PD, il partito mai nato

Cacciari: “A Renzi serve un partito vero. Il Pd non è mai nato”

Massimo Cacciari

Intervista a Massimo Cacciari: “La scissione è già nei fatti, col segretario e i suoi da una parte e una corrente del partito che va dalla parte opposta. Ma era inevitabile che finisse così”.

 di Federica Fantozzi – unita.tv, 22 agosto 2015

*

«Il Pd non è mai nato, strozzato in culla dalle oligarchie ex Dc ed ex Pci, e da questo suicidio nasce l’affermazione politica di Renzi». Filosofo, docente universitario, scrittore, Massimo Cacciari ha la passione della politica: tre volte sindaco di Venezia, ex europarlamentare, candidato governatore del suo Veneto contro il forzista Galan. È da sempre un osservatore critico del Pd, in cui ha sostenuto l’esistenza di una “questione settentrionale”. Adesso analizza i conflitti interni di questi ultimi mesi e le prospettive del partito guidato da Matteo Renzi: «La scissione c’è già nei fatti, solo nel modo più spurio e improduttivo. Ma questo equivoco va sciolto»

Che cosa sta succedendo nel Pd? È in corso una mutazione genetica o è un replay della lotta tra correnti a cui abbiamo assistito tante volte in passato?

«Non è la solita lotta, come ne abbiamo già viste, tra correnti che corrispondono ognuna a una storia e a una tradizione comune. Oggi la situazione è diversa. C’è una leadership molto forte che fatica a creare intorno a sé un gruppo dirigente autorevole. Renzi ha autorevolezza, gli altri che lo circondano sono gregari. Dall’altra parte ci sono esponenti di una cultura che con questo capo non ha niente a che fare. La differenza è quasi antropologica».

Quanto è profonda questa ferita per il Pd?

«Direi che non si può parlare di partito. C’è una contrapposizione tra il capo e il suo seguito da una parte, e una corrente che non ha nulla a che spartire con loro dall’altra. E sarebbe utile che l’equivoco si sciogliesse presto. Il perdurare di questa situazione danneggia sia il leader che la minoranza, che potrebbe meglio e con più efficacia curare settori della società e dell’opinione pubblica oggi spaesati».

È un’analisi molto dura. Implica che difficilmente il Pd potrà uscire dal guado se non cambiano radicalmente le cose…

«C’è un forte elemento di confusione. Il che non esclude che Renzi riesca con il tempo a costruire un vero partito con dirigenti all’altezza e un radicamento territoriale che oggi manca del tutto. Proprio a questa lacuna dobbiamo i risultati catastrofici alle ultime amministrative in Veneto, in Liguria, e poi a Venezia, Arezzo, Livorno. Il premier deve mettersi in testa che se vuole governare a lungo avrà bisogno di un partito vero e più strutturato di questo».

Sembra di capire che, a suo avviso, l’approdo più probabile se non inevitabile sarà una scissione tra maggioranza renziana e minoranza interna del Pd.

«Sì, ma la scissione già c’è, solo nel modo più spurio e improduttivo per tutti. Vivono da separati in casa. Ma quarant’anni fa c’è stato il referendum per il divorzio: nessuno è più obbligato a convivere se non ci sono i presupposti».

Il Pd in queste condizioni è opera di Renzi o sono venuti al pettine nodi preesistenti?

«Certo, è un contesto che risale a ben prima di Renzi. Il Pd non è mai nato e in questo l’attuale segretario non ha responsabilità. Sono state le vecchie oligarchie ex Dc ed ex Pci a strozzare il fantolino nella culla. E bisogna aggiungere che proprio da questo suicidio nasce l’affermazione di Renzi».

Lei ha espresso critiche sulla nomina del nuovo cda Rai. In questi giorni il ministro della Cultura Franceschini ha nominato 20 direttori di musei, tra cui 7 stranieri, tra le polemiche. Anche su queste scelte ha delle riserve?

«Sulla Rai non ho fatto critiche bensì ragionamenti. Era inevitabile che una leadership come quella di Renzi, fortissima da un lato e debolissima dall’altro perché – come abbiamo detto – non ha creato un suo partito, cerchi di collocare uomini di fiducia nei posti chiave del Paese. Era fisiologico e non capisco di cosa si stupiscano gli avversari».

Per la tornata di nomine nei musei, secondo lei, vale la stessa logica?

«Idem. Alcuni funzionari museali che conosco sono alla pari se non superiori come competenze ai direttori nominati. Ma Renzi ha bisogno di un rinnovamento e di mettere gente sua».

L’approdo della riforma costituzionale al Senato a settembre è considerato il banco di prova per la tenuta del governo. Lei crede che si troverà una quadra all’interno del Pd tra posizioni al momento molto distanti?

«Questo non lo so. Posso dire che il superamento del bicameralismo perfetto è indispensabile ed è ormai una questione vecchia di una generazione e mezzo. Ma il modo in cui sta avvenendo è dilettantesco. Con la cornice di questa legge elettorale il Senato, a cui la riforma attribuisce funzioni ben superiori di quelle della Conferenza Stato-Regioni, dovrebbe essere elettivo. Lo richiederebbe la logica istituzionale. Non lo sarà? Pace, ma diventa un pasticcio ridicolo, una sgrammaticatura».

Non crede però che modificare norme che hanno già avuto una doppia lettura conforme, con equilibri politici così fragili, allungherebbe a dismisura i tempi, con il rischio che finisca tutto nel nulla? Sono dieci anni, da quando è entrato in vigore il Porcellum di Calderoli, che si discuteva di cambiare legge elettorale senza riuscire a farlo.

«In questo ha perfettamente ragione Renzi: Bersani e i suoi predecessori non hanno combinato nulla non in dieci ma in vent’anni. Questa riforma è sempre meglio di ciò che c’era prima: è abborracciata, ma risponde all’esigenza reale di superare il bicameralismo paritario». In sintesi: il Pd è un’incompiuta. Che fine farà? «Non è escluso che Renzi riesca a costruire un partito vero. Ma sarà il Partito di Renzi e non più il Partito Democratico».

41 comments

  1. Sul funerale a Roma, Gabrielli (da Repubblica):

    ” E, riferendosi all’agente che ha comunicato il permesso di lasciare gli arresti domiciliari a tre membri del clan per partecipare ai funerali: “Difficilmente potremo muovere un rilievo disciplinare a quel carabiniere. Magari a qualcun altro di altri ambiti che non ha raccolto l’informazione. Serve un cambio di mentalità – ha aggiunto – Bisogna prima di tutto restringere il novero delle notizie che interessano”.—

    1. Servirà pure un cambio di mentalità, ma credo serva anche un sistema che incentivi, e protegga, chi vorrebbe provare a fare il suo dovere nello spirito del servizio che ha scelto per vocazione (e non per necessità) e non nella lettera di norme burocratiche che servono unicamente a far da alibi a chi al dovere si sottrae e a creare vasti spazi perché il pubblico servitore si “aggiusti” con il mascalzoncello o il grande delinquente di turno.
      Mi sono sempre chiesto, e continuerò a chiedermi, che cosa glielo faccia fare a tanti che hanno scelto di operare nelle forze dell’ordine non per necessità o per mentalità fascistoide ma per la convinzione di servire valori di civile convivenza … chi glielo faccia fare, dicevo, di rischiare la vita o l’incolumità fisica per quattro soldi e con la certezza di essere, alla prima difficoltà, il capro espiatorio del dirigente o politico di turno.

    2. Io di Gabrielli mi ricordo soprattutto una cosa, la denuncia (con relativo precesso) di quelli del “popolo delle carriole” dell’Aquila che si erano permessi di andare a protestare pacificamente a Roma per come veniva (non) fatta la ricostruzione e a denunciare tutto il malaffare che poi è venuto fuori.

      . Forte coi deboli debole coi forti. Potrebbe essere il motto di questa repubblica.

    3. Gabrielli, ennesima foglia di fico che gode di una fama che non merita. Saranno anche stati errori, ma se io lascio l’auto in sosta vietata la multa la pago, non posso dire che non sapevo o non me ne sono accorto.
      Si sprofonda sempre più nel feudalesimo, regole e diriiti son favori da distribuire a piaimento, a partire dal governo sino ad arrivare ai funzionari.
      Il prefetto per pirmo doveva andare a casa, assieme al suo ministro. MA qui, tutto si tiene
      La consolazion è che, inatnto, il PD cala rapidamente, va a sbattere (o a battere….) e ci andrà ancora di più in autunno.
      Laflizione è che non ci faranno votare mai più. tutti sanno la fine che farebbero

  2. OT

    dalle note di Varoufakis al memorandum d’intesa

    …se il governo greco non vuole amputare le braccia dei pensionati, la troika prenderà in considerazione la proposta delle autorità greche che le loro braccia siano risparmiate e invece siano amputate le loro gambe.

              1. Ti regalerò un’altra delle battutone dei tuo amato. Clausola del memorandum con annotazioni in corsivo di Yanis:

                ” Entro settembre 2016 le autorità creeranno un quadro istituzionale di sussidi per gestire, seguire e controllare il GMI [reddito minimo garantito] e altri sussidi. [Quali sussidi? Nel paragrafo è implicito un interessante presupposto, cioè che il GMI sarà finanziato] . Una valutazione dei risultati del piano GMI avrà luogo, con l’obiettivo di un pieno avvio nazionale (impegno chiave) entro la fine del 2016. [Immediatamente dopo i maiali faranno acrobazie aeree sopra l’Acropoli].

        1. Lascia sta, Nam, è anche la sua irragiungibilità che lo rende appetibile, oltre tutto ha una moglie niente male e straricca che fa perfettamente “pendant” col soggetto.

          ….. (beh, ti potresti mettere d’accordo con Lame per un eventuale gioco “a scambio”)

          1. E’ dall’adolescenza che vado prendendo atto, molto lentamente e neghittosamente, che voi ragazze non siete molto diverse da noi garzoncelli quanto a piccole e grandi lussurie, immaginate o reali.
            Per cui lasciami giocare di tanto in tanto a innamorarmi di parole su una tastiera.. L’addome flaccido, l’andropausa (?) e vari altri acciacchi mi rendono praticamente inoffensivo sul piano pratico.

  3. Libano, i luoghi sono diversi ma c’è un filo che unisce…

    «La crisi dei rifiuti», che per altro prosegue da luglio, da quando la principale discarica della capitale era stata chiusa un mese fa e i politici non sono riusciti a concordare un luogo alternativo «è quello che ha fatto traboccare il vaso, ma la storia è molto più grande di questo»: l’ammissione è dello stesso Premier Tammam Salam. Tanto grande che il Libano potrebbe entrare presto nell’elenco degli Stati Falliti, sempre secondo Salaman, il quale, in una conferenza stampa, ieri, ha affermato che a causa dell’incapacità di prendere decisioni, il Governo potrebbe non essere in grado di pagare gli stipendi del mese prossimo e di collocare sul mercato le proprie obbligazioni. Da qui il rischio che il Libano possa formalmente essere dichiarato dalle società di rating come ‘fallito’.

    Ammissioni allarmanti, quelle di Salam, che fanno seguito a due giorni di violenti scontri a Bierut, durante i quali 402 persone sono rimaste feriti nel corso delle proteste denominate ‘YouStink’. Le manifestazioni sono diventate cruente quando, alcuni giovani con il volto coperto, hanno cominciato a tirare bottiglie e pietre contro la Polizia a guardia degli edifici delle istituzioni. Qualcuno, non identificato, ha sparato colpi di pistola mentre altri hanno dato fuoco a veicoli e motociclette. La Polizia ha risposto con cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e barriere per proteggere i palazzi del Governo e del Parlamento. Il movimento organizzatore della protesta, che, secondo alcuni osservatori locali, per alcuni tratti ha cominciato da assomigliare alle Primavere arabe, ha preso le distanze dai violenti, affermando che gli autori delle violenze sono infiltrati stranieri di alcuni partiti politici, non certo membri del movimento ‘YouStink’.
    Un ‘puzzi’, quello dei manifestanti libanesi, che va ben al di là del problema spazzatura, come ammesso dal Premier, è un grido rivolto alla politica libanese, contro la corruzione, la crisi economica e sociale che attanaglia il Paese bloccato dai veti incrociati e dai conflitti religiosi, che dal maggio 2014, quando è scaduto il mandato dell’attuale Premier Michel Suleiman, non riesce eleggere il nuovo Presidente

      1. al di la della drammaticità e dei problemi che sono diversi… il filo che unisce è la mancanza di rappresentatività, di inadeguatezza dei vari parlamenti eletti più o meno democraticamente… pare che la crisi metta in serio pericolo proprio le istituzioni democratiche, il modello che appare del tutto inadatto a fornire risposte… non è una gran bella cosa

        1. Non è la crisi a mettere in pericolo le istituzioni democratiche (per quanto sul Libano forse andrebbe fatto un discorso di oligarchie che controllano il paese).
          È lo svuotamento di contenuto sociale delle istituzioni cosiddette democratiche la causa dell’impossibilità di risolvere la crisi.

        2. Senza andare lontano, l’esempio più recente e drammatico di una rappresentatività “interpretata” (dire ‘tradita’, pare brutto) è proprio quello della Grecia, in cui un referendum popolare ha dato mandato al governo, già democraticamente eletto, di NON sottoscrivere un Memorandum e il governo lo ha puntualmente sottoscritto. Per un senso di responsabilità più elevata, perché con la pistola alla tempia, per calcolo intendendo guadagnare tempo …? su questo si può discutere. Alla fin fine il voto è un assegno in bianco firmato agli eletti. E “il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe assolutamente”. In teoria il potere assoluto in democrazia non esiste. In teoria.

          1. Quando parlo di contenuto sociale, in realtà, non mi riferisco esclusivamente alla crisi di rappresentanza. Penso a qualcosa di più mastodontico di cui anche la crisi della rappresentanza è figlia: l’adesione acritica delle elite politiche ed economiche di moltissimi paesi al dogma neoliberale ha segnato la “fine della politica”. E ha provocato il totale distacco dei parametri tra gente, diciamo così, comune ed elite che amministrano. Quando diciamo che l’economia è in ripresa quindi diciamo soltanto che i ricchi stanno meglio. Perchè la ripresa (vedi il caso Spagna) non significa più lavoro meglio pagato e condizioni generali di vita migliore. Significa solo che gli indicatori a cui fanno riferimento i mercati sono in rialzo.

      1. se è per questo anche Sgarbi a volte; vedi Lame il problema è che oggi fare il filosofo non costa niente, quando (a partire dai Greci , ma anche a est mica scherzavano, ) li inseguivano di città in città con un ascia in mano o torce e fascine, bhè la selezione naturale creava fior di filosofi . Anche se a volte ci azzecca Cacciari andava legato ad un ancora e varato in laguna molti anni fa .

            1. dubbio…siamo riusciti a diventare vecchi perchè pericolosi o siamo pericolosi perchè siamo riusciti a diventare vecchi?

    1. dai suoi adepti vine percepito come tale
      forse perché non sanno distinguere fra “autorevole” e “autoritario”
      anzi no, non frega nulla. è che così hanno la loro “legislatura di celebrità”

Scrivi una risposta a marco Cancella risposta