Destra in piazza, sinistra a casa

segnalato da Barbara G.

di Norma Rangeri – ilmanifesto.it, 08/02/2018

Ad essere sinceri, la campagna elettorale non è entusiasmante né coinvolgente. Semmai, il contrario. Tuttavia qualcosa viene a galla in questi giorni, e risalta più che nel recente passato: è quella parte di Italia razzista, fascista e abusivista. Che viene sostenuta, esaltata, alimentata dal peggiore centrodestra degli ultimi anni. I suoi leader cercano di strappare voti, ma non agli avversari quanto agli alleati di coalizione, per guidare le danze dopo il 4 marzo.

L’appello all’abusivismo del pregiudicato (perché condannato fino in Cassazione per frode fiscale), Silvio Berlusconi, dà il tocco da maestro allo schieramento di un centrodestra che combatte la sua battaglia elettorale purtroppo dettando l’agenda. Questi campioni di un Italia nefasta, violenta, corrotta sono i portabandiera dei peggiori umori e «sentimenti» del belpaese.

I fascisti, o fascistelli, hanno ben rialzato la testa. Da qualche tempo a Ostia e in altri territori dove criminalità, violenza e degrado sociale sono dominanti. Ma i fatti di Macerata dimostrano che anche in situazioni meno marginalizzate, gli xenofobi di Salvini hanno tolto i freni e grufolano dentro la caccia all’immigrato.

Questa destra è la stessa che nei social, nella pancia della società incivile, ispira la persecuzione di una donna di sinistra – Laura Boldrini – diventata il bersaglio di uno stupro mediatico ormai quotidiano. La violenza è totalmente sdoganata sul piano del linguaggio, oltreché, purtroppo su quello della cronaca.

In questa deriva fascistotide è netta l’impressione che manchi una risposta di forte contrasto. Perché se di Macerata il leader a 5 Stelle preferisce «non strumentalizzare», sugli immigrati il governo – e quindi il Pd – non è stato capace di una risposta alta, non difensiva. Certo è che se Renzi dice «aiutiamoli a casa loro » e con il ministro Minniti che mette in pratica la linea del Nazareno, il leader del Pd non sa come distinguersi da Di Maio, Salvini e Berlusconi. E non lo fa nemmeno sulle vicende di Macerata, dove il «fronte democratico» si sfila dalla manifestazione in programma e, a cominciare dal sindaco piddino, obbedisce a Renzi che invita a starsene a casa. (Del resto nulla di nuovo. Ricordiamo quel che accadde con Veltroni ancora sindaco nel 207 prima della campagna elettorale che approderà nel 2008 con l’elezione della destra di Alemanno. Una donna fu uccisa da un rumeno e il governò varò un decreto ad hoc, incostituzionale, contro gli immigrati rumeni).

In questa situazione i 5Stelle stanno alla finestra, convinti di essere i vincitori morali della campagna elettorale se si confermeranno il primo partito. E se riusciranno a prendere una parte dei voti in libera uscita che, stando ai sondaggi, potrebbero essere proprio quelli del Pd. Sono diventati europeisti (una giravolta sorprendente), sull’immigrazione dicono le stesse cose di Minniti, e martellano sul reddito garantito.

Come risulta evidente, lo spazio per una campagna elettorale di sinistra, capace di battere un colpo e farsi sentire su temi che non siano la sicurezza, è ridotto. Se non era per i braccialetti di Amazon, il tema del lavoro non avrebbe bucato lo schermo negli ultimi giorni. Noi non siano la Germania, ma non sempre questo significa che sappiamo fare meglio. Il contratto dei metalmeccanici potrebbe essere un ottimo spunto per parlare di salario e orario di lavoro, della condizione sociale drammatica della disoccupazione, delle nuove povertà che hanno la brutta faccia della diseguaglianza.

Ma intanto l’Italia canta. Mancano nemmeno quattro settimane al voto e va in onda Sanremo che raccoglie il 52% dell’audience. In buona parte merito del ciclonico Fiorello che ha messo in scena il giochino del voto. Per chi votate?, ha chiesto alla platea il recordman di ascolti. Poi ha nominato il Pd, il centrodestra, i 5Stelle e «liberi e belli», ha detto scherzando con il pubblico. Una battuta per dire che nella cabina elettorale c’è un po’ di tutto. Grasso, il cui faccione di bell’uomo tranquillo spicca sui manifesti per strada, questa volta ha azzeccato la risposta: «Grazie Fiorello, vuol dire che oltre che liberi e uguali siamo anche belli». E speriamo che, prima e dopo il 4 marzo, siano anche forti.

88 comments

      1. no (lo seguo anche io), ma ha lasciato che questa fosse la strada ed è arrivato a percorrerla tutta fino ad oggi.
        Come scrive, è stato renziano della prima ora. Una lungimiranza di cui è lecito chiedere conto.
        o no ?

  1. A parole sono tutti bravi. Nei fatti e’ un’altra cosa.

    Immagina che fai un contratto di manutenzione con un idraulico. Quando ti serve non viene, o se viene ti spacca o allaga la casa. Potrebbe anche essere un elettricista ecc.
    Cosa fai, lo richiami perche’ il suo depliant pubblicitario ti sembra convincente?

    Ecco, in Italia va cosi’. Per vent’anni hanno governato gente di presenta sinistra, di centro e di destra – per usare categorie fine ‘700. ma in realta’ si sono rivelati una manica di ladri, spesso mafiosi, spesso razzisti e comuque sempre incompetenti e incapaci.

    Se li richiami per continuare il lavoro, i casi sono 2 : o sei malato, o hai un interesse specifico che questi ritornino (condoni, affari mafiosi ecc.)

    E’ tutto qui. Il M5S candida gente che se ha gia’ fatto un mandato puoi vedere se e’ stata coerente con quello che ha detto (soprattutto in termini di presenze, rimborsi ecc.). Se e’ nuova, puoi vedere il loro CV e confrontarlo con quello degli altri.

    1. Mi giungono voci da una mia amica insegnante, che questa cosa della dsa stia sfuggendo di mano e che proprio chi ha i mezzi finanziari ed elevate aspettive sulle prestazioni scolastiche dei figli, cerca la fuga in queste diagnosi alle minime difficoltà.

      1. ne avevamo già parlato, ricordi?
        lentamente sto pensando… non so se ha a che fare con una più generale ‘patologizzazione’ di disturbi e difficoltà che hanno altre ragioni…

        1. Si ne avevamo parlato, ma credo ci siano due questioni: una è l’eccesso di diagnosi da parte degli esperti, non per cattiva fede, ma per limiti delle metodiche e della difficoltà di fare diagnosi in campi così sfuggenti, l’altra è che chi ha mezzi, possa cercare di aggirare gli ostacoli con diagnosi comodo.

  2. Sono preoccupata: qualunque cosa dica Fassina, sono d’accordo. Ora è riuscito a convincermi sul perchè della gratuità dell’Università.

    1. Come sempre provano a fregarti con il “e allora fai un favore ai ricchi”
      quelli che una volta erano paesi di riferimento (tipo svezia) hanno l’università praticamente gratis e anche gli alloggi per gli studenti fuori sede.
      Tutti si scordano di dire che, con un sistema fiscale funzionante e progressivo, tutti pagano la loro quota parte in maniera equa, senza favori di sorta a nessuno, nè ai ricchi nè ai poveri (e fanculo la flat tax)

      1. Peró vorrei dire una cosa a favore del nostro sistema. Oggi l’università è un po’ cara rispetto agli anni ottanta, ma le quote sono verramente progressive, a meno di truffare sull’iseu.

        1. i due coinquilini di mio figlio sfruttano entrambi le borse di studio per l’università e rimborso (quasi totale nel loro caso) dell’affitto, quindi il sistema funziona (anche se le fasce di reddito per usufruire delle agevolazioni sono veramente basse)
          Non contesto quindi lo stato attuale, ma il concetto che “il servizio vada pagato e migliore è l’università maggiore è il costo” come si sta cercando di fare.
          Le tasse non sono alte è vero, ma, visto il decrescere dei redditi negli ultimi anni, si rischia di far tornare lo studio un discorso da elite.
          non ho sentito fassina, ma di base concordo sul concetto

          1. Il problema dei costi è soprattutto per chi studia fuori sede, ma quelli c’è sempre stato e non è mai stato risolto. Poi c’è la questione del numero chiuso. Mio figlio ora frequenta con profitto, ma se avessero dovuto ammetterlo sulla base del test che poi il tar ha annullato, non so se ce l’avrebbe fatta, oppure se avessero fatto la selezione in base al voto di maturità o di scuola di provenienza.

            1. il test è un bel problema in alcune facoltà
              il mio è entrato alla triennale con il famoso “scivolo”, con giornate di attesa e nervi a fior di pelle, per la magistrale è entrato tranquillo.

              in generale sono contrario al numero chiuso

              1. Vogliono fare “l’americani”, scordando che lì è quasi tutto privato e qui l’università sta in piedi con le nostre tasse. Ho sentito il sindaco di Milano che sbroccava contro la sentenza che imponeva alle università di duplicare in italiano i corsi erogati in inglese. Ora, io pago le tasse per avere un servizio qui in Italia, non per scalare le classifiche e attirare a studiare qui gente che non riesce a studiare altrove per i costi elevati. Possono pure venire, per carità, ma almeno si prendano la briga d’imparare l’italiano. Che poi ha senso studiare in un paese straniero se se ne apprende la cultura. Poi qualche corso in altre lingue ci puó stare, ma in altre, non solo in inglese. Questo inglese globale alla apple, alla amazon, immemore di una cultura, quellq anglosassone, fatta di letteratura, tradizioni, filosofia etc, cancella il nostro e altri passati, subordina, senza darci nulla, se non rendeci comodi esecutori di volontà altrui.

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