per rappezzare le falle di una diga che sta crollando”

        Se ci sono “forze imponenti che vogliono poverizzare gran parte della popolazione mondiale” la lotta al lavoro nero é un buon punto di partenza per cercare di contrastarle dal basso.

        Non entro nel merito del lavoro nero “nel mondo” anche perché non credo che ne esista una definizione precisa.

  2. ‘dediche e richieste’
    per favore si agevoli il cazzeggio con un tema più vivo…. vivace……. verace va’!
    Questo post mette l’ansia inder post

  3. Ho provato a metter giù qualche contributo di idee ma confesso che non ci riesco.
    Per quel che mi riguarda il tema fondamentale è la globalizzazione capitalista. Accettata la libera circolazione dei capitali e il “libero mercato” ci si è fottuti. Partiti di sinistra e sindacati o ritrovano una carica rivoluzionaria, globale o almeno continentale, o non potranno che continuare a essere sudditi di chi concretamente ha in mano l’economia.

      1. C’è stato uno sciopero europeo nel 2012. CGIL “Quattro ore di sciopero generale “per il lavoro e la solidarietà contro l’austerità” . Se è questo il massimo che sono in grado di fare….

        Esiste un gravissimo ‘disagio’ (!!!???) sociale nel sud dell’Europa? Ne sono note le cause? Non mi pare impossibile smetterla di parlare di “leggi economiche”. Onestà vuole che si urli che sono rapporti di potere e che vanno ribaltati.
        Grillo, che non mi piace per i toni, lo sta urlando. Persino Salvini (da ipocrita furbetto, secondo me) lo va ululando. Tsipras/Syriza idem. Indignados in Spagna anche. Pirati. Verdi qua è là. Altri movimenti. Ci sono almeno un paio di generazioni “perdute” che chiedono soltanto di battersi (credo e spero).
        Ma se i partiti tradizionali non sanno far altro che “mediare” i conflitti, tanto peggio per loro. In un modo o nell’altro saranno travolti.
        Ci sono alleanze e rivolte mediterranee in corso e da costruire. Ma fa paura, a quanto pare, a chi ha fatto della politica una professione.

    1. Accettata la libera circolazione dei capitali e il “libero mercato” ci si è fottuti.
      potrebbe anche essere visto paradossalmente come passo inevitabile se davvero vogliamo il comunismo.
      e quanto ci sta accadendo è solo una minima parte di quello che un eventuale comunismo potrebbe significare per noi occidentali, che rispetto alla stragrandissima maggioranza del pianeta continuiamo ad essere i superprivilegiati.

      quei ‘proletari di tutto il mondo’ che devono unirsi non siamo noi, nessuno di noi, nemmeno gli operai (con un suv sotto il culo, per dire).

        1. Gli antichi utopisti pensavano che Internet potesse far circolare le idee alla stessa velocità del denaro. Per porre limiti e controllo alla velocità, gli ‘stabilizzatori’ inventarono Facebook e gli iPhone. Distrazione, bell’animalone…

          1. Articolo 25 [Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – ONU]

            1. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la
            salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare
            riguardo all’alimentazione , al vestiario, all’abitazione, e alle cure
            mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in
            caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in
            altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze
            indipendenti dalla sua volontà.

            Grassetto mio. Poi, OK, la carta si lascia scrivere. Per tradurre le parole in fatti c’è un mucchio da fare.

  4. Una “precarietà esistenziale” che mina le potenzialità espressive e creative di ciascuno…
    Mi pare una balla Storica… è la ‘stabilità’ che le mina… la precarietà le dovrebbe stimolare.

      1. veramente pensavo alla precarietà di Dante, Galileo, Céline… e mille altri…
        Steve Jobs era uno ‘stabilizzatore’ e io non utilizzo prodotti Apple.

        1. Pochi sono in grado di sviluppare la propria creativita’ in condizioni difficili. Molti non hanno il genio dei personaggi che hai citato e vorrebbero solo poter vivere. Quanto ai prodotti Apple non ho nessuna preclusione, non li comperò perche’ in me li posso permettere. Mi riferivo alla celebre frase.

  5. Lavoro nero ed edilizia.
    avete notato che quando ci scappava il morto si sentiva spesso dire “era al suo primo giorno di lavoro”?
    ecco, fino a qualche anno fa era possibile registrare il contratto il giorno stesso dell’ingresso del nuovo lavoratore in cantiere. Adesso non è più possibile tenersi i documenti in cantiere e correre a registrare il contratto quando il malcapitato era appena caduto dall’impalcatura. La registrazione va fatta almeno un giorno prima. Ovvio, non risolve il problema, ma almeno disincentiva i furbi. Poi c’è l’obbligo del cartellino di riconoscimento per chi entra in cantiere, etc.
    Quello che mi fa incazzare è che nel privato spesso i tecnici non mettono al corrente il cliente delle responsabilità che sono a carico suo, relativamente alla sicurezza e agli adempimenti ad esso collegati (e di conseguenza anche al controllo del nero). Per far risparmiare il cliente. O per evitare rogne loro? O per evitare che il cliente, spaventato da eventuali responsabilità, possa rinviare i lavori?
    In realtà un tecnico dovrebbe dare tutte le informazioni del caso al cliente. E sta a questi decidere, se per risparmiare 1000 euro di coordinatore della sicurezza vuol rischiare di pagare multe ben più salate.

    1. un alto aspetto. In un condominio stanno predisponendo interventi piuttosto rilevanti sul tetto. Condomini e amministratori, per risparmiare, vorrebbero non assumere un direttore dei lavori, ch si faccia carico anche buroctraticamente della stesura delle documentazioni necesarie.. Pensano che,automaticamente, ogni respnsabilità ricada sul responsabile dell’impresa che effettua i lavori.
      A me, invece, pare proprio che non sia così, il responsabile, se non lo si indica secondo la procedura prevista, risulterà essere uno del committente dei lavori (l’amministratore? Quello che aha pposto le firme?) oppure i condomini nel loro insieme.
      Se dal tetto va giù un muratore. le conseguenze le pagano loro, civilmente e penalmente
      Stessa cosa quando ristrutturi un appartamento., se non ti affidi a unprofessionista, lo diventi tu che dai la committena.
      Dettagli, fore,magari anche approssimativi,ma che sarebbeneglio conoscere. BArbara precisi quel che va precisato, perchè il ricorso al lavoro nero non riguarda solo le imprese grandi o artigiane, ma pure chi affida loro i lavori illudendosi di risparmiare.

      1. ma l’amministratore ha studiato alla scuola radio elettra?
        non mi ricordo esattamente come funziona, perché io mi occupo d’altro. E poi le pratiche da fare dipendono dal tipo di lavoro
        Nel momento in cui devi fare un intervento del genere la documentazione in comune la devi presentare, Che sia DIA, SCIA o altro, ci vuole un tecnico incaricato che firmi. E lì devi indicare i nominativi dei tecnici coinvolti.
        Il direttore lavori deve controllare l’impresa negli interessi del committente (lavoro fatto il meglio possibile, senza buttare nel cesso i soldi, etc…). Come fa a fare tutto l’impresa? Si certo, in teoria potresti rivolgerti ad un’impresa, farti fare da loro (da un tecnico scelto da loro) progetto e documentazione, ma se la legge richiede il DL lo fai scegliere al controllato? Se serve, serve. E chi si prende la responsabilità vuole essere pagato. Se “organizza” tutto l’impresa e ti fa pagare poco evidentemente bara su qualcosa.
        che poi…ci sia il far west è un altro discorso. ma una cosa è sicura. Il committente, per quanto riguarda la sicurezza, ha delle responsabilità della madonna. Il committente può svolgere alcune funzioni (progettista, coordinatore della sicurezza…) se ne ha i requisiti.

        So che si “bara” su una cosa: il collaudo a fine lavori (sto parlando dell’edilizia), nel senso che dovrebbe essere un tecnico esterno al processo di progettazione, etc. Ma negli studi dove i collaboratori sono a P.IVA ci si ritrova a collaudare le opere progettate dal vicino di scrivania.

        1. Alla scuola radio elettra avrebbe imparato qualcosa di più.
          Del resto, anche gli amministratori stanno spesso dentro la morsa leggi/clienti. Non vogliono perderli.
          Lo so che le norme sono diverse anche in relazione alle tipologie degli interventi, ma volevo sottolineare come la pratica del ricorso al nero sia estremamente diffusa anche perchè c’è parecchia gente che, per risparmiare anche pochi euro su una spesa di decine di migliaia, non rispetta le normative senza nemmeno sapere quali rischi davvero corre.
          Forse sarebbe meglio che qualcuno gliele ribadisse, queste informazioni.
          Nel momento in cui avvi lav ori con Scia Dia o quant’altro, se non indichi un responsabile della sicurezza, finisci per esserlo tu committente.
          In quanti lo sanno, fin che non succede niente di grave?
          i

      2. Qui posso dire, disgraziatamente, qualcosa ed è qualcosa che ha a che vedere con le leggi.
        Un tizio, proprietario di parte di un condominio a due piani, ne ristruttura interamente il piano superiore, operando pesantemente su struttura e parti comuni, senza l’assenso degli altri condomini. Il tizio è: committente, con una srl di cui è socio unico, nonché progettista, direttore dei lavori e responsabile della sicurezza, come persona fisica.
        Il comune autorizza le opere “salvi i diritti di terzi”.
        I “terzi” intentano causa civile e dopo più di tre anni stanno ancora aspettando la sentenza di primo grado. Nel frattempo il tizio ha venduto il piano superiore ristrutturato; ha svuotato la sua srl , ne ha creata un’altra e forti indizi lo danno attivo a ripetere l’impresa ai danni di altri.
        Libera impresa.
        Ogni riferimento a fatti e persone della vita reale è documentabile.

  6. Il mercato del lavoro duale ecc.
    D’accordo, ma mi ritrovo poco in una analisi tuuta impotata su elementi di volontà soggettiva che, alla fine, mi dice che sostanzailemente il sindacato ha protetto i lavoratori garaniti e mollato gli altri. Accorgendosi alla fine che anche gli altri, nel quadro complessivo, sarebbero stati meno protetti…
    Mi chiedo perchè questo sia avvenuto, la componente di autoconservazione della struttura sindacale così com’è è un dato esistente in tutte le strutture radicate da tempo.
    Nel PD, per superarla, si sono inventatoi il meccanismo delle primarie che, come si sta vedendo, funziona solo fino a un certo punt e obbliga persino Renzia mediazioni palesi
    Nel sindacato?
    E, ripeto, i sindacati sono uguali per certi aspetti, diversi per molti altri.
    C’è stata anche una oggettiva difficoltà a rappresentare e intepretare un mercato del lavoro frammentato, che si andava sempre più frammentando non solo per motivi economici (la globalizzazione. ilcosto del lavoro ecc.) ma per le opzioni politiche, corrispondenti ai propriinteressi, esercitate da diversi soggetti sociali e da diversi governi.
    C’è stata anche una oggettiva incapacità (per qualità e quantita) dei nuovi soggetti di chiedere rappresentanza, o di orgnizzarla altrimenti., tranne che in alcuni settori nei quali ilprecarato s’è organizzato comunque (la scuola).
    Guarda caso, settori nei quali alcuni elementi di contesto hanno comunque favorito collegamento e visione più massificata (per via anche, banalmente, deiconcorsi, e di un mercato allargato e non sfargugliato anche fisicamente su singole aziende sparse ovunque e micro)..
    Forse in quel comparto è stato necessario conforntarsi con un contratto unico, anche se differenziato, e questo h comunque favorito la nascita e la crescita dimovimenti alterntivial sindacato, ma intergaent con esso, ancheconflittualmente.
    La scuola non la si è potuta delocalizzare, la crsi ha investito comunque tutti docenti e non, non è bastato, ma almeno qualcaosa è successo, il sindacato ha DOVUTO essere meno apatico che altrove..
    Il sindacato, l’abbiamo già scriitto in tanti, non è una bolla che nasce dal niulla, bisogna costruirlo, oppure fare qualcosa di simile.o di più efficace.
    Nons si può inseguire il concetto espresso nel titolo (che trovo giustissimo)rovesciandolo e sperando che ciascuno possa salvarsi da solo, perchè poi ci si trova col culo per terra, com’è accaduto.
    E’ successo, invece, soprattutto co primo successo di Berlusconi, che incarnava quella promessa individualista che, in realtò, poteva riguardare solo piccol e porzioni di qualificate di mercato del lavoro.
    Non dimentichiamoci che ilprimo Berlusconi ‘hanno votato tantissimi giovani, la protesta antipolitica che ora è ndata verso M5S, la incarnò lui.
    Glialtripartiti n intercettaorno ben poca.
    Del resto: come poteva essere atrimenti se, da questi altri, non arrivava nulla di credibile, ma solo un accomodamento/appiattimento meno impudente sulle stesse promesse?
    Quanto a Civati, non vedo che rimproverargli chenon ia rimproverabili a TUTTO il resto del suo partito.
    Mi pare di scorgere parecchie analogie tra quanto sta accadendo a Renzi (la necessità di acconciarsi a mediazioni anche parecchio forti) e al sindacato, che si è dovuto arrrenderea ai conflitti determinati dal suo essere diviso non solo in confederazioni e in sindacati di categoria, ma in spicchi controllati da questa o quella corrente politica di riferimento.
    Da dove si riparte, se non da quel consolidamento della democrazia interna che renda di nuovo viva la dialettica- anche conflittuale – tra rappresentanze locali e nazionali?
    Io non vedo altre strade, ma constato chel silenzio d Landini, che su questo problema fino a poco tempo fa si agitava parecchio, non è un indizio incoraggiante.

    1. i coglioni, anche i suoi. visto che glieli hanno spaccati e ora dovrà impegnarsi a dimostrare, col suo eloquio florentino, che non saranno eletti dai cittadini i consiglieri reginali/senatori che probabilmente lo saranno.
      Repubblica oggi ha provato a spiegare, ma è riuscita solo a dire una cosa e il suo contrario. Perchè persino il doversi sottoporre a mediazione – che in poitica è del tutto normale – intacca l’immagine del governo del fare.
      Stanno cercand o di sacrificargli quella di Chiti, povero. Ma penso che Chiti, da scafato qual è,sapeva già prima cosa davvero avrebbe potuto portare a casa e se lo stia portando.
      Renzi non lo sa ancora,nemmeno sulla legge elettorale.

      1. Non mi pare difficile. Renzi aveva detto che gli andava benissimo il modello tedesco o francese, con l’elezione indiretta.
        Altri dicevano : o c’è l’elezione diretta (in tutto o in parte).
        Ma non è solo quello. La riforma Chiti modificava radicalmente le funzioni del Senato
        Comunque lasciamo perdere le diatribe,
        A Civati va bene la proposta del governo adesso?
        Se è così , bene,
        Se il Pd è unito sulla proposta del governo abbiamo fatto un passo avanti perchè il governo ha corretto, migliorandola, la sua proposta. Ascoltando le obiezioni molto ragionevoli di Russo che hanno convinto i bersaniani e la maggior parte del partiro
        Il problema è che a Civati da quanto leggo non va bene nemmeno questa
        .
        Usando gli stessi argomenti di Berlusconi Civati dice che il referendum del 2006 ha bocciato quella proposta.

        Invece la proposta bocciata dal referendum diceva:

        Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente ‘Modifiche alla Parte II della Costituzione’ approvato dal Parlamento e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?

        Avevano inserito per dire solo quattro cose la devolution (e si sta facendo l’esatto contrario) , l’aumento dei giudici costituzionali di nomina parlamentare da 5 a 7, il premierato forte , e la modifica del ruolo del PdR

        Ogni volta quando leggo il blog di civati rimango basito. Se uno avesse voluto l’elezione dei senatori con la modalità indiretta ma NON aumentare i giudici costituzionali di nomina parlamentare avrebbe potuto farlo?

        http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_costituzionale_del_2006_in_Itali

      2. . Perchè persino il doversi sottoporre a mediazione – che in poitica è del tutto normale – intacca l’immagine del governo del fare.

        Peccato che le accuse prima fossero esattamente opposte!
        Comunque Renzi ha mediato sulla composizione tenendo fisso il paletto dell’elezione indiretta, non ha stravolto la riforma come voleva Chiti.

        1. ma avete letto le cronache sulla rifirorma del Sentao di Corriere, Repubblica, il Fatto?
          Sono divertenti, cronache marizane, basate peraltro tutte sull’intervista della Annunziata a Mezz’ora.
          Perchè quel che si deduce da parte degli stessi redattori (ma chi gli ha insegnato a scrivere e lavorare?) è tutto e il contrario di tutto.
          Condito di condizionali che non ce n’è così tante nemmeno in Guerra e Pace..
          Pasticcioni di questa entità, che si chiamino Renzi, Russo, Bersani, Berlusconi, Verdini o in qualsiasi altro modo mediano ciascuno per affermare il PROPRIO potere d’immagine, piccolo o grande che sia.
          Della ragionevolezza e della competenza, e del merito delel questioni, si perde ogni traccia.
          Siamo al punto che, per dar ragione a tutti, si dovrebbero eleggere i senatori indicando da parte dei cittadini alcuni consiglieri regionali, tra i quali gli stessi consiglieri regionali sceglierebbero poi i senatori effettivi. Cì sarebbero sia elettivi che di nomina, secondo costoro.
          I 21 nominati dal dal PdR diminuirebbero (si dimezzano?), i consiglieri dei comuni capolugo regionali e i presidenti di regione entrano in Senato dirattamente, assieme ad una quantità misterosa ma minima di consiglieri comunali e regionali.
          Per far che? Ancora non si evince.
          A casa mia, si dice lavorare un tant al toc, traduzione: senza nemmeno sapere cosa si fa e quel che si vuole.
          E siamo solo al primo passaggio parlamentare, il che mi fa ragionevolmente pensare che il casino è appena iniziato.
          Ad ogni passaggio, se ci sarà, si aggiungerà un altro Toc.
          Guarda caso, il nome del monte da cui si staccò la frana che seppellì Longarone di fango.
          Sempre fango è….

          1. 🙂

            Mi interessano più le funzioni del nuovo Senato che queste quisquilie.
            E la riforma Chiti da quel punto di vista è invotabile perchè non riforma il titolo V e non elimina il bicameralismo perfetto.

            Comunque non ho capito perchè Civati deve usare gli argomenti di Berlusconi per dire che si è fatto quello che lui aveva proposto nel 2006

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